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Sondaggi politici: dopo Renzi quale futuro per il governo Letta?

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Una volta eletto segretario del Partito Democratico a larghissima maggioranza, resta da capire quale sarà l’effetto Renzi sul governo. Per il 49% degli intervistati nel sondaggio curato da Ipsos per Ballarò, il sindaco di Firenze sosterrà e rafforzerà il governo Letta, mentre per il 39% lo farà cadere. Di sicuro, stando a quanto dichiarato dal neosegretario, verrà operato un ricambio all’interno del partito a cominciare  dall’esclusione dalle liste per le elezioni europee di personaggi come Rosi Bindi e Massimo D’Alema.

Al termine del loro incontro di due giorni fa, Renzi e Letta hanno confermato il comune impegno a lavorare insieme, ma in un periodo così incerto per la politica italiana non è possibile escludere alcuna sorpresa. Prima di tornare alle urne sarà necessaria una riforma della legge elettorale, alla luce della parziale bocciatura della Corte Costituzionale, ma è anche su questo terreno che si giocherà parte della credibilità del rottamatore che dovrà quanto prima farsi promotore di una modificazione che ponga fine ad un immobilismo in materia che dura da ormai da 8 anni.

Se pare fuori discussione il fatto che Matteo Renzi sia l’uomo del momento, è curioso notare come per il 41% degli intervistati il suo principale antagonista rimanga ancora Silvio Berlusconi, con buona pace di coloro i quali hanno brindato alla sua morte politica il giorno della decadenza da senatore. Le dichiarazioni degli ultimi giorni e l’appello alla costituzione di un fronte comune financo col movimento 5 stelle e Sel, l’incontro previsto per oggi con i rappresentanti dei forconi, dimostrano la persistente vitalità politica del leader di Forza Italia, troppe volte in questi ultimi venti anni dato per finito e sempre pronto a risorgere. Il 27% ritiene che sia Grillo l’uomo politico che dà voce al malcontento mentre solo il 20% ritiene che Letta governerà ancora a lungo.

In ogni caso, pare ancora minimo il divario tra centrodestra e centrosinistra separati da un misero 0,4%. Le vicende giudiziarie e le scissioni da un lato, la pubblicità mediatica ottenuta grazie alle primarie dall’altro, non sono servite a mutare gli equilibri e la tenuta del movimento 5 stelle dimostra come la situazione in termini elettorali non sia cambiata da marzo ad oggi.

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