Site icon Le Nius

Perché stentiamo a riconoscere diritti agli omosessuali?

Reading Time: 5 minutes

Il dibattito sul decreto legge Cirinnà lo conferma: l’omosessualità in Italia stenta ad essere riconosciuta. Lo confermano anche alcuni sondaggi svolti nei giorni precedenti l’approvazione del decreto legge.

Secondo un sondaggio IPR Marketing, il 74% degli italiani è favorevole al riconoscimento civile delle coppie eterosessuali, ma questa percentuale scende al 46% nel caso delle coppie omosessuali.

Solo il 38% si dichiara favorevole ai matrimoni tra due donne o due uomini, mentre il 55% è contrario. Le percentuali sono ancora più alte se consideriamo i cattolici praticanti: i no a qualsiasi forma di unione omosessuale sono al 66%, mentre l’unione civile per le coppie eterosessuali è generalmente ammessa.

IPR Marketing, sondaggio del 10 gennaio 2016

L’omosessualità in Italia fatica quindi ad essere accettata, e di conseguenza le coppie omosessuali hanno maggiore difficoltà nel riconoscimento dei loro diritti. Ma perché si fa ancora tanta distinzione tra coppie omosessuali ed eterosessuali?

Abbiamo un problema con la sessualità

In Italia, nonostante i programmi televisivi, il cinema, i giornali facciano spesso riferimento al sesso, il tema della sessualità rappresenta ancora un tabù. Secondo una ricerca presentata al 90esimo Congresso della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) le giovani donne italiane non hanno una corretta cultura della sessualità. Se ne parla troppo poco a scuola e il 20% delle 20-30enni italiane ha appreso dal web informazioni non esatte su questi temi.

Si parla di sesso, ma spesso senza finalità pedagogiche che invece dovrebbero diffondere maggiori informazioni per una sessualità responsabile, che riguarda le malattie sessualmente trasmissibili, i tassi di diffusione dell’Hiv, l’importanza dell’uso del condom, la corretta igiene intima, i metodi contraccettivi per evitare il ricorso all’interruzione volontaria della gravidanza.

La sessualità è un concetto multidimensionale, fa riferimento a diversi aspetti della vita di ogni uomo e donna e ha quattro tipi di funzioni: approfondire le relazioni, validare l’identità individuale e di genere, procurare piacere, provvedere alla riproduzione.

Quando si pensa alle relazioni omosessuali si dà poca rilevanza alla questione delle relazioni (che accomuna eterosessuali e omosessuali) rispetto alla funzione della riproduzione (che li differenzia). Forse, sarebbe giusto focalizzarsi più sulle similitudini che sulle differenze.

Le domande rivolte ad individui omosessuali riguardano spesso le pratiche sessuali. Vi è molta curiosità a riguardo, poche invece sono le domande sulla loro relazione, sulla distribuzione dei compiti nella coppia, sul loro amore. Eppure, il tanto citato orientamento sessuale comprende l’attrazione affettiva tanto quanto quella erotica che si prova nei confronti di altre persone.

Comprende anche i bisogni emotivi della persona ed il bisogno di stabilire una relazione con un altro essere umano. Questo discorso vale per tutti, a prescindere dall’orientamento sessuale omo/etero. Ma allora perché si fa tanta differenza?

La costruzione della normalità

Uomini e donne omosessuali sono considerati criminali (commettono un reato) in alcuni paesi (ad esempio Nigeria, Arabia Saudita ed Iran), mentre non lo sono in Europa, dove l’omosessualità è legale ovunque.

Eppure, il riconoscimento legale non serve a garantire la fine delle discriminazioni. Uomini e donne omosessuali sono spesso discriminati in alcuni campi della vita sociale, ad esempio a scuola e negli ambienti lavorativi, soprattutto nei casi in cui non sia vigente una normativa mirata alla loro tutela, come in Italia. Il panorama è molto diverso nei vari paesi europei, come mostra questa mappa realizzata da ILGA (International Lesbian Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association).

Mappa Arcobaleno, maggio 2015

Come mai, nonostante sia formalmente riconosciuta, l’omosessualità incontra ancora in molti contesti un’aperta disapprovazione? Perché viola delle norme informali.

A differenza di quelle formali, che sono leggi scritte, le norme informali sono il frutto della tradizione o della consuetudine e si differenziano in base all’ambiente culturale in cui sono state create e trasmesse. Si tratta generalmente di norme non scritte che si trasmettono attraverso istituzioni quali la famiglia, la scuola e la religione.

In questo senso, l’eterosessualità è la norma, se si fa riferimento al termine normale come mutuato dal linguaggio della statistica, dove la norma è il valore a cui compete la maggior frequenza. In altre parole, la norma è ciò che si riferisce alla maggioranza.

Tuttavia diffuso non significa giusto o naturale. Quello che non è normale, in statistica, è definito deviante, ovvero che si distanzia dalla norma. Non vi è alcun giudizio di valore in questi termini scientifici.

La (omo) sessualità e le norme morali

Un impulso importante alla stigmatizzazione dell’omosessualità deriva dall’azione della Chiesa cattolica che, dal suo avvento, ha diffuso precetti morali (quindi giudizi) su alcuni comportamenti e attitudini umane per avere il controllo sui corpi.

Non si tratta di un fenomeno di oggi, ma di una storia iniziata due millenni fa. Prima dell’avvento del Cristianesimo, i comportamenti omoerotici, almeno tra uomini (non tra donne), erano generalmente accettati nel mondo greco e quello romano. Ad Atene, la pederastia era un fenomeno d’élite, dove uomini adulti avevano rapporti con adolescenti. Nell’antica Roma, i cives romani potevano avere rapporti sessuali con schiavi o liberti. Vi sono anche testimonianze di amori tra donne, raccontate da Eva Cantarella nei suoi libri.

Dopo l’anno zero, si è avviata un’opera moralizzatrice per fornire ai credenti le direttive su come distinguere il Bene dal Male. In quest’ottica si è diffusa la convinzione che l’unica pratica sessuale moralmente accettabile fosse quella eterosessuale, e comunque dopo il matrimonio. Tutto il resto ha cominciato ad essere considerato un peccato.

Nel Catechismo degli adulti, tuttora utilizzato, la chiesa ribadisce la sua posizione contraria ai metodi contraccettivi, definisce l’omosessualità e l’autoerotismo come disordini gravi, condanna i rapporti sessuali prematrimoniali e la fornicazione.

Alla stigmatizzazione dell’omosessualità hanno contribuito anche, dall’ottocento, discipline come la demografia e l’economia, che hanno collegato la ricchezza di un paese alla sua popolosità, diffondendo l’idea che solo una sessualità produttiva fosse utile alla società. Si tratta di una concezione presente, ad esempio, nel Saggio sul principio di popolazione dell’economista e demografo inglese Thomas Robert Malthus nel 1798.

A proposito di omosessualità e normalità, Michel Foucault scriveva nel primo volume della sua Storia della sessualità:

La coppia, legittima e procreatrice, detta legge; s’impone come modello, rende efficace la norma, detiene la verità, conserva il diritto di parlare riservandosi la prerogativa del segreto (…) e ciò che è sterile, se insiste e si mostra troppo, si trasforma in anormale: ne riceverà lo statuto e dovrà pagarne le sanzioni

Le sanzioni di cui parla Foucault sono proprio gli atti di discriminazione e di violenza verso i soggetti omo-bi-transessuali. In Arabia Saudita la sanzione arriva fino alla morte, in Nigeria è la detenzione, in Europa sono esclusione e discriminazione.

Riferimenti bibliografici

A.A.V.V., Il catechismo degli adulti. La verità vi farà liberi, Roma, Libreria Editrice Vaticana, 1995.
Cantarella Eva, L’amore è un dio. Il sesso e la polis, Feltrinelli, Milano, 2009
Cantarella Eva, Dammi mille baci. Veri uomini e vere donne nell’antica Roma, Feltrinelli, Milano, 2012.
Foucault Michel, La volontà di sapere: storia della sessualità 1, Feltrinelli, Milano, 1976, p.4.
Saraceno Chiara (a cura di), Diversi da chi? Gay, lesbiche e transessuali in una città metropolitana, Guerrini, Milano, 2003.

Immagine | Roberto Taddeo

CONDIVIDI
Exit mobile version