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Come scegliere un vinile

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Ormai parlare di “ritorno del vinile” non fa più notizia. Da qualche anno infatti il supporto musicale più duraturo e affascinante della storia è tornato prepotentemente di moda e se nei primi anni duemila era ancora possibile trovare scatoloni pieni di dischi abbandonati accanto ai cassonetti dell’immondizia, oggi come oggi potete smettere di sperare.

Il fatto è che a inizio anni ’90, con l’avvento del cd (e poi più avanti dell’mp3) nessuno avrebbe scommesso che un supporto come il vinile, ormai ritenuto superato, potesse tornare a nuovo splendore.
Le case discografiche videro nel cd l’occasione per far ripartire un mercato oramai stagnante: le persone avrebbero acquistato nuovamente in digitale le opere di cui erano già in possesso su vinile e inizialmente fu davvero così. Nuove produzioni e vecchi dischi vennero venduti quasi esclusivamente in cd e la fetta di mercato del vinile andò via, via diminuendo.

Date le premesse, il ritorno del vinile è un fenomeno più unico che raro.
Tra i complici di questo “miracolo” sicuramente possiamo annoverare il grande successo del fenomeno vintage, una nutrita nicchia di appassionati che non hanno mai smesso di far girare il piatto ed il Record Store Day, la giornata per la salvaguardia dei negozi di dischi nata negli States nel 2007 e sostenuta in Italia da Radio Capital.

Attualmente sono numerose le mostre di vinile che si svolgono in diverse parti d’Italia ed è sempre più frequente trovare banchi di dischi anche nei mercati e mercatini dell’antiquariato. Questo vero e proprio collezionismo di massa sta anche spingendo molti artisti a stampare le proprie nuove opere in vinile. Ma come scegliere un vinile? Se siete dei neofiti, il vostro primo acquisto potrebbe rivelarsi deludente. Ecco perché voglio darvi qualche piccolo consiglio su come scegliere un vinile, da ricordare mentre valutate se portare o meno a casa il disco che avete in mano.

A sinistra il 33 giri dell’album Rimmel di Francesco De Gregori, a destra un 45 giri de I Corvi contenete solo due brani.

1. Come scegliere un vinile: 45 o 33 giri?

Partiamo dalle basi: i formati. Alle mostre o sulle bancarelle vi troverete a scegliere tra 45 e 33 giri. Il 45 giri ha avuto la sua massima fortuna negli anni ‘60, suonato in spiaggia attorno a un falò, in auto nei mangiadischi, nelle fonovaligie o nei juke-box. La sua caratteristica è di contenere una sola canzone per facciata: sul lato A il brano di punta, sul lato B una canzone secondaria per circa 8 minuti di musica complessivi.
Il 33 giri, conosciuto anche come long playing, nasce più tardi dall’esigenza di poter contenere l’opera intera di un artista. Se siete ai primi acquisti molto probabilmente la vostra scelta ricadrà sul 33 giri così da poter ascoltare l’intero album di un artista piuttosto che una singola canzone. Al contrario vi indirizzerete sul 45 giri se siete fan di uno specifico artista e state cercando delle versioni particolari o uscite solo in questo formato (come ad esempio “La canzone del sole” di Lucio Battisti).

A sinistra una copertina con evidenti segni di usura. A destra un disco dalla copertina praticamente intatta.

2. Mint o non mint

Fatta esclusione per le ristampe recenti (moltiplicatesi in questi ultimi anni) e le nuove pubblicazioni, quando ci apprestiamo all’acquisto di un vinile in un negozio o a una mostra stiamo parlando di un oggetto che porta sulle spalle diversi anni di età e usura.
Per questo motivo è importante saperne valutare le condizioni generali. In questo la discriminate fondamentale è se state facendo un acquisto per collezione o per ascolto. Se il vostro obiettivo è la collezione l’integrità del prodotto avrà un’importanza assoluta. La copertina dovrà essere mint, cioè non dovrà avere segni di usura, piegature, né strappi, il disco non dovrà avere graffi e il foro centrale dovrà essere vergine.
Se invece quello che vi interessa è l’ascolto, le condizioni della copertina passeranno in secondo piano, anzi qualche segno del tempo potrà essere una buona scusa per strappare un prezzo migliore. Quel che conta in questo caso è lo stato del disco: un vinile troppo usato non permette un ascolto godibile, qualche “cric, croc” può risultare romantico, troppi sono fastidiosi. Il modo migliore per assicurarsi che il disco non sia troppo sciupato è guardarlo con attenzione in controluce e valutare l’eventuale presenza e quantità di graffi.

A sinistra un disco in cui si nota l’usura dell’etichetta intorno al foro. A destra un vinile che non è mai stato messo sul piatto.

3. Il foro centrale

Vi potrà capitare di trovare dischi pubblicizzati come “mai suonato”. Di solito il prezzo di questi vinili è anche più alto proprio perché oltre al valore intrinseco del singolo disco ne viene valutata l’integrità. La buona notizia è che esiste un modo per accertarsi che sia davvero così. Se il disco che avete in mano non ha mai suonato, la superficie dell’etichetta intorno al foro centrale non avrà difetti e non presenterà i caratteristici avvallamenti e segni (visibili sempre in controluce) che si creano quando mettendo il disco sul piatto non si centra il foro al primo colpo.

Primo 33 giri di Battisti. A sinistra prima stampa del 1969 siglata BIEM a destra seconda stampa del 1970 con marchio Siae.

4. Prima o seconda stampa

Come accade per i libri, anche di molti dischi esistono altre stampe oltre la prima. In generale, soprattutto se il vostro acquisto è ai fini di una collezione, la prima stampa è da privilegiare perché solitamente più rara e di maggior valore (anche se esistono delle eccezioni). Ma come riconoscerla? La stampa del disco si riconosce dai numeri e lettere incisi vicino all’etichetta (come sempre dovete guardare il disco in controluce per individuarli) o dall’etichetta stessa. Ad esempio, parlando di dischi italiani, i vinili stampati prima del 1970 riportano la sigla BIEM che fu sostituita proprio a partire da quell’anno dal marchio Siae. Se siete in cerca di un disco in particolare è buona norma documentarsi accuratamente prima di procedere all’acquisto.

Alcuni artisti all’esordio hanno stampato per case discografiche piccolissime e in poche copie. I dischi di Vasco Rossi più ricercati sono su etichetta Lotus.

5. Valutare il prezzo

Come capire se il prezzo di un disco è davvero proporzionato al suo reale valore? Escludendo per un attimo il valore emotivo che ognuno di noi attribuisce ad un determinato disco e che in molti casi potrebbe essere superiore al reale valore monetario, concentriamoci su alcuni aspetti oggettivi. Sicuramente l’integrità del disco, la stampa, l’edizione (limitata oppure no) e la sua rarità sono fattori che incidono sul prezzo. Anche la morte dell’artista comporta un aumento di valore della sua discografia, soprattutto nelle versioni in edizione limitata. È il caso ad esempio di David Bowie. Esistono poi album il cui particolare valore è determinato dalla copertina. Copertine censurate o che riportano errori e per questo ritirate dal mercato hanno spesso un valore molto alto. In caso di dischi di particolare valore, buona norma è sempre cercare di documentarsi il più possibile prima dell’acquisto.

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