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Chievo-Napoli 0-1, tutti i numeri per non parlare di scudetto

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@marte.com

Rieccoci. Come vanno le cose, eh? Lo so, lo so. Molto bene, capisco. Ascoltate, io non ce la faccio e andrò dritto al punto: forse non avrete mai pensato di tradire il vostro partner – e ok, sono disposto a credervi – o di cambiare squadra – vi credo, anche per me significa nulla – ma quanti di voi ieri sera, dopo Chievo-Napoli 0-1, non hanno pensato anche una volta sola alla parola scudetto? Bugiardi. Lo ha fatto anche Sarri, in un certo senso: “Chi pensa allo scudetto non entra nel mio spogliatoio”. Tutti fuori, mister.

Quelli di Lenius.it sono così gentili da ospitare me e la mia rubrica nel loro spazio, e con ragionevolezza dovrei tenere piuttosto bene a mente ciò che mi suggeriscono di fare (“I pezzi dove ti lasci andare tirano di più”). Vi assicuro: a me sembrano ragazzi vispi, interessanti e ricchi d’idee agili,  quindi di solito li ascolto con sincero interesse. Ma questa volta il punto è un altro, gente.

Oggi chi non tifa Napoli non conosce il disperato bisogno che abbiamo di non parlare di scudetto. Non dico di non pensarci (io ci sono riuscito – bugiardo anche tu, bravo – mentre dormivo) ma almeno di cercare il razionale, che serve come il pane ed è comunque, fidatevi, cosa molto gradevole. Ecco perché non state per leggere cose gocciolanti passione raccontate dalla curva, ma un bel po’ di numeri. Do the math, folks.

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Dopo nove giornate di campionato siamo secondi in classifica con 18 punti, a due dalla Roma; con noi ci sono Lazio, Inter e Fiorentina. Il Napoli ha il secondo miglior attacco (19 reti) dopo quello giallorosso, e la seconda miglior difesa (8) dopo quella interista (è fantastico, il dato più importante è proprio quest’ultimo, ma se riesco ad aspettare altri due o tre punti lo spiegherò meglio, spero).

Siamo circa a un quarto di campionato (9/38) e un primo, breve paragone scappa. La scorsa stagione, alla nona giornata, il bollettino era il seguente: 15 punti (tre in meno), attacco poco meno produttivo con 17 reti (due in meno) e difesa meno solida con 13 gol subiti (cinque in più). Non male. (Quando dico che ti voglio bene sono sincero, Rafa; te ne voglio molto più di quello che pensa – ma non dice – un mio caro amico. E poi io lo so, lo so perché non sei voluto andare a Varsavia in finale. Con tutta la crisi del mondo: vuoi paragonare due città come Atene e Varsavia? Mi sembra di sentirti ancora. Come biasimarti).

Quella di Verona è la quarta vittoria consecutiva in campionato. Non suona già bene la cosa? Naturalmente. Ma aprite bene gli occhi: è l’ottavo risultato utile di fila, l’undicesimo tra campionato ed Europa League; significa che l’unico k.o. è stato quello in apertura col Sassuolo, il 23 agosto (siamo la squadra in serie A con la sconfitta più lontana).

Parliamo dell’attacco (sì però calmati, suggerivi razionalità). In campionato abbiamo visto gli Azzurri esultare 19 volte. Facciamo oltre due reti a partita (2.11), in casa quasi tre (2.75) e in trasferta oltre una e mezza (1.60).

In difesa siamo migliorati sensibilmente. Se guardiamo meglio le 8 reti incassate si può dire che siamo più vulnerabili al San Paolo (media 1) che fuori (0.80).

Ah, Higuain guida la classifica cannonieri con Eder della Samp, entrambi a 7; ma se si considerano anche le reti europee l’argentino sale a 9, quindi non lo dico io che è il giocatore del campionato italiano che vede meglio la porta, per ora.

Giocatori di bollette, segnate: l’Over 2.5 del Napoli in casa è una garanzia, finora è uscito sempre. Per altri consigli chiedete a lui:

Con uno così tra i pali…

Se ho voluto tirare un po’ di somme dopo nove giornate di campionato  (non sono sufficienti? Tutto è sufficiente se ci consente di non parlare di scudetto questo lunedì) è perché già adesso emerge una cosa piacevole come l’acqua della doccia che si fa finalmente calda e scivola lungo la schiena: fino alla terza giornata il Napoli ha balbettato, rimediando in tre incontri due punti, sei reti incassate e cinque siglate; ma dalla partita con la Lazio al San Paolo (20 settembre, 5-0) l’undici di Sarri ha cambiato motore: in sei partite 16 punti (media 2.6 a match! E vi assicuro, il punto esclamativo non lo uso quasi mai), due reti subite (un gol ogni 270’) e 14 fatte (1 ogni 38,5’). Zan-zà.

Naturalmente, dopo questa sfilza di numeri molto positivi e beneauguranti il nostro campionato finirà qui, perché succederanno le seguenti cose:

  • Higuain verrà lasciato dalla fidanzata – esatto, aveva miracolosamente trovato un partner stabile – e in preda a una visibile crisi sarà ospite di Marzullo, in via eccezionale in prima serata;
  • Come anticipato a inizio stagione, Reina a gennaio davvero lascerà il mondo del calcio per darsi al mondo dei buttafuori, all’Arenile;
  • Mertens andrà in Erasmus ad Alicante. Tornerà single e con cinque kg in più;
  • Senza Gonzalo avrei subito pensato a Gabbiadini, se solo non ci fosse stata quell’interrogazione di Latino il giorno dopo Napoli-Roma (potete anche ammetterlo se Manolo vi ricorda un vostro compagno di classe, o comunque di istituto. Non siamo qui per giudicare);
  • Sarri smette di fumare. Di fumare le sigarette (…);
  • Quel fighetto di Jorginho non farà altro che stare tutto il tempo a via Aniello Falcone con un bicchiere bianco avvolto da un fazzoletto rosso, a parlare di Gallipoli;
  • Ad Allan piacerà un sacco il centro storico con le sue birre a un euro e cinquanta. A fine serata ogni tanto suonerà i bonghetti;
  • Resta disponibile Maggio, che giocherà.

Noi arriveremo alla celebre linea di galleggiamento della Serie A, i quaranta punti, e Sarri inizierà a dire cose come Emiliano Mondonico (“Non sono queste le partite da vincere”), Walter Mazzarri (“Non vi pare che l’erbetta del San Paolo sia cresciuta un poco?”) e persino Josè Mourinho (“Zero tituli”).

Avete impiegato verosimilmente cinque minuti per completare la lettura di questo articolo. Avete incontrato sette volte la parola scudetto.

Lo scudetto non esiste.

È un’invenzione dei media.

 

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