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Fenomenologia del bimbominkia

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[divider scroll_text=”il castello di Magus”]

Lunga vita e prosperità, o viandanti che accumulano carisma per passare di rango in città, spero siate calmi e tranquilli perchè io non lo sono. Oggi sono sul piede di guerra con una risma di individui che si è evoluta nel corso degli ultimi tre lustri sotto ai miei occhi: i bimbiminkia.

Cosa sono questi mitologici esseri che si moltiplicano come i funghi di un’epidemia di TBC? La sempreverde Nonciclopedia li definisce così:

Il bimbominkia, sia esso maschio o femmina, è tipicamente di età compresa fra i 9 e i 18 anni, anche se non mancano eccezioni come Mr. Lui. Lo si riconosce principalmente per il suo modo di scrivere in chat e per i luoghi virtuali dove lo si può trovare; ha uno sprezzo totale dello stile classico e compatto di molti programmi e servizi del tempo che fu (vedi IRC), ai quali preferisce cose luminose, rumorose, colorate e lampeggianti con le quali può allegramente sgretolare i maroni a tutta la sua lista di contatti di MSN. Quando scrive su MSN, dato che utilizza una media di 8 emoticon per ogni lettera, riduce i suoi messaggi a dei geroglifici. Di solito si esprime usando solo faccine del cacchio nella convinzione di vivere in un SMS con tutte le relative abbreviazioni. Solitamente adora dire in giro che ascolta i Finley o i Tokio Hotel (TH per i veri fan), li sogna perennemente single ed eterosessuali sperando inutilmente che anche lui/lei possa essere nei loro pensieri, ed è disposto a tutto per difendere i suoi beniamini dalle maldicenze della gente invidiosa. (…)

Nella vita reale (perché purtroppo esiste), il bimbominkia vive in piccoli branchi legati a diversi giochi online come Counter Strike. Il bimbominkia compra solo giochi per la Play e piglia per il culo tutti quelli che non hanno la Play, ma che invece sono costretti a passare il tempo davanti a un obsoleto Nintendo DS o Wii.

Qualcuno si chiederà da dove sbucano, o quantomeno se sono sempre esistiti. La risposta è: no. La teoria più credibile è che si siano autogenerati come un ramo anomalo della categoria dei nerd, che ha poi preso vita propria e si è isolata dal resto del gruppo. Ma studiamo in modo più approfondito la cosa…

Erano gli anni ’90, la macchina videoludica iniziava a svilupparsi e a occupare la mente dei pargoli in modo sempre più preponderante. Un buon osservatore poteva notare il drastico cambiamento delle abitudini dei ragazzini che passarono dal “Vado giù a giocare!” al “Vengono qui Tizio e Caio a giocare alla Play!”.

@Sergey Galyonkin

Questo ha causato in primis una serie di adattamenti fisici: i bambini grassi sono aumentati drasticamente, quelli mingherlini tanto quanto, ma peggio ancora sono andati perduti tutti quegli schemi motori che un tempo erano naturali: andare nel bosco, saltare un fosso, arrampicarsi su un albero sono lentamente diventati qualcosa fuori dalla portata dei ragazzini che in cambio diventavano sempre più esperti nelle acrobazie virtuali.
Avete presente il famoso film Il piccolo mago dei videogames col bambinetto che fa fatica a parlare e a socializzare per mille motivi, ma in cambio è il signore supremo del Nintendo? Questi ragazzini hanno formato il “brodo primordiale” di esperti e veterani, che, avendo provato e assistito di pari passo all’evoluzione videoludica, possedevano un buonsenso naturale.

È grazie anche a loro se abbiamo titoli di grandissimo valore quali Zelda, Resident Evil, Splinter Cell, Age of Empires et similia, giochi tanto buoni che tuttora sono usati, conosciuti, presi ad esempio e diventati canone. Il disastro viene con la generazione successiva.

@animaster

Chi giunse dopo non aveva la benché minima idea di cosa fossero 8 bit, di quali potessero essere delle valide alternative al salotto, di cosa ci fosse fuori dalla porta di casa e di cosa sia un lavoro fatto bene. Hanno iniziato con la PSX, già troppo moderna e piena di titoli dalle forme più svariate, piena di agevolazioni user-friendly, con una grafica e un gameplay tali per cui era già tutto molto semplice e diretto: le evoluzioni drastiche che si potevano osservare da un Atari 2600 a un Super Nintendo non c’erano più.

Stavano anche andando a sparire le riviste specializzate, poiché Internet le ha lentamente scalzate tutte. Spariva il passaparola. Con il web aumentava il grado di separazione del protobimbominkia rispetto agli altri. Non trovando più un riscontro nella vita reale, appare la chance di sentirsi onnipotenti nerdizzandosi su giochi dove si poteva ottenere il massimo dello spettacolo con la minima fatica, sentendosi “fighi”.

Ed ecco che, come un’infezione, quei giochi che prima d’ora erano stati criticati e ghettizzati dalla gente sensata, riescono ad attecchire e, peggio ancora, a proliferare! L’incremento del nuovo tipo di giocatori fa gola alle industrie videoludiche e, di conseguenza, ecco quintali di titoli che, a dispetto del costo, presentano solo grafica, ma non tecnica. Qualunque osservatore neanche tanto attento potrebbe notare che in alcuni giochi si tratta di premere il medesimo tasto per ore. Ma a questa gente interessa sempre meno, non sapendo cosa ci fosse prima.

I più incalliti filosofi potrebbero paragonare la vicenda alla caverna di Platone: se incateniamo dalla nascita delle persone in una caverna con la faccia rivolta verso il muro e la schiena all’entrata, del mondo vedranno solo le ombre proiettate sul muro. Per loro la realtà saranno le ombre e sarà impensabile che ci sia altro.

Il grado più devastante deve arrivare ancora: la quantità supera la qualità, l’infezione arriva al cervello del mondo dei videogiochi. I bimbiminkia entrano nei betatest, il che comporta che hanno potere decisionale e possono pilotare ciò che uscirà dalle industrie. È il declino del videogioco che tiene la mente sveglia, è l’avvento del videogioco impasticcatore. Non c’è più il gusto di finire il gioco, c’è la smania di completare obiettivi idioti che portano via giorni e ore e rendono solo gettoni virtuali o comunque rubano vita reale in cambio del nulla più assoluto. E a costoro va bene così, perchè si ritengono fighi.

@Ian D
@Idhren

è il motivo per cui consiglio di paragonare Bayonetta e Heavy Rain. Sono due filosofie a confronto: per la prima la grafica e il senso di onnipotenza sono tutto, per la seconda invece vince un buon uso della mente.

Mi piacerebbe che si accendesse un confronto: gradirei sentire entrambe le campane, posto che non intendo ergermi a giudice, essendo palesemente di parte.

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