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Quale futuro per i profughi siriani a Milano?

profughi siriani a Milano
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La fine del mese di febbraio coincide con un notevole ricambio di persone al Centro di accoglienza per i profughi siriani a Milano. Tanti visetti nuovi popolano il punto giochi e il lavoro collettivo dei bimbi siriani, la costruzione, con materiali di riciclo, del “Luogo più Bello”, ha portato ad un risultato talmente bello che più bello non si può e non si può semplicemente perché non c’è più spazio per aggiungere altro.

Tra i bambini che sono al Centro da qualche tempo, Sara non passa inosservata. Sorella maggiore di due (o tre?) fratelli, Sara è una ragazzina sui dodici, tredici anni, alta, dalla carnagione chiara e gli occhi di un colore a metà tra il verde acqua e il celeste. Non passa inosservata perché proprio attraverso quei suoi occhi così belli, trasmette un odio e un rancore che si manifestano con atteggiamenti arroganti e saccenti nei confronti non solo dei fratelli e degli altri bimbi, ma anche dei volontari che frequentano il punto giochi.

Tra chi frequenta il Centro si è parlato di lei come di una ragazzina “difficile”. Eppure dal momento del suo arrivo, qualche settimana fa, ad oggi, Sara sta diventando ogni giorno più malleabile, più tranquilla, più serena, meno arrogante e più disponibile nei confronti degli altri bambini.

Buone notizie giungono anche riguardo alcuni bambini che hanno lasciato il centro da un po’: finalmente sappiamo qualcosa di Ġaaleb e della sua famiglia! Non hanno raggiunto l’Inghilterra, come avrebbero preferito, ma sono comunque riusciti ad arrivare in Svezia, dove pare abbiano ricevuto una buona accoglienza e una sistemazione definitiva.

Riguardo l’ipotetica chiusura del Centro di accoglienza per profughi siriani a Milano, che sarebbe dovuta all’impossibilità del Comune di Milano di finanziare da solo il progetto, le novità non sono né buone né cattive. La chiusura del Centro in Via Fratelli Zoia, discussa anche durante l’incontro pubblico del 3 Febbraio con Pierfrancesco Majorino, Assessore alle Politiche Sociali e Cultura della Salute, era prevista a fine febbraio ed è stata posticipata a fine marzo, in perfetto stile italiano.

Non è una buona notizia perché si tratta di una mera procrastinazione e non di una possibile soluzione; ma non è neanche cattiva in termini pratici poiché garantisce, ancora per un mese, la certezza di un luogo sicuro per i profughi siriani a Milano. Certezza che in ogni caso, in un modo o nell’altro, è inevitabile garantire perché assistere ad un nuovo bivacco di profughi nella stazione Centrale non fa comodo a nessuno. Per non parlare naturalmente dell’aspetto umano.

Immagine | FreedomHouse

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