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Disoccupati, inoccupati, scoraggiati: un po’ di chiarezza

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Quanti sono i disoccupati in Italia? Sembrerà strano, ma a questa domande non è così facile rispondere, né le cifre, una volta elaborate, lasciano tutti soddisfatti. Proviamo intanto a riassumere qualche dato di partenza. Ai sensi della normativa vigente, semplificando possiamo dire che è disoccupato solo chi sia privo di lavoro e dichiari al Centro per l’Impiego con un apposito modello, la propria immediata disponibilità allo svolgimento di un’attività lavorativa. Questi uffici sono per intenderci l’ex collocamento, le cui competenze sono transitate negli scorsi anni dal Ministero del lavoro alle Province, e che tra qualche settimana dovrebbero essere tra l’altro oggetto di una importante riforma.

Evidentemente questa definizione normativa non ricomprende tutti i casi che possiamo definire di “non occupazione”, poiché ad esempio non contempla quanti pur privi di occupazione, cercano lavoro ma non siano iscritti al già citato ufficio (i quali, sia detto per inciso, si portano dietro problemi decennali di non facile soluzione quanto a efficienza e a pastoie burocratiche) oppure quanti più semplicemente pur senza lavoro non lo cerchino più: i cosiddetti scoraggiati.

L’Istat (l’Istituto nazionale di statistica), trimestralmente attraverso la Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro è l’ente pubblico deputato a fornire le cifre ufficiali in tema (non solo) di occupazione, e a partire dal 2004 tale indagine ha assunto carattere continuativo anche al fine di rendere possibile una comparazioni con gli altri paesi dell’Unione Europea, nel calcolo delle persone in cerca di occupazione.

Ebbene, secondo gli ultimi dati pubblicati nei giorni scorsi, nel mese di agosto 2013 il tasso di disoccupazione era pari al 12,5 % vale a dire 3,07 milioni di persone (il calcolo viene compiuto sulla fascia di età tra i 15 e i 64 anni). Ma a questa platea vanno però aggiunti quanti pur non cercando fattivamente impiego sono disponibili a lavorare, oppure lo cercano, ma non sono subito disponibili: pari a 2,899 milioni di persone, con una percentuale dell’11,4%). Ecco perché tutti i principali giornali hanno aperto nei giorni scorsi con la notizia dei sei milioni di “non occupati”.

Problemi ancora più complessi, in tema di conteggio dei non occupati, riguardano la fascia giovanile della popolazione (dai 15 ai 24 anni) di cui ci occuperemo prossimamente.

Ma che le dinamiche in tema siano molto complesse basti riportare quanto dichiarato recentemente da Enrico Giovannini, Ministro del lavoro ed ex Presidente dell’Istat: potrà apparire paradossale ma quando ci sarà la ripresa economica, il tasso di disoccupazione – come sopra calcolato – è destinato a crescere, poiché vi sarà un ritorno degli scoraggiati nel mercato del lavoro.

Immagine|Istat

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