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Perché non riusciamo a garantire una casa a tutti?

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Arché è una fondazione che offre servizi di supporto e cura per bambini e famiglie vulnerabili, accompagnandole nella costruzione dell’autonomia sociale, abitativa e lavorativa. Nella sua mission figura anche la promozione di una cittadinanza attiva e solidale. Per questa ragione ha ideato questo progetto insieme alla redazione di Le Nius: una serie di articoli su temi al centro del dibattito sociale e politico.

L’emergenza coronavirus ha esacerbato molte situazioni e molti problemi. Una di queste è certamente quella della casa. Le persone senza dimora, che una casa non ce l’hanno, sono state impossibilitate a rispettare l’ordine di “stare a casa” e si sono dovute arrangiare come possibile, nelle strutture di prima accoglienza o in strada.

Anche tra chi una casa ce l’ha, le differenze sono state enormi. Stare reclusi per due mesi in un monolocale sovraffollato non è la stessa cosa che starci in una casa ampia e luminosa. Avere un lavoro stabile fa anche qui la differenza. “Molte persone che lavoravano in nero hanno perso il reddito da un giorno all’altro senza avere accesso agli ammortizzatori, e presto perderanno anche la casa”, riporta Alfio Di Mambro, responsabile Area Prossimità di Arché.

“La casa è qualcosa di istintuale e profondo, anche per gli animali”

prosegue Alfio, antropologo di formazione. Eppure questo bisogno ancestrale non è soddisfatto per tutti, e non è certo responsabilità del coronavirus.

Come mai? Perché non riusciamo a garantire una casa a tutti? Eppure costituzioni, leggi, trattati sono chiari: la casa è un diritto. Il problema però è che è un diritto costosissimo da garantire. E infatti nessun paese al mondo ci riesce davvero. Certo, qualcuno ci riesce meglio di altri. Ma il problema di dare una casa a tutti è di difficile soluzione, almeno dentro il sistema economico in cui viviamo.

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