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Crowdfunding in Italia: come funziona e come sta andando

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Era il 1885 e a New York la conclusione dei lavori per la costruzione della Statua della Libertà era messa a repentaglio dalla carenza di fondi. Per garantire che la statua venisse effettivamente eretta il famoso editore di giornali Joseph Pulitzer promosse una campagna popolare di raccolta fondi che raccolse oltre 100mila dollari, coinvolgendo circa 120mila singoli cittadini-donatori, i quali per la maggior parte diedero meno di un dollaro a testa.

Il crowdfunding in Italia e nel mondo che oggi si realizza grazie al web non è altro che questo: il coinvolgimento di una comunità (una folla, crowd, a livello locale o globale), per raccogliere donazioni o prestiti (funding) a favore di un progetto.

Crowdfunding: come funziona

Nella pratica il meccanismo è molto semplice: una piattaforma online fa da vetrina per i progetti, che vengono caricati dagli ideatori (singole persone o organizzazioni) con foto, video e tutte le informazioni utili per attrarre potenziali donatori. Viene stabilito un obiettivo di raccolta, ovvero il budget del progetto. Gli utenti del web accedono al sito e scelgono che progetto sostenere, anche con importi molto piccoli e con sistemi di pagamento rapidi. Potenzialmente un progetto da 1.000 euro potrebbe essere finanziato da 1.000 donatori diversi.

Generalmente le piattaforme comunicano con trasparenza quante risorse mancano per completare la raccolta su ciascun progetto. Il segreto sta nell’attirare i donatori proponendo i progetti in maniera accattivante e conquistando la loro fiducia. Kapipal, uno dei principali siti di crowdfunding del mondo, ha redatto il Manifesto Kapipalista, composto dai cinque principi base della raccolta fondi, di cui il mio preferito è: “Il tuo capitale dipende dalla fiducia”.

Esistono diversi modelli di crowdfunding, a seconda che si tratti di raccolta di donazioni, micro-prestiti o acquisto di titoli azionari. In generale tutti i modelli sfruttano la rete per promuovere le iniziative ad un pubblico più vasto possibile, al fine di raccogliere un numero elevato di donazioni per progetti di importo spesso molto ridotto. Si tratta quindi di un’operazione alla portata di tutti, considerata anche la facilità con cui oggi si riescono a realizzare contenuti audio-video, fotografie e siti web per promuovere i propri mini-progetti.

Quanti di noi non hanno idee e sogni che per ragioni economiche faticano a realizzare? Cose molto concrete: l’incisione di un disco con i migliori pezzi della propria band; un anno sabbatico di volontariato in Africa; una laurea in psicologia per una passione scoperta tardi… Le piattaforme di crowdfunding in Italia e nel mondo ci permettono di realizzare i nostri progetti con pochi click: una “fabbrica dei sogni” potenzialmente perfetta, che però in Italia fatica a decollare.

Crowdfunding in Italia: i numeri del settore

Una recente ricerca realizzata da Starteed ha scandagliato il mercato del crowdfunding in Italia nel 2017.

Le piattaforme di crowdfunding in Italia sono 67, erano 82 nel 2015. Il modello di crowdfunding più diffuso in Italia è il cosiddetto reward-based, in cui i promotori della campagna prevedono delle ricompense per i donatori: lo adotta il 72% delle piattaforme di crowdfunding in Italia. Il 20% si basa sul modello equity, dove i donatori diventano veri e propri investitori nella società che propone la campagna.

Nel 2017 sono stati raccolti attraverso il crowdfunding in Italia più di 41 milioni di euro che, se sommati a quelli raccolti negli anni precedenti, portano a 133 milioni l’importo totale raccolto finora tramite crowdfunding in Italia, con il quale sono stati finanziati 16 mila progetti.

Nonostante le piattaforme esistenti siano soprattutto dedite al reward-based crowdfunding la tipologia di crowdfunding che raccoglie più fondi in Italia è il lending, che ha raccolto finora più di 75 milioni di euro, più della metà dei 133 totali. Le piattaforme che la fanno da padrona qui sono Smartika, Terzo Valore e Borsa del Credito.

Segue il reward-based crwodfunding che ha raccolto finora 34 milioni di euro, trainato da piattaforme come Eppela (6,4 milioni di euro), Produzioni dal Basso (5,5 milioni), Rete del Dono (5 milioni), Music Raiser (4,8 milioni), Buona Causa (2,8 milioni), DeRev (1,9 milioni).

L’equity crowdfunding ha raccolto finora 19 milioni di euro, di cui ben 12 nel 2017. È in effetti la modalità di crowdfunding più in crescita del 2017 (+150%). Le piattaforme leader qui sono Mama Crwod /5,7 milioni di euro) Starsup (2,9 milioni), Crowdfundme (2,8).

Come riporta la sociologa Ivana Pais, esperta del settore, a conclusione del report, il crowdfunding in Italia è un settore in crescita, che si sta assestando rispetto al numero di piattaforme attive, e che è caratterizzato da una crescente specializzazione e segmentazione dei mercati.

Immagine | Platform4

Crowdfunding in Italia: i numeri delle piattaforme nel 2015

Una ricerca realizzata dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con il contributo di Tim ha scandagliato il mercato del crowdfunding in Italia nel 2015.

Le piattaforme di crowdfunding in Italia sono 82, esattamente il doppio rispetto alle 41 del 2013. Il modello di crowdfunding più diffuso in Italia è il cosiddetto reward-based, in cui i promotori della campagna prevedono delle ricompense per i donatori: lo adotta il 45% delle piattaforme di crowdfunding in Italia. Il 19% si basa sul modello donazione pura, mentre un altro 19% sul modello equity, dove i donatori diventano veri e propri investitori nella società che propone la campagna.

La maggior parte delle società che gestiscono le piattaforme di crowdfunding in Italia ha sede nel nord Italia, ben 59 società, con Milano a farla da padrone con 34 sedi di società. 16 società hanno sede nel centro Italia, 8 nelle regioni del sud Italia.

Un dato interessante è l’età media dei fondatori delle piattaforme di crowdfunding in Italia, molto giovane: 38,5 anni. Nel 67% dei casi, però, i fondatori di piattaforme hanno anche un’altra attività lavorativa. Insomma: non si vive di solo crowdfunding. Ogni piattaforma dà lavoro, in media, a 5,7 persone con un totale di 249 impiegate nel settore.

Il mercato di riferimento delle piattaforme di crowdfunding in Italia è quello nazionale: solo il 12% delle piattaforme si propone anche sul mercato estero. I maggiori clienti delle piattaforme sono i privati, ma crescono il numero di associazioni e di aziende che utilizzano questo strumento di raccolta fondi.

Crowdfunding in Italia: i numeri delle campagne nel 2015

Nel 2015 sono stati presentati in tutto 100mila progetti, di cui 21mila sono stati pubblicati. Il tasso di successo delle campagne di crowdfunding in Italia è del 30%. Ciò significa che su 10 progetti pubblicati, 3 raggiungono l’obiettivo economico prefissato e vengono finanziati, 7 non lo raggiungono.

In termini economici, il valore complessivo dei progetti finanziati in crowdfunding in Italia è di 56,8 milioni di euro, in crescita esponenziale rispetto agli 11 milioni raccolti nel 2013.

Il tipo di campagne preferite dagli italiani sono quelle di tipo creativo e culturale (37%), seguite dalle campagne sociali (34%), mentre quelle imprenditoriali sono ferme al 20%. Il 91% delle campagne finanziate è di piccolo taglio, con un budget inferiore ai 10mila euro.

In totale il crowdfunding in Italia nel 2015 ha attirato circa 850mila donatori, di cui il 30% ha donato per più di un progetto. La maggior parte delle donazioni è di piccolissimo taglio, tra i 5 e i 10 euro (nel 23% dei casi). Vanno forte però anche le donazioni di grosso taglio, superiori ai 100 euro, con una quota del 16%.

La maggiore criticità rispetto ad un’ulteriore diffusione del crowdfunding in Italia rimane di tipo culturale. Per quanto siano importanti anche riforme legislative, è cruciale che la cultura del dono online si diffonda in strati sempre più ampi di popolazione.

Immagine | Platform4

Crowdfunding in Italia: come sta andando, dati 2013

Secondo una ricerca promossa dall’Italian Crowdfunding Network nel 2013 le piattaforme di crowdfunding in Italia erano 41. La ricerca ha registrato un netto aumento del fenomeno: la raccolta complessiva dalla nascita della prima piattaforma nel 2005 al 2013 è stata pari a 23 milioni di euro mentre nel solo 2013 risulta di circa 11 milioni di euro. La media per progetto va da 1.501 euro nel modello donation-based (il più semplice: donazioni per progetti generalmente di utilità sociale) a 7.892 euro nel modello lending-based (micro-prestiti a tassi agevolati). Rimanendo su questi due modelli, il tasso di successo medio per progetto in termini di raccolta è rispettivamente del 54% e del 44%.

La ricerca mette in evidenza le criticità della diffusione del crowdfunding in Italia e in questa sede ne cito tre:

1. Scarsa conoscenza dello strumento sia da parte dei donatori che dei progettisti, anche se ultimamente le piattaforme di crowdfunding in Italia hanno cominciato ad organizzare eventi e iniziative sul territorio per far conoscere l’esperienza e promuoverne l’utilizzo.
2. Scarsa predisposizione a donare se non è previsto un ritorno economico e questo va a colpire specialmente il crowdfunding in Italia modello donation-based.
3. Scarsa capacità da parte delle istituzioni di riconoscere modelli flessibili e leggeri di investimento sulle idee innovative.

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