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Diritto di uccidere: il secondo emendamento caro agli Stati Uniti

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(a cura di Jury Livorati)

Stragi e armi da fuoco. La strage di Orlando, Florida, dove un cittadino americano ha ucciso oltre 50 persone in club frequentato dalla comunità gay, ha dato voce alle più svariate valutazioni. Le origini dell’assassino hanno acceso l’odio razziale in chi è alla continua bisogno di capri espiatori e il presunto legame dell’uomo con ISIS ha puntato i riflettori e le attenzioni dei salotti televisivi sul terrorismo. In questo mare di follia, omofobia e fondamentalismo c’è un elemento che merita attenzione in quanto frutto di leggi dello stato e rivendicazioni politiche: il possesso di armi da fuoco.

Costituzione americana. Il diritto dei cittadini americani a possedere armi da fuoco è sancito dal secondo emendamento della Costituzione, che recita:

Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una milizia ben organizzata, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non può essere infranto.

Più di due secoli invano. L’articolo risale al 1791, ma nessuno sembra ritenerlo superato o considerare che in oltre duecento anni sono cambiate tipologie, tecnologie, reperibilità e letalità delle armi. Diverse sentenze della Corte Suprema hanno ribadito il diritto degli americani ad armarsi.

Pistole battono caffè. Qualche mese fa il presidente uscente Barack Obama ha portato l’attenzione sulla necessità di ridurre la circolazione di armi da fuoco negli USA. La stessa idea espressa dalla candidata Hillary Clinton a margine della strage di Orlando. Ma le lobby del mercato delle armi, attraverso media e politici finanziati a peso d’oro, hanno un peso rilevantissimo e riescono ad impedire ogni cambiamento vada in senso contrario ad una maggiore liberalizzazione della vendita delle armi. Uno studio recente ha rilevato che negli USA ci sono più negozi di armi che filiali di Starbucks.

Illegittima difesa. Ma non è solo questo: moltissimi americani non sono per nulla intenzionati a rinunciare al secondo emendamento. Se trionfano sgomento e clamore davanti a sparatorie più o meno terrificanti (nel 2015 se ne sono registrate 325 in totale, quasi una al giorno), è un dato di fatto che negli USA ci sono più armi che persone e che un americano su tre possiede almeno un’arma da fuoco. Il 40% dei cittadini è d’accordo con il famoso secondo emendamento. Il possesso di armi a fini di legittima difesa ha una sua logica e può non sembrare insensato, ma sappiamo quanti sono i costi in vite umane connessi a questo “diritto”. Negli USA sono 80 milioni i possessori registrati di armi e circolano circa 300 milioni di armi (fonte: The Guardian). Ogni anno negli Stati Uniti sono vendute circa 4,5 milioni di armi, tra le quali circa 2 milioni di pistole.

Il sangue degli innocenti. Omar Mateen, autore della strage di Orlando, aveva acquistato in piena legalità un fucile ed una pistola solo la settimana scorsa. Già sospettato di legami col terrorismo ed interrogato due volte nel 2013 e nel 2014, Mateen non ha incontrato difficoltà ad armarsi a piacere. Al di là di un’affiliazione vera o presunta con ISIS, già conosciamo un’amara verità: ci saranno altri folli che, spinti dai più diversi moventi, approfitteranno della libertà di armarsi concessa da un documento di oltre due secoli fa e massacreranno altri innocenti. E tra una strage e l’altra, il solito fiume di parole. Le lobby delle armi non faranno un passo indietro: da sempre il loro interesse ha a che fare con il sangue degli innocenti.

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