Per non smentire la sua nomea di uomo del fare. il rottamatore giura di aver già pronta quella lista provando così a confutare l’impressione generale che il suo sia comunque un Governo di compromesso, costretto poggiare su una fragile maggioranza e quindi attento ai pesi e contrappesi derivanti dall’assegnazione di ogni singolo dicastero.
Dall’esterno, in realtà, complici anche le dichiarazioni, più o meno volontariamente, pubbliche di alcuni dei “papabili” (da Baricco a Strada, da Guerra a Prodi, da Farinetti a Rosso a Barca) la situazione appare leggermente più ingarbugliata di quanto l’ormai ex sindaco di Firenze vorrebbe farci credere. Ma andiamo con ordine e partiamo da quei ministri che sono dati ormai per certi dalla maggior parte delle fonti d’informazione, i confermati provenienti dal governo Letta, quelli provenienti dalla segreteria del PD ed i tecnici.
Totoministri governo Renzi: confermati
Fra i confermati prima di tutto la pattuglia alfaniana che dovrebbe garantire a Renzi la fiducia del NCD, e quindi Beatrice Lorenzin alla Sanità (soprattutto dopo il presunto no di Gino Strada) e Maurizio Lupi alle Infrastrutture (sempre che non rispunti in extremis il nome di Mauro Moretti, ad. di Trenitalia), oltre ovviamente allo stesso Alfano, il cui caso analizzeremo più avanti nell’articolo. Tra i confermati dovrebbe rientrare anche Emma Bonino agli esteri, se non altro per garantire continuità alle difficili partite diplomatiche che l’Italia sta intrattenendo sullo scacchiere internazionale, prima di tutte quella per il rimpatrio dei Marò dall’India. Andrea Orlando dovrebbe rimanere al suo posto al Ministero dell’Ambiente.
Totoministri governo Renzi: area Pd
Fra i ministri dati per sicuri anche due membri della segreteria del PD come Federica Mogherini che andrebbe ai rapporti con l’UE e la fedelissima della Leopolda Maria Elena Boschi che sostituirebbe alle riforme il molto meno appariscente Gaetano Quagliarello. Sempre dalla segreteria verrebbe il portavoce Lorenzo Guerini che andrebbe ai Rapporti con il Parlamento.
Totoministri: i Tecnici
Confermato, anche perché non si è ancora ben capito se il suo incarico sia o meno fra quelli soggetti allo spoil system ministeriale, dovrebbe essere il commissario alla Spending Review Carlo Cottarelli, mentre allo Sviluppo Economico è dato per certo, dopo il gran rifiuto del patron di Luxottica Guerra, l’ex Presidente Telecom Bernabè. Alla Giustizia si fanno i nomi di Livia Pomodoro, presidente del tribunale di Milano, e, un po’ meno, di Michele Vietti, vice presidente del CSM.
Totoministri: Ministeri Chiave
Se una volta i ministeri chiave si potevano contare sulle dita di una mano oggi l’unico a potersi fregiare di questo titolo, anche a causa della situazione in cui versa il Paese, sembra essere rimasto il Superministero dell’Economia. Agli Interni infatti potrebbero andare indifferentemente sia Alfano (che resterebbe comunque vicepremier) che Franceschini, che potrebbe però “accontentarsi”, nel caso in cui l’agrigentino punti i piedi, della Cultura (ridotta ancora una volta a premio di consolazione per politici senza cadrega dopo il no del già contestatissimo Baricco).
Alla Difesa troviamo il trio Pinotti, Parisi, Fiano. Ma veniamo al Ministero di via XX Settembre. Qui i nomi fatti competono per numero con quelli della rosa dell’Inter dell’era Moratti. Prodi, Barca, Saccomanni, Letta, Amato, Del Rio (dato in un primo momento per certo come Sottosegretario alla Presidenza), Reichlin, Fassino, Padoan, Lanzillotta, Montezemolo (per lui si diceva potesse essere coniato il cafonissimo Ministero del Made in Italy), Bini Smaghi.
Totoministri: gli altri
Per il Ministero del Lavoro come sempre in campo il nome di Pietro Ichino che rischia ancora una volta di fare la figura di quello che entra papa in conclave, mentre gli altri nomi in lizza sono quelli di Tito Boeri, Marianna Madia, Guglielmo Epifani, Cesare Damiano, tutti accomunati dal costituire il “contentino” per la cosiddetta “sinistra” del PD uscita sconfitta dalle primarie per il segretario.
Alla cultura, se Franceschini dovesse spuntarla con Alfano, si fanno i nomi di Cuperlo e Orfini (confermando di fatto il ragionamento fatto poc’anzi). Per gli Affari Regionali pare ormai sicuro il nome di Riccardo Nencini del PSI, così come quello di Ernesto Carbone all’Agricoltura. Un po’ triste la scelta di appaltare il Ministero dell’Istruzione a Scelta Civica (nella persona di Stefania Giannini) segno che ricerca, istruzione e innovazione non sono forse fra le priorità dell’azione di Governo del giovane rottamatore fiorentino.
Insomma la ridda dei papabili è impressionante e grande la confusione sotto il cielo, tanto che certi nomi usciti per scherzo dai social network, come quello di Jovanotti o Fabio Volo (in onore dell’aura pop del segretario Bomba) o di un Consiglio formato dall’intera famiglia Cunningham (e come potrebbe essere altrimenti se il Presidente è Renzie), non sembrano meno probabili di quelli che sono usciti e continuano a uscire sugli organi di stampa più prestigiosi.
Che poi un Matteo Orfini se la cavi meglio di Fabio Volo alla Cultura o che stiamo più tranquilli con Amato in via XX Settembre di quanto lo saremmo con Howard Cunningham è ancora tutto da dimostrare.
Immagine|Telegraph