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E3 2016: un’analisi delle conferenze a freddo

e3 2016 analisi
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Le conferenze stampa dell’E3 2016 non hanno certo lasciato gli appassionati a bocca asciutta, fornendo materiale a sufficienza per alimentare le attese nei prossimi mesi. Eppure, mettendo un attimo da parte i facili entusiasmi e l’hype da fan dei videogiochi, sorge spontanea una riflessione.

Andando a leggere l’elenco dei titoli presentati, infatti, si nota una grande maggioranza di seguiti, reboot e spin-off di giochi già affermati e solo qualche vera nuova IP.

E3 2016 analisi

Vediamo in dettaglio. Bethesda ha annunciato Prey, reboot del titolo di cui si aspettava da tempo un sequel, Dishonored 2 e Quake Champions. Ubisoft ha puntato moltissimo su Watch Dogs 2, altro sequel di un gioco che, ad essere onesti, ha deluso le aspettative di molti: basterà il cambio di città e protagonista a dare al titolo un posto nella storia videoludica? EA ha presentato l’immancabile FIFA 17, provando a dare una parvenza di novità con la modalità storia, Battlefield 1, che a dispetto della numerazione è l’ennesimo titolo della serie, Titanfall 2 e Mass Effect: Andromeda, altri sequel.

Passando a Microsoft troviamo Halo Wars 2, Final Fantasy XV, State of Decay 2, Dead Rising 4, Forza Horizon 3, numeri che parlano da soli. Persino la conferenza Sony ha portato titoli ormai ben noti, come God of War (a cui il 4 è sottinteso), Resident Evil 7, Spiderman, Call of Duty: Infinite Warfare (no comment) e addirittura Crash Bandicoot (con rispetto parlando per ciò che rappresenta). Chiudiamo con Nintendo, che ci ha evitato Mario Bros elevato alla n, ma ha in compenso ripiegato su The Legend of Zelda: Breath of The Wild.

Tra le nuove IP non sembra esserci nulla di tanto forte da farci saltare sulle poltrone (fatta eccezione forse per Scalebound, esclusiva Xbox One, ma è presto per sbilanciarsi). Ubisoft propone Steep, un open-world dedicato agli sport invernali la cui idea sembra innovativa, ma forse riservata a un pubblico “di nicchia”.

Days Gone, al di là della presentazione suggestiva, sembra qualcosa di già visto e pronto forse a divertire, ma a lasciare il tempo che troverà. Il titolo della Quantic Dreams, Detroit: Become Human, potrebbe essere, a livello di gameplay, qualcosa di molto simile a Heavy Rain e Beyond: Two Souls e quindi ancora poco stimolante a livello di novità nel gameplay (ma di certo appetitoso per trama e narrazione). The Last Guardian, pur non essendo ufficialmente un sequel, fa l’occhiolino a ICO e Shadow of the Colossus.

E sullo stuzzicante lavoro di Hideo Kojima, con il surreale teaser di Death Stranding, poco si può dire, quindi sarà probabilmente argomento del prossimo E3.

Hideo Kojima

Le vere novità si registrano, piuttosto, a livello hardware, soprattutto in casa Microsoft, con le nuove console slim, One S e Project Scorpio. Sony ha puntato invece moltissimo sull’accessorio per realtà virtuale VR, in uscita ad ottobre con un corredo di 50 titoli, tra cui manco a dirlo si annoverano altri sequel/spin-off, come Batman Arkham VR e Star Wars Battlefront: X-Wing Missions.

L’impressione, insomma, è quella di un E3 ricco, ma che guarda più al passato che al futuro, più nostalgico che innovativo. Sebbene nel cuore dei videogiocatori di lunga data certi ritorni siano fonte di emozioni forti, sarebbe stato bello trovarci di fronte a qualche presentazione storica, più coraggiosa.

Nel 2016 abbiamo visto finire le avventure di Nathan Drake con Uncharted 4 e dello strigo Geralt con l’espansione Blood and Wine per The Witcher 3: entrambi sono nella storia dei videogiochi insieme a Lara Croft, Super Mario, Zelda e lo stesso Crash. Ma quando riusciremo ad avere un “ricambio generazionale”, a scoprire il nuovo eroe videoludico capace di assurgere a simbolo di una generazione di console, e non solo?

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