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Il tè kombucha fa bene? Benefici e rischi

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@iris

Dopo aver spiegato attentamente di cosa parliamo quando diciamo Kombucha oggi vediamo i benefici e i rischi del bere il kombucha tè cercando di rispondere a delle semplicissime domande.

Perché dovrei bere il Kombucha?

Ti state già preparando psicologicamente al momento in cui dovrete spiegare a tua madre che sì, stai bevendo l’acquetta in cui era a mollo un fungo (no fungo, buuu), e presto vorrai cimentarti a coltivarlo tu stesso a casa sua? Fai gran benone, per tutti questi motivi:

  • A differenza di altri cibi probiotici, il kombucha tè è buono. Il gusto base dipende dal tipo di tè utilizzato (scelto personalmente quando la preparazione avviene a casa) ma in ogni caso è dolce, ma non troppo, conservando il retrogusto amarognolo tipico dei tè più forti. Gran parte dello zucchero utilizzato nella preparazione viene infatti “mangiato” dal fungo che al suo posto rilascia nel tè dei benefici batteri.
  • Diversamente da ogni altro tè in commercio, il kombucha è lievemente frizzante ed è estremamente “pulito” nella consistenza e nel colore,  ricorda il sidro o l’aceto per colore e densità, pur mantenendo l’ inequivocabile sapore del tè.
  • è un potente depurativo che aiuta fegato, milza, reni e intestino a sbrigare le funzioni fisiologiche qualora non voleste diventare devoti di Santa Alessia (Marcuzzi).
  • Queste qualità, unite all’acido glucuronico (naturalmente presente nel sangue e nelle urine) prodotto dalla fermentazione, la caffeina e lo zucchero del tè, lo rendono un perfetto “hang-over tonic”, in grado di eliminare eccessi di alcol – o insulina – nel caso ti fossi tuonato di carboidrati complessi, la mattina dopo una nottata di eccessi.
  • Promuove il consumo dei lipidi e l’attivazione del metabolismo per le persone che hanno una digestione molto lenta o in generale faticano a “carburare”.

Per cui si, il kombucha tè fa bene …

@Ed Summers

“Rischi” derivati dalla fermentazione alcolica del Kombucha

Qualche anno fa l’assenza di una legislazione specifica in materia alla produzione di kombucha, unito al suo “boom” sul mercato salutista americano, hanno reso la sua distribuzione industriale un terreno fertile per gli affari, attraendo i soliti speculatori pronti ad operare in condizioni igieniche vituperabili. Immaginatevi cantine di Bangkok piene di vasche da pesci rossi riadattate allo scopo di produrre i nostri simpatici pancake scoby. Aggiungete qualche colonia di insetti pelosissimi.

Rabbrividite pure. La celebre catena Whole Food Center per un periodo ritirò volontariamente tutto il kombucha in vendita, in seguito al ritrovamento in alcune lattine di kombucha eccessivamente fermentato (probabilmente perché contenente dei pezzi di scoby grandi abbastanza da continuare la fermentazione anche una volta che il tè era stato imbottigliato) che superava il limite di 0,05% di gradazione previsto per le bevande non alcoliche. Ma si tratta comunque di gradazioni ridicole. Non vi ubriacherete col kombucha casereccio, state tranquilli. Il rischio principale è che in condizione igieniche scarse, insieme ai batteri benefici, utili a ripulire il sangue dalle tossine, si creino delle muffe nocive e potenzialmente tossiche.

Le conseguenze della loro introduzione nell’organismo potrebbero ridursi a un semplice mal di pancia o ad un po’ di nausea, ma per chi ha il sistema immunitario già compromesso, ad esempio i malati di AIDS, potrebbero essere più serie. Oggi se comprate (in Italia quasi esclusivamente online) del kombucha preparato industrialmente siete più che sicuri e se vi imbarcherete nella divertente avventura di produrlo in casa dovrete semplicemente stare attenti alla pulizia, come fareste in ogni caso per la preparazione di qualsiasi cibo… la banale salmonella è ben più pericolosa e sempre in agguato come quei temibili acari della polvere delle pubblicità. Guardate anche l̶o̶ ̶s̶p̶i̶e̶g̶o̶n̶e̶, la ricetta per preparare il kombucha a casa.

 

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