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L’egemonia del Partito Democratico: sondaggi lo danno al 43,4%

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Il PD corre da solo, col M5S e Forza Italia che non riescono a stargli dietro. Con i sondaggi di oggi dell’istituto Ixé, torniamo a vedere le preferenze degli italiani sui singoli partiti.

Mentre il processo per le riforme va avanti, il PD continua a riscuotere i favori dell’elettorato. Nelle ultime settimane, i piccoli successi ottenuti da Matteo Renzi come Presidente del Consiglio hanno messo in buona luce l’intero partito. Sembrano ormai lontani i tempi di quel 25,43% che mise in crisi la leadership di Bersani mettendo a rischio l’integrità dell’intero partito.

Durante questa settimana, il giovane premier ha dato inizio ai lavori del semestre italiano in Europa e ha continuato a incontrare gli alleati per definire le prossime manovre dell’esecutivo: la possibile apertura ad emendamenti sulla legge elettorale, presentare la nuova disciplina per le intercettazioni e il piano per portare la banda larga su tutto il territorio italiano. Se mantenesse appieno i propri impegni, gli avversari politici si troverebbero in netta difficoltà e il successo di Renzi diverrebbe indiscusso.

Il Movimento 5 Stelle sembra invece perdere sempre più consensi: dalle elezioni del 2013 alle ultime rilevazioni ha perso ben sei punti percentuali, confermando il trend negativo registrato dalle europee. Il cambio di rotta dei 5 stelle verso il dialogo col Governo non sta riscuotendo il successo sperato e i contrasti interni dovuti all’emersione di nuovi soggetti di riferimento per il Movimento non stanno giovando alla sua immagine. Malgrado il passo indietro di Grillo e le risposte date sul suo blog alle domande di Renzi, i suoi parlamentari non riescono ad attirare in maniera significativa l’attenzione mediatica e del Governo.

Il fatto stesso che Renzi questa settimana non abbia voluto incontrare i loro rappresentanti, evidenzia come il loro ruolo non venga ritenuto poi così vitale nel percorso riformatore in atto. Rimanere esclusi da questo processo potrebbe portare il Movimento a rimanere completamente isolato rispetto agli altri partiti, più di quanto non lo sia già stato in passato. Viste la battaglia portate avanti per le preferenze nell’Italicum e le iniziative sulle altre riforme, il M5S non può certo permettersi che questa eventualità si verifichi.

Per quanto riguarda il centro-destra, a livello aggregato non ha subito grosse variazioni rispetto al 2013, guadagnando poche preferenze alle europee 2014 ma perdendone altrettante nell’ultima rilevazione. Quella che è fortemente cambiata è la disposizione di queste preferenze fra i partiti che compongo lo schieramento politico: se Forza Italia e Ncd, che correvano insieme alle scorse politiche, all’ora presero il 21,6%, ad oggi insieme raggiungono a malapena il 18% (e ricordiamo che il Ncd attualmente appoggia il Governo, mentre FI è formalmente all’opposizione); guardando all’interno della coalizione, a guadagnarci è invece la Lega Nord, che dal 4,1% del 2013, ha avuto una crescita continua fino al 7,8% di oggi; tutti gli altri piccoli partiti hanno al contrario registrato un andamento negativo rispetto alle ultime elezioni a cui hanno partecipato, che siano esse politiche o europee.

Lo spostamento di preferenze verso il centro-sinistra portato dall’effetto Renzi ha fortemente penalizzato i partiti più grandi, favorendo l’emersione della Lega e lo sprofondamento di quelli più piccoli. Bisogna inoltre notare che anche se tutte le forze di centro-destra mettessero da pare i dissapori e si coalizzassero contro il PD di Matteo Renzi, con il loro 29,3% riuscirebbero solo a vedere da lontano il 43,4% con cui il partito dell’ex-sindaco di Firenze domina sulle preferenze degli italiani.

Immagini| Agorà

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