Emblematico è il gol subito dalla Pro Patria domenica. Con la squadra ridotta in dieci per un’espulsione ridicola – inventata dall’arbitro- e costretta per questo in difesa ma senza troppi affanni, il nostro su una punizione non certo irresistibile decide di non fare un passo, di starsene fermo immobile a guardare la palla entrare senza nemmeno un tentativo di parata. Sul suo palo, eh, mica quello lontano.
Caro Ravaglia, pareva così’ brutto allungare la manina e fare lo sforzo di fermare il pallone? Ti pare così brutto allenarsi un po’ di più sulle uscite, di mano e di piede, durante la settimana, senza far toccare i maroni a ogni tifoso, terrorizzato da quello che potresti combinare in area? Hai mai pensato, caro Ravaglia, che i suddetti maroni, a questo punto del campionato, ce li hai già riempiti a sufficienza?
E’ questione di dettagli. In Italia, paese – almeno al bar – di allenatori e strateghi tecnico-tattici, oltre che di politici improvvisati, tutti sanno che per vincere un campionato bisogna curare ogni singolo dettaglio, e quel surplus di attenzione che ogni giocatore può fornire (anche il più cane di tutti) alla fine dei conti fa la differenza. Ancor di più tutti sanno che è più decisivo l’errore di un portiere rispetto a quello di qualsiasi altro giocatore. Ergo, caro Ravaglione nostro, visto che – come l’Italia con Renzi e la sua allegra brigata di incompetenti – non abbiamo alternative, datti una svegliata.