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Caro Thohir, una squadra è lo specchio del proprio allenatore

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Se è vero che tre indizi fanno una prova la stagione dell’Inter è disseminata di prove schiaccianti, l’ultima della quale dice tre punti in quattro partite (di cui tre in casa) contro Atalanta, Udinese, Livorno e Bologna, non certo degli squadroni travolgenti, ed Europa League che si allontana sempre di più. Mancano sei giornate, quattro delle quali contro Parma, Napoli, Milan e Lazio.

Riuscirà una squadra tanto in crisi di risultati ad uscire nelle partite più difficili? Attendiamo e vediamo, questo però poco influenzerà il giudizio su questa stagione, ultima di Moratti, almeno in alcune scelte.

In un paese dove giornalisti politici e sportivi sono abituati a dire tutto e il giorno dopo il suo contrario, sembra corretto non tanto dire “L’avevamo detto” quanto dimostrare come la mediocrità della stagione nerazzurra abbia iniziato ad accumulare indizi già da novembre.

Tralasciando anche per un attimo l’insostenibilità delle dichiarazioni pre e post partita (cosa dice ai giocatori “è un periodo che siamo sfortunati”?), Walter Mazzarri dovrebbe commentare i numeri: l’Inter è oggi una squadra con una rosa decisamente più completa ma che ha meno punti di un anno fa con Stramaccioni, giovane promessa (a torto) sottovalutata.

Neanche l’arrivo di Hernanes, un giocatore unico per talento e personalità, ha portato ad una svolta: il motivo non è “il processo di crescita” parola quanto mai abusata da Mazzarri e giornalisti -e Rudi Garcia dove l’ha messo sto processo di crescita? La Roma gioca così dalla prima giornata di campionato-, ma la totale apatia ed inconsistenza di una squadra che dopo un anno non ha certezze, gioco, personalità.

Gioco poco propositivo eppure difesa quanto mai incerta, un’insistenza sui “suoi” giocatori anche quando non stanno bene al limite dell’imbarazzo, un 3-5-2 che fa acqua da tutte le parti: quando ti accorgi che una squadra non ti segue non è sinonimo di bravura saper cambiare anche rispetto alle proprie idee?

Inutile poi sottolineare come quest’anno Mazzarri non abbia lanciato neanche un giovane, con Kovacic lasciato in panchina alla prima giornata storta. Icardi, pur arrivando da una super stagione alla Samp, ha iniziato a vedere il campo a febbraio.

La valutazione di questa stagione dell’Inter non può che essere fallimentare, come l’anno scorso ma con meno attenuanti. Si possono anche trovare tutte le scuse di questo mondo, caro Erick Thohir, e andare avanti con l’allenatore toscano, ma guardando al calcio vero, quello che conta, è difficile non rendersi conto che una squadra è lo specchio del proprio allenatore.

La macchina perfetta di Guardiola, i guerrieri blu di Mourinho, una Roma mai così spettacolare guidata dal suo comandante francese, una Juve solida e con un gioco asfissiante, il Napoli sornione di Benitez, il Real spettacolare di Ancelotti, il Borussia folle di Klopp, il Barcellona pratico del Tata Martino, l’Atletico invincibile e tostissimo di Diego Pablo Simeone.

Proprio lui, El Cholo, quello che i tifosi neroblu sognano sulla panchina dell’Inter per iniziare davvero una nuova era di battaglie e di successi. Caro Erick Thohir, la stagione volge al termine: è ora di cambiare.

Immagine|Inter

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