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Il futuro di Venezia è una visione onirica reale

il futuro di venezia
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Il futuro di Venezia è la pista d’atterraggio ideale di questo breve volo che ha toccato alcuni nodi aperti di una città tanto ostica quanto poetica: l’ambiente, il turismo e l’abitare.

Il futuro di Venezia: sogni e immaginari

Dagli articoli precedenti, e dai resoconti dei media in generale, si deduce quello che è ormai diventato un luogo comune: Venezia è in declino. E da decenni ormai. Fattori economici, sociali, ambientali, demografici, tutto sembra portare a questa inevitabile conclusione. Solo il turismo regge, sorretto da un’immagine globale poderosa ed inattaccabile.

Ed è proprio nella sua immagine il futuro di Venezia. Venezia non muore, benché in lenta agonia, perché la sua forza risiede nell’immaginario, nell’immateriale. Venezia è l’isola che non c’è che in realtà esiste, è tangibile, raggiungibile. è un sogno a portata di mano.

La speranza per il futuro di Venezia è che questo sogno sia in grado di salvarla, a dispetto di se stessa, dei pochi residenti stizziti e passivi, dei turisti-pantegane, di quel catino fragile ed unico al mondo che è la sua Laguna. Magari all’ultimo minuto, prima dell’acqua alta definitiva, biblica; o prima che una “grande nave” giochi con lei come la Concordia al Giglio.

Il futuro di Venezia: fatti e persone

A parte questa componente onirica, quali segnali concreti – magari isolati, embrionali, umili, addirittura ingenui – possono alimentare speranze per il futuro di Venezia?

Il commissariamento del Comune, avvenuto un paio di mesi fa a seguito delle dimissioni del Sindaco per l’affaire-Mose, può essere traumatico quanto utile. Venezia ha un numero pletorico di dipendenti pubblici, ed una cultura civica talora lassista, e un po’ di spending review non può che farle bene. A patto, attenzione, di tagliare stipendi e posizioni sovrannumerarie, non servizi e politiche sociali.

Il futuro di Venezia passa anche per le elezioni del nuovo Sindaco, in tardo autunno o primavera, in un panorama politico scosso per la prima volta dopo decenni di immobilismo. La città potrebbe sviluppare alcune tracce già formalmente presenti (come il premio come Smart City per la mobilità nel 2012), ed altre ancora informali, spontanee, che fanno di Venezia, quando funziona, un sogno realizzato.

Inevitabilmente il futuro di Venezia passa per una buona gestione delle sue enormi risorse culturali, il che comporta la capacità di canalizzare al meglio le risorse finanziarie che giungono in città, da tutto il mondo, a sostegno delle prime; invece di molti soggetti privati, spesso entusiasti ma impreparati, occorre un unico soggetto (meglio se misto pubblico-privato, meglio ancora se europeo) che raccolga tutti i fondi e li convogli ai beneficiari individuati in ordine di priorità. Vedere l’hotel a 6 stelle per magnati arabi a fianco dell’oratorio seicentesco che perde pezzi è avvilente.

Infine, bisogna riconoscere e valorizzare quelle categorie di persone per cui Venezia è ancora viva, attrattiva, pulsante. È ancora una città da abitare, non solo da consumare: artisti, intellettuali, artigiani. Creativi che riescono ad avere in affitto una bottega di 20 mq e a riempirla con la loro idea di Venezia. Studenti non frettolosi, in grado di dare sostanza ai loro sogni.

Il futuro di Venezia riparte soprattutto da loro. Da chi, al netto delle tante difficoltà presenti (prezzi, acqua alta, trasporti difficili, lontananza dalla terraferma, abitazioni) ha trovato l’isola che c’è.

Immagine | pippozzo85

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