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Storia di una badante ucraina: la guerra in casa

storia di una badante ucraina
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Rientrando a casa incrocio spesso S., badante ucraina dell’anziana parente del piano di sotto. Mi chiedo come possa vivere le notizie di guerra che arrivano dal suo Paese, e decido che raccogliere la storia di una badante ucraina può avere un valore importante, in questo momento storico.

Ho saputo che il figlio di suo fratello, un ragazzo di 25 anni, é morto in guerra in Ucraina e non posso far finta di niente. “Lui ragazzo bravissimo, appena laureato, con bambino piccolo. Non meritava. Mio fratello mi telefona e non dice parola, solo piange”.

S. proviene da Leopoli, vicino al confine occidentale con la Polonia. Negli ultimi mesi ho letto e sentito diverse notizie sul conflitto in Ucraina, la corrente filo-europea ucraina, le sanzioni economiche contro la Russia, l’aereo malese abbattuto “per sbaglio”. Tutte vicende di cui si parla, ma sempre da lontano, come se riguardassero un luogo con cui abbiamo poco a che fare.

Eppure nel mondo globalizzato siamo tutti connessi, che ci piaccia o no. Secondo una ricerca di Censis e Ismu del 2013, il numero di badanti è aumentato del 53% in dieci anni e ammonta a un milione e 655 mila, di cui il 77,3% stranieri e l’82,4% donne. Molte di loro sono ucraine.

Che cosa succederebbe se improvvisamente non ci fossero più badanti? Sapere qualcosa delle vite di chi allevia la nostra è importante, soprattutto adesso che molte di queste vite sono scosse dal dolore della perdita perché sentono i lori cari appesi a un filo.

Il desiderio di sapere qualcosa della storia di una badante ucraina, e di S. in particolare, mi spinge a parlare con lei, conoscerla e raccogliere i suoi racconti.

Storia di una badante ucraina: il racconto di S.

S., da quanto tempo è in Italia?
10 anni. Sono sempre stata qui a San Donà di Piave.

Che lavori ha fatto?
Sempre la badante per lo stesso anziano, un dottore malato da molti anni. Uomo molto buono.

Come è venuta qui?
Un’amica mia, anche lei badante, mi ha portato qui su un pullman.

Come ha imparato l’italiano?
Questo signore mi faceva leggere il giornale a lui. Lui era fermo tutto il giorno, a lui piaceva ascoltare, e io imparavo. Mi trovavo bene con lui, anche con sua figlia, persone gentili, come una famiglia per me. Quando è morto io ero molto triste.

Ha famiglia?
Sì, ma mio marito è in Ucraina. È lontano da tanti anni, è un militare, ora in pensione. Ho due figli in Ucraina, un maschio e una femmina, hanno più di 30 anni e anche loro hanno figli. Per me loro sono tutto.

Perché è venuta qui in Italia?
Per guadagnare soldi per i miei figli, dare loro futuro, farli andare all’università. In Ucraina la crisi c’era prima che qui, fabbriche chiuse, niente soldi. Ma noi non siamo di origine povera, guarda la foto della mia casa. Mio figlio ora è medico, guarda questo giornale, qui c’è una sua foto .
Mi mostra la foto dell’interno della sua casa e un giornale ucraino con la foto di una equipe medica.

Quante ore al giorno lavora e quanto la pagano?
Lavoro a domicilio 24 ore su 24, ma ho qualche ora di pausa al giorno e un giorno libero alla settimana. Prendo circa 1000 euro al mese.

Si trova bene qui?
Sì, bene. Però io non sono tranquilla adesso. Vorrei andare in Ucraina, ma non posso ora. Ma questo è il mio ultimo incarico, quando la signora muore, io finisco.

Ha amicizie qui? Anche italiane?
Sì, molte. Ho amicizie ucraine e straniere, ma conosco anche gente di qui e loro storie.

Prima della guerra tornava in Ucraina?
Sì, circa una volta all’anno per un mese, l’ultima volta sono andata l’anno scorso.

La sua famiglia non ha pensato di fuggire, per esempio di venire in Italia?
Mio figlio ha appena avuto una promozione al lavoro, in un ospedale che fa trapianti, molto importante.

Ma la vita non vale di più della carriera?
Non so, adesso nella nostra zona ancora non c’è la guerra, solo che gli uomini vengono mandati a combattere dove c’è guerra. Mio figlio rischia di essere chiamato, lui è medico, ha già evitato due volte, ora non so. Se c’è pericolo forse il resto della famiglia va in Polonia, dove ci sono parenti.

Ha fiducia nel sostegno dell’Europa?
Loro aspettano molti più morti. Io sono molto preoccupata, prego ogni giorno per l’intervento dell’Europa.

Riesce a dormire la notte?
Sì, ma…

Immagine | Michael Dorokhov

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