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Donne che hanno fatto la storia dello sport

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Nello sport c’è chiaramente un problema di genere. Già le Olimpiadi greche escludevano le donne, a cui invece erano destinati i Giochi Erei, di cui molti di voi non hanno mai sentito parlare e questo la dice lunga sulla loro importanza. Anche quando Pierre de Coubertin ideò le Olimpiadi moderne pensò a competizioni solo maschili, e le donne poterono correre la prima maratona solo nel 1973. Eppure, nonostante i pochi spazi concessi loro, molte donne nella storia dello sport ci hanno fatto non solo emozionare ma anche riflettere su corpi, diseguaglianze, stereotipi. Conosciamone alcune.

1. Charlotte Cooper e Margaret Abbot

Charlotte Cooper | Foto: Wikipedia

Partiamo dall’inizio. Londra, 1900. Sono le primi Olimpiadi a cui le donne hanno diritto di partecipare: l’inglese Charlotte Cooper e la statunitense Margaret Abbot sono le prime donne a vincere una medaglia d’oro nel tennis e nel golf, due sport molto maschili.

Charlotte Reinagle Cooper, soprannominata “Chattie”, nata nel 1870 a Ealing, nei sobborghi di Londra, è stata una delle prime tenniste al mondo. A 25 anni Cooper debutta a Wimbledon e nel 1895 vince il primo di cinque titoli. Nel 1900 partecipa alle Olimpiadi di Parigi: sono le prime della storia a cui possono prendere parte anche le donne, e saranno in 22 a gareggiare. Tra le poche discipline che vengono aperte al sesso femminile c’è il tennis. Cooper vince la prima competizione femminile olimpica della storia di questo sport, conquistando anche il primo posto nel torneo di doppio misto con Reginald Doherty.

Donna di grande tenacia, è celebre anche per aver sfidato i canoni di genere dell’epoca in cui viveva e per aver conseguito grandi successi sportivi nonostante la partecipazione femminile al mondo dello sport fosse in quegli anni molto osteggiata. Anticonformista anche nella vita privata, Cooper si sposa molto tardi per l’epoca, all’età di 31 anni e, oltretutto, suo marito è di sei anni più giovane, il tennista Alfred Sterry.

Dopo sei anni di distacco dalla carriera sportiva per dedicarsi alla famiglia, a 37 anni Cooper torna a competere e vince nel 1908 per la quinta volta il torneo di Wimbledon: è ancora oggi la tennista di età più avanzata ad aver vinto il torneo. Gioca a tennis fino ad oltre 50 anni e muore a 96 anni nel 1966.

Margaret Abbott, detta Peggy, è stata una giocatrice di golf, prima donna nordamericana a vincere una competizione alle Olimpiadi. Nata nel 1878 a Calcutta, in una famiglia dell’alta società, si trasferisce con la famiglia a Boston in età infantile.

Alcuni conoscenti della madre notano il suo talento per il golf e ne supportano la partecipazione ad alcuni tornei locali. Vince di frequente, ma il golf non diventerà mai centrale nella sua vita: all’epoca questo sport per le donne era concepito più come svago mondano che non come una disciplina vera e propria.

Cresce studiando arte e partecipando alla vita dell’alta società, fino a ché nel 1900 si iscrive alle Olimpiadi di Parigi insieme alla madre, anche lei giocatrice di golf. Al torneo, disputato a nove buche, la figlia arriva prima, con 47 colpi, e la madre ultima, con 65 colpi. Nessuna delle due appare tuttavia consapevole dell’aura olimpica che avvolgeva il torneo: Margaret non riceve nessuna medaglia – ai tempi non si usava ancora – e gli storici hanno ricostruito solo dopo la sua morte gli eventi e le competizioni di Parigi 1900.

Decenni più tardi, quindi, Margaret Abbott viene indicata nelle ricostruzioni storiche come la prima vincitrice olimpionica statunitense. Abbott muore nel 1955, senza sapere di essere stata la prima campionessa olimpica del suo paese, ed essere così entrata tra le donne nella storia dello sport.

2. Ondina Valla

Ondina Valla | @fidal.it

In Italia dobbiamo aspettare qualche anno in più per avere una medaglia, precisamente il 1936, quando Ondina Valla trionfa negli 80 metri ad ostacoli alle Olimpiadi di Berlino.

Nata nel 1916 a Bologna con il nome di Trebisonda, in onore della città turca ritenuta di grande bellezza dal padre, Valla mostra da giovanissima le sue abilità nell’atletica leggera. Fin dai campionati studenteschi di Bologna la sua più grande rivale è Claudia Testoni, con la quale gareggerà anche alle Olimpiadi del 1936 e, al tempo stesso, stringerà una forte amicizia.

A 14 anni, Valla diventa campionessa italiana assoluta, specializzata nella velocità e nella corsa agli ostacoli, e viene inserita nella Nazionale. Consegue diverse vittorie, diventando un esempio di “sana e robusta gioventù nazionale” per il regime fascista, mentre tutte le altre donne italiche potevano continuare a fare figli e preparare da mangiare, possibilmente in tempi diversi.

Nel 1932 viene convocata ai giochi olimpici di Los Angeles, ma il Vaticano si oppone all’idea giudicata sconveniente che una donna così giovane, all’epoca sedicenne, possa affrontare un lungo viaggio in compagnia di soli uomini. Valla deve quindi rinunciare alla gara.

Ma nel 1936 ha la sua rivincita: alle Olimpiadi di Berlino gareggia negli 80 metri a ostacoli e vince la prima medaglia d’oro italiana in una competizione femminile, battendo il record mondiale. Alla gara è presente anche Claudia Testoni, amica e rivale di sempre.

Dopo le Olimpiadi, la popolarità di Valla esplode ed è in questo periodo che inizia ad essere soprannominata dai giornalisti sportivi “Ondina”, in seguito ad un errore in un articolo. Con il fascismo, la partecipazione femminile alle competizioni sportive comincia a essere maggiormente accettata perché il regime si serviva di questi eventi per la propaganda e l’esaltazione patriottica.

Ondina Valla continua la sua carriera sportiva dimostrando grande versatilità: nel 1937 stabilisce il record nazionale del salto in alto, con 1,56 metri. Valla continua a gareggiare fino agli anni quaranta, conseguendo vittorie anche in altre discipline, come il getto del peso e il lancio del disco.

Abbandona la carriera sportiva solo dopo essersi sposata negli anni cinquanta e muore a novant’anni, nel 2006. Ondina Valla è rimasta fino al 2004 la più giovane atleta italiana a vincere un oro olimpico, e certamente tra le donne nella storia dello sport, in Italia e non solo.

3. Fanny Blankers-Koen

Fanny Blankers-Koen vince i 200 metri ai campionati nazionali di atletica leggera, 3 agosto 1947 | Foto: IISG

Restando sul tema di nomignoli idioti dati da giornalisti (maschi), Fanny Blankers-Koen venne ribattezzata “la mammina volante” dopo aver vinto quattro medaglie d’oro alle Olimpiadi di Londra del 1948, cosa che non sorprese tanto quanto il fatto che avesse avuto già due gravidanze.

Nata nel 1918 a Baarn, nei Paesi Bassi, Francina Elsje Blankers-Koen, detta Fanny, dimostra fin dall’infanzia versatilità negli sport, praticando nuoto, tennis, pattinaggio e ginnastica. Ben presto decide però di concentrarsi nell’atletica leggera.

La sua prima competizione avviene all’età di 17 anni, quando stabilisce il record nazionale olandese degli 800 metri. L’anno dopo viene convocata per partecipare alle Olimpiadi di Berlino, ma non arriva al podio.

La sua carriera è lenta ma costante. Nel 1938 stabilisce il record mondiale sulle 100 iarde e comincia a vincere le sue prime medaglie ai campionati internazionali, con un bronzo nel 100 e 200 metri ai campionati europei di atletica leggera a Vienna. Nel 1940 erano previste le Olimpiadi a Helsinki, ma lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale determina l’annullamento dell’evento.

Nonostante fosse sconcertante per l’epoca, poco dopo il parto del suo primo figlio nel 1941, Fanny riprende gli allenamenti in vista delle competizioni. Ed è proprio allora che la sua carriera sportiva ha un’impennata. Negli anni della guerra Fanny Blankers-Koen stabilisce sei record mondiali, tra i quali gli 80 metri a ostacoli, i 100 metri e il salto in lungo. Nel 1946 partorisce il suo secondo figlio: la stampa internazionale la soprannomina “la mammina volante”.

Le maggiori vittorie dell’atleta avvengono due anni dopo, con le Olimpiadi di Londra del 1948. Solo durante questo evento, Fanny vince ben quattro medaglie d’oro: nei 100 e nei 200 metri, negli 80 metri ostacoli e nella staffetta.

Una volta abbandonata l’attività sportiva, Fanny Blankers-Koen è alla guida della Nazionale olandese degli europei del 1958, fino alle Olimpiadi del 1968. Nel 1999, al galà della Federazione Internazionale di Atletica Leggera, viene dichiarata “Atleta femminile del secolo”, titolo che ne certifica il suo ruolo tra le donne nella storia dello sport. Si spegne nel 2004, per Alzheimer.

4. Nadia Comăneci

Nadia Comăneci alle Olimpiadi di Mosca 1980 | Foto: Wikipedia

Alle Olimpiadi del 1976 una donna, anzi una ragazzina, manda in tilt il sistema di votazione della Omega, che non aveva previsto l’eventualità di dover valutare l’esercizio perfetto. Nadia Comăneci prese 10 dimostrando un controllo del corpo sensazionale.

Nadia Elena Comăneci è stata una delle migliori ginnaste di tutti i tempi, nonché uno dei personaggi più celebri della storia degli sport olimpici. Nata nel 1961 in Romania, a Onesti, una cittadina industriale nei Carpazi, Comăneci inizia a correre e saltare fin da quando ha pochi anni di vita. Viene notata a sei anni nella palestra della scuola elementare dal coach Béla Károlyi, che individua in lei un talento e una naturalezza nei movimenti sbalorditivi.

Nadia Comăneci inizia così ad allenarsi con Károlyi e la sua abilità evolve rapidamente in maniera straordinaria. In pochi mesi è ai campionati nazionali juniores. Nel 1971, a soli dieci anni, entra nella Nazionale di ginnastica, dove si aggiudica due medaglie d’oro. A 13 anni, nel 1975 compete agli Europei: una medaglia d’argento, quattro medaglie d’oro. Questi risultati le portano una tale notorietà che l’agenzia di stampa Associated Press la nomina “Atleta dell’Anno”.

A soli 14 anni, alle Olimpiadi del 1976 di Montréal è tra le favorite. Durante la performance delle parallele asimmetriche, la sua specialità, Comăneci esegue movimenti precisi, rapidi, leggeri. Il pubblico è in estasi e la giuria, per la prima volta nella storia della ginnastica, le dà il massimo punteggio (10). Vince tre medaglie d’oro, una d’argento e una di bronzo, ottenendo altre sei volte un 10 e diventando celebre in tutto il mondo.

Per la ginnasta seguirà un periodo infelice, durante il quale il suo allenatore si allontanerà e la ragazza avrà problemi di droga e depressione, e tenterà il suicidio. In questi anni, il dittatore rumeno Ceaușescu tenterà di approfittare della popolarità di Comăneci per dare lustro al suo regime e ripulirne l’immagine, conferendole la medaglia d’oro di Eroe del Partito Socialista e invitandola a trasferirsi a Bucarest.

Nonostante questi anni turbolenti per la ragazza, Comăneci continua a vincere medaglie e nel 1978 il coach Károlyi torna ad allenarla: sono tre ori e un bronzo agli Europei. Ma il vero trionfo avviene alle Olimpiadi di Mosca del 1980, nel quale la ginnasta si dimostra una delle migliori atlete della storia, riconquistando il podio in una delle discipline più dure e logoranti per il fisico, con un oro nel corpo libero e nella trave e un argento. Entra così a pieno titolo tra le donne nella storia dello sport.

Dopo il suo ritiro a 22 anni, Comăneci allenerà la nazionale rumena e passerà degli anni difficili, durante i quali verrà circuita dal figlio del dittatore rumeno Nico Ceaușescu. Solo nel 1989, l’ex stella mondiale lascerà la Romania per poi ottenere l’asilo politico negli Stati Uniti.

Nel 1996 si sposa con Bart Conner, atleta americano, e si stabilisce in Romania. Attualmente, vive tra il suo paese e l’Oklahoma, dove ha fondato col marito una scuola di ginnastica. È madre di una bambina, attiva promotrice di numerose iniziative benefiche e ambasciatrice dello sport della Romania.

5. Martina Navratilova

Martina Navratilova a Praga nel 2006 | Foto:Michal Pohořelský

Se provate a cercare in internet tutti i tornei vinti nei mille anni di carriera di Martina Navratilova, solo un’unità di misura vi balzerà alla mente: un botto. Un sacco. Insomma, una caterva. Ma la Navratilova non solo ha vinto più volte lei Wimbledon di Federer e Sampras, non solo ha vinto 18 titoli del Grande slam (vi ricordate la festa che abbiamo fatto quando la Pennetta ha vinto gli Us Open? Ebbene, lei ci è riuscita 18 volte) ma è soprattutto stata una delle prime atlete a dichiarare di essere omosessuale.

Nata nel 1956 come Martina Šubertová a Řevnice, nell’attuale Repubblica Ceca, a sei anni prende il cognome del nuovo marito della madre Miroslav Navrátil, che diventa il suo primo insegnante di tennis. Navrátil viene declinato al femminile in Navrátilová.

All’età di 15 anni, Navrátilová vince i campionati nazionali di tennis in Cecoslovacchia e dall’anno successivo entra nel circuito internazionale, iniziando a partecipare ai tornei del Grande Slam. Vince il suo primo titolo di singolare in un torneo del Grande Slam a Wimbledon nel 1978, dove sconfigge la statunitense Chris Evert, che rimarrà la sua più grande rivale a lungo. Lo stesso anno raggiunge il numero uno della classifica mondiale per la prima volta e vince altri dieci tornei.

Dallo stile di gioco molto aggressivo, Martina Navrátilová è mancina ed esegue il rovescio a una mano. Dopo aver ottenuto la Green Card, nel 1981 diventa cittadina statunitense e, poco dopo, decide di rivelare il suo orientamento omosessuale inseguito alla relazione con la scrittrice Rita Mae Brown: è una delle prime stelle dello sport ad annunciare di essere lesbica.

Il periodo di maggior successo della tennista è a metà degli anni ottanta. Nel 1984 diventa campionessa in carica in tutti e quattro i tornei del Grande Slam (Wimbledon, US Open, Australian Open, Roland Garros). Con Wimbledon e gli US Open raggiunge il record di sei vittorie consecutive in tornei del Grande Slam. In questo periodo il predominio di Navrátilová è assoluto: vince a quasi tutte le competizioni a cui prende parte.

Dopo la rivale Chris Evert, la nuova minaccia per Navrátilová è costituita da Steffi Graf, che sale alla ribalta nel 1987 vincendo l’Open di Francia e conquistando il vertice del ranking mondiale. Nel 1994 Navrátilová annuncia il suo ritiro dal tennis, ma dal 2000 torna a giocare nei tornei di doppio e tre anni dopo vince il doppio misto agli Australian Open e a Wimbledon, in coppia con Leander Paes, diventando a 46 anni la più anziana vincitrice in un torneo del Grande Slam.

A quasi 50 anni, nel 2006, compete agli US Open in coppia col connazionale Bob Bryan, dando il definitivo addio al tennis con una storica vittoria. Grazie a questo successo, è diventata la persona più anziana a essersi aggiudicata una prova del Grande Slam.

È l’unica al mondo ad aver vinto tutti i tornei del Grande Slam e la WTA Championships, oltre alla Fed Cup. Tra i suoi record detiene, il maggior numero di match disputati e vinti in singolare e quello del maggior numero di titoli vinti sia in singolare che in doppio.

Impegnata in opere di beneficenza a favore degli animali, dei bambini poveri e dei diritti dei gay, nel 2000 viene inserita nella International Tennis Hall Of Fame.

6. Donne nella storia dello sport: Krisztina Egerszegi

Krisztina Egerszegi | Foto: Wikipedia

Krisztina Egerszegi è stata una delle più grandi nuotatrici di sempre. Nata a Budapest nel 1974, comincia a nuotare a quattro anni e all’età di 12 viene presa sotto la propria ala dal tecnico ungherese Laszlo Kiss, famoso per i suoi metodi di allenamento innovativi, che la guiderà lungo l’intera carriera agonistica.

In due anni i progressi sono clamorosi: a 14 anni Egerszegi partecipa già alle sue prime Olimpiadi a Seul nel 1988, dove vince la medaglia d’oro nei 200 metri di dorso. È la più giovane vincitrice di un oro olimpico della storia. Il dorso è la sua specialità, e nelle successive due Olimpiadi a Barcellona (1992) e ad Atlanta (1996) ottiene, tra le altre medaglie, nuovamente l’oro nei 200 metri.

È l’unica nuotatrice, insieme all’australiana Dawn Fraser, a vincere tre ori consecutivi nella stessa specialità (200 metri dorso) ed è ancora oggi l’unica atleta al mondo ad aver totalizzato cinque medaglie d’oro individuali nel nuoto alle Olimpiadi. Krisztina Egerszegi è la nuotatrice in assoluto più vincente delle prime 25 edizioni dei giochi olimpici. Ottiene svariate vittorie anche ai campionati europei e ai Mondiali. Tra queste, nel 1991, ai Mondiali di Perth conquista i titoli individuali nei 100 e nei 200 metri di dorso.

Dopo il suo ritiro dall’attività sportiva, nel 2001 è insignita dell’ordine olimpico, onorificenza che viene consegnata a chi si è largamente distinto nello sport e ha contribuito in maniera decisiva allo sviluppo delle Olimpiadi. Nello stesso anno, viene inserita anche nella International Swimming Hall of Fame e, successivamente, entra a far parte del Comitato Olimpico Internazionale (CIO).

7. Lindsey Vonn

Lindsey Vonn alza una delle sue numerose Coppe del Mondo | Foto: US Ski Team

Nata nel 1984 a Saint Paul, nel Minnesota, Lindsey Caroline Vonn (Kildow di nascita) è stata la sciatrice più vincente della storia dello sci alpino. Si appassiona da bambina agli sci, dopo che la famiglia decide di trasferirsi a Vail, famosa stazione sciistica del Colorado. Partecipa a diverse competizioni fin da piccola, conquistando per la prima volta il podio nello slalom di Mont-Tremblant nel 1999.

Nei primi anni duemila Lindsey inizia a prendere parte a importanti competizioni internazionali, ed entra stabilmente nel gruppo di sciatrici convocate alla Coppa del Mondo. Nel 2002, a 17 anni, gareggia alle Olimpiadi Invernali di Salt Lake City.

Nel 2004, poco dopo il suo ventesimo compleanno, vince per la prima volta in Coppa del Mondo sulle piste di casa, nella discesa di Lake Louise. Solo tre anni dopo, conquista due medaglie d’argento ai Mondiali del 2007 e la Coppa del Mondo nella discesa libera.

Ma la sua ascesa non termina affatto qui. A partire dal settembre 2007, dopo il matrimonio con l’ex sciatore Thomas Vonn, si iscrive alle gare come Lindsey Vonn, prendendo il suo cognome. Iniziano proprio adesso i successi più importanti della sciatrice: nel 2008 si aggiudica sei vittorie alla Coppa del Mondo, nel 2009 vince due ori ai Mondiali in Val-d’Isère. E nello stesso periodo diventa anche la statunitense con più vittorie in Coppa del Mondo, grazie al suo diciannovesimo successo in carriera conquistato a Tarvisio nel supergigante.

Nel 2010 Vonn prende parte alle Olimpiadi Invernali di Vancouver, ottenendo l’oro in discesa e il bronzo in supergigante; poche settimane dopo fa sua la terza Coppa del Mondo davanti alla tedesca Maria Riesch. Le vittorie continuano, mentre il suo matrimonio finisce nel 2011, ma la sciatrice decide di mantenere il cognome del marito e nel 2012 vince nuovamente la Coppa del Mondo generale.

È l’atleta ad aver vinto di più nella storia dello sci, nonostante una lunga serie di infortuni da cui ha sempre saputo rialzarsi. Nel 2019 all’età di 35 anni conquista la sua ultima medaglia ai Campionato Mondiali e si ritira dallo sport.

8. Federica Pellegrini

Federica Pellegrini ai mondiali di Roma 2009 | Foto: Michiel Jelijs

Federica Pellegrini, soprannominata “la Divina”, è la più grande nuotatrice italiana della storia e l’unica al mondo ad aver vinto otto medaglie consecutive in altrettante edizioni dei campionati mondiali.

Nata nel 1988 a Mirano, in provincia di Venezia, Pellegrini a sei anni inizia a nuotare e consegue i primi successi nelle competizioni sotto la guida del coach Massimiliano di Mito a Mestre, che seguirà la sua carriera fino al 2006. Dopo aver preso parte alle prime gare internazionali, a 16 anni viene inserita nella squadra delle Olimpiadi di Atene del 2004, dove vince una medaglia d’argento nei 200 metri stile libero. Si tratta del ritorno sul podio olimpico di una nuotatrice italiana, ben 32 anni dopo Novella Calligaris. Pellegrini è anche la più giovane atleta italiana a salire su un podio olimpico individuale.

Coi Mondiali di Melbourne nel 2007 stabilisce il record italiano nei 400 stile libero. Da qui la carriera della nuotatrice accelera: alle Olimpiadi di Pechino (2008) vince la medaglia d’oro nei 200 stile libero e stabilisce il primato di 1’54’’82, che l’anno successivo supererà ai Mondiali di Roma fissando quello che è ancora adesso il record mondiale di 1’52’’98. Ma sono ben 11 i record del mondo infranti da Federica Pellegrini durante la sua carriera. Tra questi, quello dei 400 metri in stile libero: ai Mondiali di Roma nel 2009, è la prima donna nella storia a nuotare questa distanza in meno di 4 minuti (3’59’’15).

A Kazan, nel 2015, Pellegrini vince un argento nella sua disciplina prediletta, i 200 metri in stile libero: è il sesto Mondiale consecutivo in cui sale sul podio ed è la prima nuotatrice al mondo a raggiungere un tale obiettivo. Ma l’impresa non finisce qui, dato che rientra tra le prime tre classificate anche ai Mondiali di Budapest (2107) e di Gwanju (2019), per l’ottava volta di fila, entrando tra le donne nella storia dello sport. Agli Europei di Budapest del 2021 vince 5 medaglie. Si ritira dopo le Olimpiadi di Tokyo dell’estate 2021 e i campionati italiani di novembre 2021.

Federica Pellegrini è attiva anche nel sociale, è testimonial dell’Associazione Donatori del Midollo Osseo (ADMO) e ambasciatrice nei progetti che coinvolgono tematiche legati ai disturbi alimentari. Per i suoi successi ai giochi olimpici, è stata insignita dei titoli di Ufficiale e successivamente di Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.

9. Donne nella storia dello sport: Serena Williams

Serena Williams agli US Open 2013 | Foto: Boss Tweed

Serena Williams, soprannominata “The Queen”, è considerata una delle migliori tenniste di tutti i tempi. Nata nel 1981 a Saginaw, in Michigan, Williams viene allenata dal padre Richard alla
carriera da tennista fin dall’età di tre anni insieme alla sorella Venus, anche lei campionessa di tennis.

A 16 anni entra nel circuito professionistico e partecipa all’Indian Wells Masters, uno dei maggiori tornei di tennis degli Stati Uniti. Agli inizi della carriera, il suo punto forte è il doppio: nello stesso anno gareggia infatti con la sorella Venus Williams, riuscendo a raggiungere le finali del torneo Indian Wells, degli U.S. Open e vincendo a Oklahoma City e Zurigo.

Le prime vittorie di Serena Williams come tennista singola iniziano nel 1999, con il Torneo di Parigi, il torneo di Los Angeles, gli U.S. Open e il Grand Slam Cup. La scalata prosegue fino ad arrivare al 2002: a 21 anni Serena Williams diventa la numero uno al mondo nel ranking Women’s Tennis Association (WTA).

Gli anni successivi sono molto altalenanti. Alle vittorie agli Australian Open del 2005, 2007 e 2009, si alternano periodi poco soddisfacenti e il peggior anno della sua carriera, nel 2006, quando esce dal ranking delle prime cento tenniste al mondo.

Dopo un paio d’anni di pausa dall’attività sportiva per via di un infortunio al piede, nel 2012 il nuovo coach Patrick Mouratouglu si rivela un trampolino per la ripresa della carriera di Serena Williams, che riesce a vincere prima Wimbledon e poi lo U.S. Open.

Tra le vittorie più recenti, nel 2015 sconfigge Marija Šarapova agli Australian Open, e nel 2017 si batte con la sorella Venus nella stessa competizione, superando il record di 22 Grand Slam vinti. Serena Williams ha infatti vinto per ben 23 volte i quattro tornei di tennis più importanti al mondo – Wimbledon, Australian Open, Roland Garros e U.S. Open – chiamati appunti “Tornei del Grande Slam”, più di qualsiasi uomo (Nadal è a 22), e seconda solo a Margaret Court, che ne ha vinti 24.

Insieme a Steffi Graf, detiene inoltre il record di settimane consecutive in testa alla classifica del Women’s Tennis Association (186), accumulate tra il 18 febbraio 2013 ed il 12 settembre 2016. Dopo la gravidanza nel 2017, la sua lunghissima carriera sembra non essere ancora finita. Arriva quattro volte in finale agli Slam, senza però riuscire a vincere il titolo numero 24. Nel 2022, all’età di 41 anni, si ritira travolta dall’affetto dei tifosi dopo aver perso al terzo turno degli Us Open.

10. Simone Biles

Simone Biles a Rio de Janeiro 2016 | Foto: Agência Brasil Fotografias

Simone Arianne Biles è attualmente la migliore ginnasta al mondo, nonché una delle migliori di tutti i tempi. Nata nel 1997 a Columbus, in Ohio, viene cresciuta in un orfanotrofio e a sei anni viene adottata dal nonno materno in Texas. Da allora, comincia ad allenarsi nella ginnastica artistica, dimostrando fin da subito un grande talento. Presto viene scoperta dall’allenatrice Aimée Boorman, che forgia l’atleta nel fisico, nella tecnica e nella determinazione.

Nel 2010 Simone Biles esordisce ai Campionati Nazionali juniores, giungendo terza al volteggio e prima al corpo libero. Si qualifica per diverse competizioni statunitensi, distinguendosi gradualmente in tutte e quattro le specialità della ginnastica artistica.

A sedici anni entra nella categoria senior e viene selezionata nella squadra statunitense inviata ai Mondiali di Anversa (2013). Vince l’oro nel concorso individuale e nel corpo libero, oltre a un argento nel volteggio e a un bronzo nella trave. È ad Anversa che la ginnasta introduce l’esercizio che prenderà il suo nome, diventando noto come “The Biles”: un doppio salto mortale con mezzo avvitamento in aria.

Le prime Olimpiadi a cui prende parte sono quelle di Rio de Janeiro nel 2016, nelle quali Biles compete in tutti e quattro gli attrezzi. Vince ben quattro medaglie d’oro: nella squadra, nell’individuale, nel volteggio e nel corpo libero. In molti l’hanno definita la migliore ginnasta di sempre e viene spesso paragonata a Nadia Comăneci, considerata prima di Biles l’atleta più formidabile nella storia di questa disciplina.

In seguito ai successi ottenuti, Biles ha costruito insieme alla sua famiglia un’enorme palestra, il World Champions Centre, nella quale si allena sotto la guida di Aimée Boorman, che la segue da sempre: soltanto il riscaldamento prevede che si arrampichi su una fune di sei metri in cinque secondi.

È la prima ginnasta nella storia ad aver vinto cinque titoli mondiali nel concorso individuale (Anversa 2013, Nanning 2014, Glasgow 2015, Doha 2018 e Stoccarda 2019). E, con 19 medaglie d’oro, è la ginnasta ad aver vinto più titoli mondiali in assoluto.

A maggio 2021, agli US Classic di Indianapolis, la pluricampionessa ha eseguito un salto mai realizzato da una donna prima della sua performance, cioè un Yurchenko-doppio carpio, tipico del settore maschile.

Alle Olimpiadi di Tokyo 2021 tutti si aspettavano di vederla vincere altri cinque, forse sei ori. Invece è tornata a casa con un bronzo nell’unica gara individuale a cui ha deciso di partecipare, dopo essersi ritirata dalle altre per prendersi cura della sua salute mentale, fortemente compromessa dallo stress accumulato. Anche per questo, forse, per questo coraggio di mettere davanti la persona all’atleta, verrà ricordata come la più grande di sempre.

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