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10 promesse di Matteo Renzi: è stato di parola?

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@milanoreporter

1. Legge elettorale

Tra strappi, faide interne (concretizzatesi anche, e con più successo, sulla riforma della RAI) e accuse di accordi sottobanco l’Italicum, promesso per gennaio è stato portato a casa a maggio. C’è il rischio concreto, però, che debba essere ridiscusso a causa di alcuni problemi tecnici e c’è chi ipotizza che il premier potrebbe approfittarne per ridurre il rischio di andare al ballottaggio, visto il fiato sul collo di 5 Stelle e Lega.

@comitatogenitorivimodrone.it

2. Buona scuola

Renzi si è messo alla lavagna e ha portato a casa anche la Buona Scuola, nonostante l’enorme mobilitazione contraria di insegnanti e studenti. In vista ci sono ricorsi alla Corte Costituzionale e il referendum di Civati, che però avranno tempi prevedibilmente lunghi e incerta riuscita. Più preoccupante per il ministro Giannini e per l’esecutivo potrebbe risultare conoscere, già a settembre, i primi effetti del calo della riforma sulla realtà degli istituti, a cominciare dalla mobilità (geografica) dei docenti (in gran parte dal sud al nord) che dovrebbe garantire la copertura delle cattedre vacanti ed evitare il ricorso alle supplenze.

@corriereuniv.it

3. Riforma processo penale

Anche la riforma del penale dovrebbe essere in dirittura d’arrivo. Fra settembre e ottobre è prevista la sua approvazione in entrambi i rami del Parlamento. Che poi si prediliga punire i criminali comuni (furti, scippi e rapine) rispetto a corrotti e corruttori è un po’ il segno dei tempi e un po’ una tassa da pagare all’NCD (e forse a parte dello stesso PD).

@age.it

4. Riforma del Senato

La riforma del secondo ramo del Parlamento era stata fissata nella famosa road map entro l’estate del 2014. Il premier adesso, constatata l’impossibilità di non ricorrere al referendum, ha spostato il termine della questione al 2016. La strada si preannuncia tutt’altro che in discesa.

@improntalaquila.org

5. Jobs act

I provvedimenti del governo in tema di lavoro sono stati approvati, come promesso, entro il 2014. La valutazione delle loro ricadute sulla disoccupazione e sul mercato del lavoro è ancora controversa, una guerra di cifre che va avanti da mesi fra Governo, opposizioni e corpi intermedi. Per averne maggior cognizione bisognerà aspettare almeno fino al 2016.

@huff post

6. Riforma della P.A.

Promessa entro il 2014, la riforma Madia è stata approvata il 4 agosto al Senato. Come al solito moderata e improntata alla sportività non si è fatta attendere la reazione del premier.


@huff post

7. Bonus e 80 euro

A Renzi è andata bene “l’operazione 80 euro”, un po’ meno la promessa di estendere il bonus agli incapienti, ovvero a quelli che guadagnano così poco da non avere spazio neppure per le detrazioni fiscali, travolta, fra le altre cose, dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha imposto allo Stato di restituire 2,1 miliardi ai pensionati a risarcimento del vecchio blocco delle indicizzazioni, operazione che a sua volta comporta nuove promesse difficili da mantenere.

8. Il “contratto EXPO”

La nuova promessa di Renzi è una sostanziosa riduzione della pressione fiscale nei prossimi cinque anni, sorretta da una corposa spending review. Dettagli e rischi dell’operazione sono stati descritti in un nostro recente articolo.

@partitodemocratico.it

9. Diritti civili

Unioni civili, Ius Soli, legge contro l’omofobia sono tutti stati promessi nel 2014 e reiterati nel 2015. Eppure i disegni di legge giacciono tutti ancora fra Camera e Senato dove sono stati annacquati (temperati, preferisce il Premier) fino a diventare la parodia di quelli approvati nella maggior parte dei Paesi occidentali.

@palermo.blogsicilia.it

10. Il viadotto Himera

Usciamo dal Nazionale e curiosiamo in Sicilia. Qui la promessa non era stata formulata da Renzi ma dal ministro Del Rio che aveva garantito, ad aprile, l’apertura della bretella che avrebbe dovuto bypassare il viadotto crollato della Palermo-Catania entro giugno e entro il 2017 il ripristino dell’intero tratto. L’affidamento dei lavori (che non cominceranno prima di fine agosto) è invece arrivato solo ieri mentre la fine delle opere complessive pare sia già slittata al 2018. Nel mentre i 5 Stelle possono vantare l’apertura della “strada dell’onestà”, una regia trazzera trasformata, grazie agli stipendi dei deputati regionali a 5 Stelle, in via carrabile che ridurrà i tempi di percorrenza delle vecchie e sgangherate provinciali. I Democratici Siciliani, che già si preparano al tonfo elettorale successivo l’era Crocetta, sono comunque avvertiti: il Premier non tollera piagnistei sul meridione.

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