La cronaca di questa gara e il successo di Hamilton sono privi di ogni significato per quello che è capitato allo sfortunato Bianchi. La dinamica dell’incidente ha dell’incredibile. La Marussia del pilota francese esce di strada alla curva 12 e va ad impattare il carro attrezzi che stava spostando dalla pista la vettura di Adrian Sutil, uscito poco prima di strada per un errore.
L’impatto è violentissimo e il rollbar della macchina del francese va in pezzi con il pilota privo di conoscenza nell’abitacolo. La gara, che si stava concludendo con una grande prestazione di Hamilton, viene opportunamente sospesa e la premiazione si svolge in un clima surreale di silenzio e preoccupazione in cui gli stessi piloti sono costretti, più per esigenze di sponsor, a rilasciare delle dichiarazioni.
L’imbrunire scende molto rapidamente e lascia spazio a tante polemiche su come si sia svolta la corsa, sui soccorsi, le regole del parco chiuso, l’ingresso ritardato dalla Safety Car. Tuttavia, più che polemizzare su quello che andava fatto, è opportuno che la FIA e tutto il circus si prendano un tempo di riflessione.
Con l’immagine di quella macchina in pezzi e il pilota esanime nell’abitacolo è come se la mente degli appassionati fosse tornata indietro di 20 anni con altri piloti protagonisti, nel terrificante week-end di Imola in cui persero la vita Ayrton Senna e Roland Ratzenberger.
Bianchi versa in condizioni critiche e ci auguriamo tutti che sappia risollevarsi da un momento così difficile per lui e per chi segue le corse con passione. È il momento del silenzio e non della spettacolarizzazione della tragedia. Forza Jules!
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