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Europei 2016: il ballo delle debuttanti

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@uefa.com

L’ampliamento della fase finale del campionato europeo a 24 squadre è la principale novità dell’imminente torneo in terra francese. Un atto dovuto e necessario per un continente che ha espresso le ultime tre nazionali vincitrici del mondiale e che ha visto la crescita calcistica di svariati paesi.

Il maggior numero di posti ha consentito la qualificazione di squadre che non si erano mai affacciate alla fase finale e il ritorno di altre da molto tempo ai margini. Sono cinque le debuttanti: Islanda, Albania, Galles, Slovacchia e Irlanda del Nord, nell’ordine di attesa e interesse che stanno suscitando.

La formula, già utilizzata nelle edizioni 1986, 1990 e 1994 della Coppa del Mondo, potrebbe pure agevolarne il passaggio del turno, in quanto la fase eliminatoria ne metterà fuori soltanto 8: le ultime classificate dei sei gironi e le due peggiori terze.

Nessuna di queste nazionali, comunque, ha avuto bisogno di regali, ma hanno tutte conquistato con merito l’accesso agli Europei. Basti pensare che l’Olanda, la grande assente, ha perso due volte proprio con l’Islanda.

Ma vediamole nel dettaglio.

Debuttanti Europei 2016: Islanda

@facebook.com/footballiceland

Tra le “nuove”, l’Islanda è quella accompagnata dal maggior hype. Con il rischio che tutta questa attenzione possa essere controproducente e un insuccesso offuscare il valore della squadra e gli enormi progressi compiuti.

La favola del Leicester, se da un lato è una bella storia, dall’altro potrebbe sortire un effetto preoccupante: la pretesa che da ogni cenerentola ci si aspetti un’impresa. L’Islanda ha zero esperienza in una grande competizione e dovrà sudarsi ogni pallone. Portogallo, Austria e Ungheria le avversarie: la formazione allenata dal 68enne svedese Lagerbäck se la giocherà.

L’ascesa dell’Islanda ha seguito due linee. Una in casa, attraverso un programma statale di sviluppo dello sport come antidoto all’alcolismo che in vent’anni ha permesso la realizzazione di strutture adeguate (il clima è il principale ostacolo alla pratica sportiva, lassù) e la crescita di scuole e settori giovanili. L’altra all’estero, dove giocano tutti i più forti e dove vanno periodicamente a studiare gli allenatori. Ne è uscita fuori una nazione con un’altissima percentuale di praticanti (il 7% dei 320 mila abitanti dell’isola) e tecnici (1 ogni 500).

Il lavoro di Lagerbäck ha fatto il resto per amalgamare un gruppo ancora giovane: un solido e coperto 4-4-2 votato al contropiede e un centrocampo di qualità in cui spiccano Gylfi Sigurdsson dello Swansea, il top player, e Bjarnason del Basilea (ex Pescara), senza dimenticare Hallfredsson dell’Udinese. In attacco ci si affida all’istinto di Finnbogason dell’Augsburg. Tra i centrocampisti offensivi figura Gudjohnsen, il quasi 38enne ex Chelsea e Barcellona che funge da leader e può garantire buoni spezzoni di partita.

@radiogoal24.it

Albania

Venticinque anni fa, nel 1991, decine di migliaia di albanesi sbarcarono in Italia, in fuga da un paese allo sbando. In quel periodo, anno più anno meno, nasceva gran parte degli attuali giocatori dell’Albania, mentre altri erano appena bambini.

Attraverso i fenomeni dell’immigrazione, dell’integrazione e della crescita economica, la nazionale odierna è figlia di quegli anni turbolenti. Non solo: numerosi convocati sono di origine kosovara, nati in Svizzera o nella ex Jugoslavia da famiglie scappate durante la guerra degli anni ’90.

Ciò che li accomuna, come ha confermato più volte il commissario tecnico, l’italiano Gianni De Biasi, è la fame agonistica, la voglia di affermarsi: oggi i migliori giocatori albanesi militano in campionati importanti, Italia compresa, come l’esterno difensivo Hysaj del Napoli, il portiere Berisha e il centrale Cana della Lazio (una sorta di allenatore in campo), Memushai del Pescara. Ben collaudato il 4-1-4-1 di De Biasi, con il compito di finalizzare affidato a Cikalleshi o Balaj, l’attaccante del Rijeka che, nel settembre del 2014, mise k.o. il Portogallo nella prima partita delle qualificazioni.

Assunto cinque anni fa, l’allenatore veneto è stato l’artefice di una totale ricostruzione della squadra, con un ringiovanimento dei ranghi e aprendo le porte ai giocatori nati all’estero. Tra le imprese, la vittoria in amichevole sulla Francia, che ritroverà nel girone insieme a Romania e, ironia della sorte, Svizzera, dove sono nati e vivono diversi elementi dell’Albania. Come Taulant Xhaka, che sfiderà suo fratello rossocrociato Granit. Le aquile non partono favorite, ma metteranno in campo tutto il loro orgoglio.

Debuttanti Europei 2016: Albania

@walesonline.co.uk

Galles

Con la qualificazione a Euro 2016, ottenuta abbastanza agevolmente e superando indenne i due confronti con il Belgio (0-0 a Bruxelles e vittoria per 1-0 a Cardiff), il Galles vuole provare a far parlare un po’ di sé in uno sport che non abbia il pallone ovale.

Finora l’unico acuto calcistico dei dragoni risaliva al 1958, quando al mondiale di Svezia si arresero al Brasile di Pelè nei quarti di finale, partita in cui dovettero fare a meno della loro stella John Charles. Dopo decenni vissuti ai margini dei livelli più alti, nonostante la presenza di gente come Ian Rush negli anni ’80 e soprattutto Ryan Giggs e Mark Hughes tra anni ’90 e 2000, c’è voluto Gareth Bale per far compiere il salto di qualità al Galles allenato da Chris Coleman, oggi al 24° posto del ranking Fifa.

L’attaccante del Real Madrid, fresco campione d’Europa con le merengues e tra i protagonisti della finale-derby di Milano vinta ai rigori sull’Atletico, nonostante qualche guaio fisico si è affermato nel corso degli anni come giocatore totale. Ventisette anni, nato come terzino sinistro ai tempi di Southampton e Tottenham, André Villas-Boas lo trasforma in esterno offensivo. Sul fronte d’attacco può giocare in ogni posizione e fare anche il trequartista, mentre l’incredibile velocità gli consente preziosi recuperi difensivi. Se sta bene, può essere devastante.

Al resto della squadra, composto comunque da giocatori di Premier League, il compito di fargli pesare il meno possibile il suo inevitabile ruolo di primo piano. Suggestivo il match con l’Inghilterra, ma il passaggio del turno dipenderà probabilmente dai confronti con Russia e Slovacchia. Difficile, ma possono farcela.

Debuttanti Europei 2016: Galles

@espncdn.com

Slovacchia

Insieme a Egitto, Nuova Zelanda e Costa Rica, per non parlare di Haiti e Lussemburgo, la Slovacchia è una delle nazionali hanno causato una delle tante, recenti figuracce azzurre.

È ancora vivo il ricordo del mondiale 2010, quando affossò 3-2 i campioni in carica di Lippi nel girone eliminatorio, uscendo poi agli ottavi per mano dell’Olanda futura finalista. Quella è stata l’unica apparizione in una fase finale per la Slovacchia in poco più di vent’anni di storia.

In Europa è al debutto. Gli slovacchi si sono qualificati con il secondo posto in un girone tutto sommato abbordabile e in cui si sono tolti la soddisfazione di battere la Spagna.

Il giocatore più conosciuto è sicuramente Marek Hamsik, capitano del Napoli e miglior marcatore slovacco nelle qualificazioni, ma la rosa da cui può attingere il ct Kozak, che predilige il 4-2-3-1, è piena di elementi di qualità ed esperienza, a partire da Skrtel, l’arcigno centrale nonché bandiera del Liverpool, proseguendo con la diga di centrocampo Kucka-Sabo (o Pecowsky) e con il laterale Weiss, ex pescarese e mattatore dell’Italia sei anni fa. Il ruolo di punta, data l’assenza di Vittek, dovrebbe appartenere a Nemec; a contenderglielo, Duris. In difesa c’è pure il romanista Gyomber. Occhio al giovane talento Duda, tipico trequartista con dribbling e assist nelle vene.

Se l’Inghilterra non tradirà le attese e si assicurerà il primo posto, la Slovacchia dovrebbe giocarsi il passaggio del turno nelle sfide con Galles e Russia, che appaiono alla sua portata.

Debuttanti Europei 2016: Slovacchia

@theguardian

Irlanda del Nord

L’Irlanda del Nord completa il quadro delle formazioni britanniche, tutte presenti in Francia con la sola eccezione della Scozia. La squadra guidata per la prima volta da un c.t. cattolico, Martin O’Neill – sì, sull’isola smeraldo riferire il credo religioso è importante – si è qualificata vincendo un girone non irresistibile: Romania e Ungheria sono state le avversarie più credibili e sono riuscite anch’esse a staccare il biglietto per l’Europeo.

Tra le 24 presenti in Francia, l’Irlanda del Nord è una delle più deboli. Kyle Lafferty, punta ex Palermo oggi di proprietà del Norwich City e reduce da una stagione al Birmingham City, è l’elemento di maggior valore della squadra e l’uomo in grado di segnare di più, nonostante una carriera mai decollata davvero rispetto alle sue potenzialità. Il capitano Steven Davis, centrocampista 31enne del Southampton, e il veterano difensore Gareth McAuley del West Bromwich Albion, 36, sono gli unici che giocano con una certa regolarità ad alti livelli.

Per il resto, O’Neill avrà a disposizione un gruppo di onesti mestieranti militanti in squadre di medio cabotaggio inglesi e scozzesi, non ci sono stelle o talenti di sorta. Il c.t. ha fatto un bel lavoro e il 26° posto nel ranking Fifa lo testimonia.

La storia, in questo caso, conta poco: l’Irlanda del Nord vanta tre partecipazioni alla fase finale di un mondiale, ma in altre epoche (1958, 1982 e 1986). Polonia e Ucraina, avversarie nel girone insieme alla favorita Germania, sembrano più forti. Mai, però, dare per domi i nordirlandesi, che tireranno fuori tutta la grinta di una nazione da sempre alle prese con problemi extra sportivi. Pochi, per ora, parlano dei verdi: potrebbe rivelarsi un vantaggio.

Debuttanti Europei 2016: Irlanda del Nord

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