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Piattaforme italiane di crowdfunding: 5 buoni esempi

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Vi abbiamo raccontato come funziona il crowdfunding e come sta andando in Italia lasciandovi a bocca asciutta sugli esempi concreti, quindi vorremmo rimediare proponendovi la descrizione di alcune piattaforme italiane di crowdfunding. La lista non è certo esaustiva (le piattaforme italiane di crowdfunding erano 41 nel 2013) ma può ritenersi rappresentativa delle opportunità esistenti sia per chi vuole donare o investire sia per chi ha bisogno di finanziamenti, a fondo perduto o a prestito.

Ecco dunque 5 buoni esempi di piattaforme italiane di crowdfunding:

ShinyNote

Tra le prime piattaforme italiane di crowdfunding, si rivolge a organizzazioni non profit che possono “raccontare le proprie storie” in diversi ambiti: ambiente, ricerca, sociale, nuove tecnologie… Il meccanismo è donation-based, cioè per contribuire al buon successo delle storie (ovvero dei progetti) si effettua una donazione direttamente sul conto dell’organizzazione. La possibilità di offrire una ricompensa a chi dona è opzionale. Inoltre è presente la sezione “Buona politica” per finanziare organizzazioni o movimenti politici, un servizio che si dichiara trasparente nella gestione dei fondi raccolti.

Eppela

Adotta il modello reward-based, ovvero ai donatori deve essere garantita una ricompensa, di solito commisurata all’importo della donazione e legata al tipo di attività che viene presentata (ad esempio, se il progetto consiste nel lancio di una rivista la ricompensa può essere l’abbonamento annuale alla rivista stessa). Propone inoltre il meccanismo all or nothing: viene stabilito un obiettivo in termini di denaro e una scadenza per la raccolta, i donatori effettuano una “promessa di donazione” e la raccolta va a buon fine solo se si raggiunge l’obiettivo nei tempi stabiliti. In caso contrario la raccolta fallisce e chi presenta il progetto non percepisce nulla.

StarsUp!

È una piattaforma di ultimissima generazione, sia perché attiva da poche settimane, sia perché si tratta di un’organizzazione riconosciuta dalla Consob per svolgere equity-crowdfunding. E qui le cose si fanno serie: StarsUp raccoglie capitali di rischio per finanziare start-up innovative a contenuto tecnologico o sociale, con agevolazioni fiscali particolari per gli investitori e un ritorno in termini di dividendi nel caso in cui la start-up funzioni. Il sito fa da intermediario nella fase di raccolta di capitale azionario e segue tutta la fase seed, ovvero di nascita della nuova impresa.

School Raising

È l’unica delle piattaforme italiane di crowdfunding dedicata alle scuole e i progetti sono promossi e caricati dagli studenti con il motto: “Cambia la scuola con un click”. In base all’importo versato il donatore riceve un regalo, che può consistere in una telefonata di ringraziamento da parte di uno degli studenti o nel libro autoprodotto dalla classe.

Prestiamoci

Con lo slogan “Chiedi, presta, sogna” consiste più propriamente in una piattaforma di prestiti peer to peer. Non è l’unica e neanche la prima (Zopa è stato il primo sito di prestiti dal basso, ora ha cambiato nome in Smartika), ma si tratta di un’esperienza che va certamente valorizzata: possono essere richiesti prestiti fino a 25.000 euro, che vengono frazionati in tante quote e “venduti” agli investitori che a loro volta vedono la propria somma frazionata in più quote ed abbinata a più progetti. In questo modo viene gestito e diversificato il rischio. Sia Zopa-Smartika che Prestiamoci hanno avuto non pochi problemi dalle autorità nel farsi riconoscere come intermediari finanziari.

Ce n’è quindi per tutti i gusti, le passioni e i portafogli. Le piattaforme italiane di crowdfunding devono tuttavia far fronte a un contesto, quello italiano, dove il crowdfunding non ha ancora raggiunto il massimo delle sue potenzialità e dove, come spiegato nel precedente articolo, quello che ci vorrebbe è un pizzico di fiducia in più e di burocrazia in meno.

Leggi anche la nostra Guida alla creazione di una campagna di crowdfunding

Immagine | Eppela Facebook

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