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L’osservazione. Ovvero come comprendere la società ed essere felici

osservazione
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In sociologia è un metodo di ricerca, come d’altra parte lo è per la scienza in generale, ma io lo voglio proporre qui come metodo di approcciare alla vita che ci circonda e che rischia altrimenti di sfuggirci in molti dei suoi significati. Sto parlando dell’osservazione del mondo, che personalmente è anche un modo per collezionare atomi di felicità, una felicità molto appartata, non risolutiva e incompresa.

Cos’è quel cumulo di macerie in fondo alla via di casa? Era un capannone industriale? Che storia ha? Ci vive qualcuno la notte? E quelle scritte sui muri: chi le ha fatte, quali storie, emozioni, umanità ci restituiscono? E la vecchia macelleria all’angolo che chiude a fine mese? Lascerà il locale sfitto? Cosa aprirà?

Sono domande che popolano continuamente la mia esistenza, e ne sono assillato con piacere estremo. Per questo vi propongo l’osservazione come approccio alla vita, fondamentalmente perché a me piace. Certo, non pretendo che piaccia anche a voi, ma sappiate che c’è qualcuno, tipo me, che può farne una ragione di vita.

L’osservazione mobile: dal finestrino del treno

@Andrea

Il sociologo Erving Goffman la chiama “estensione dei territori del sé”. Accade quando capiamo di essere fatti anche dell’ambiente che ci circonda. E lo vogliamo inglobare. Accade, spesso, guardando fuori dal finestrino del treno. E anche se l’alta velocità riduce le possibilità di cogliere la profondità, rimane a chi la cerca quella sensazione di essere al di fuori dei confini del proprio corpo.

È questo lo stato d’animo ideale per praticare l’osservazione mobile: qualcosa scorre e noi lo intuiamo, introiettiamo, fotografiamo (mentalmente o con lo smartphone), a seconda della velocità a cui ci muoviamo.

Distese di campi di cui ci chiediamo: come hanno potuto superare indenni l’era industriale? Forse perché sono di proprietà di qualche multinazionale che pratica agricolture intensive? Oppure sono piccole proprietà ancora in mano a sanguigni contadini?

Cattedrali della modernità per lo più in disuso, come capannoni industriali dismessi, enormi striscioni “vendesi”, fari nella notte puntati su parcheggi per scambisti, reattori nucleari spenti per via refendaria, ciminiere che fumano fumi palesemente tossici senza neanche tossire mai.

Templi dell’ipermodernità, come stazioni avveniristiche (vedi la Mediopadana sulla linea Bologna-Milano), inceneritori lucenti e colorati (Brescia), infrastrutture per i pendolari del capitalismo competitivo (i binari dell’alta velocità, le quarte corsie delle autostrade), invadenti aree commerciali che replicano se stesse ogni cento chilometri (Mercatone Uno, Mondo Convenienza, Ikea, Media World, Mercatone Uno, Mondo Convenienza ecc.), e che ci fanno quasi genuflettere tanto sono potenti e divinatorie.

Situazioni umane ferroviarie, come insediamenti più o meno precari lungo binari dismessi, addetti alle pulizie cingalesi che raccolgono i mozziconi proibiti, macchinisti ferrovieri che depositano treni nei magazzini dell’immaginazione.

L’osservazione urbana: la strada di una città

@p-b70

Sono rimasto sconvolto dall’evoluzione degli ultimi due mesi della porzione di città in cui vivo. In così poco tempo un casinò ha preso il posto di un negozio “tutto a 1€” e un centro scommesse quello di uno studio di ingegneria. Capite bene che un cambiamento del genere rivoluziona la vita di un quartiere e dei suoi abitanti, aprendo alla vita notturna spazi che prima erano diurni e creando malumori tra gli abitanti del condominio che ospita i due “luoghi del peccato”.

Al di là di questi cambiamenti più evidenti, ve ne sono mille altri che rimangono nascosti se non si cammina per la città con spirito di osservazione. Noteremo i paesaggi urbani (e non) modificarsi più o meno lentamente, per una strada in più, una bottega in meno, un palazzo storico decadente trasformato in un centro direzionale, una nuova stazione, una fermata dell’autobus cento metri più in giù, dieci nuovi Compro Oro alla settimana, un negozio di intimo ogni quattro passi in centro storico. Sono cambiamenti che magari si notano, ma non si osservano. Non si guardano cioè con la concentrazione necessaria per leggervi dei mutamenti sociali, o anche solo di prospettiva personale.

L’osservazione umana: corpi e comportamenti

@Miguel Teixeira

Treni, città, aerei, centri commerciali, acquari, ascensori, agriturismi, spiagge. Qualsiasi posto è buono per osservare la specie umana. Corpi contadini, bruciati da anni di sole e terra, corpi fordisti, logorati dai ritmi della catena di montaggio, corpi liberisti, dimagriti da iniezioni di individualismo o ingrassati da strati di hamburger.

E non farsi mancare mai una sana osservazione dei comportamenti. Cosa succede in un gruppo di adolescenti alle prime uscite serali, se c’è quello relegato ai margini che non parla mai e vorrebbe essere da un’altra parte ma leggi sociali spietate gli impongono di stare lì.

Come si comportano le società nelle relazioni di confine, ossia le persone autoctone nei confronti di quelle straniere, se è diffusa un’etica della compassione, della tolleranza, del disprezzo o del pieno riconoscimento del comune destino umano.

Come cambiano i comportamenti reciproci in base al contesto in cui ci troviamo: il vagone di una metropolitana, un bar di paese, un sentiero di montagna.

Sono tutti esempi di come dalla vita di tutti i giorni, con un pizzico di attenzione in più, possiamo ricavare informazioni che ci aiutano a comprendere, o quantomeno leggere, i fenomeni sociali. Che poi da questo si possa trarre godimento, beh forse è un problema mio.

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