Site icon Le Nius

Casa de’ Nialtri nuova occupazione: la storia continua nell’ex sede del PCI

casa de' nialtri nuova occupazione
Reading Time: 4 minutes

Nella settimana in cui l’Istat fotografa l’allarmante situazione della povertà in Italia, ad Ancona prende vita una nuova esperienza abitativa. Dai primi di luglio infatti riparte Casa de’ Nialtri nuova occupazione, un percorso di riappropriazione della casa messo in campo da varie forze politiche e associazionistiche locali assieme ad una trentina di senza fissa dimora. A seguito dello sgombero della prima occupazione avvenuto nel mese di febbraio 2013 e delle soluzioni inidonee presentate dal Comune di Ancona per far fronte all’emergenza abitativa, gli attivisti di Casa de’ Nialtri hanno occupato un nuovo stabile in centro città.

L’obiettivo è fornire una dimora ai tanti senza casa della città, lanciando un segnale deciso affinchè anche le istituzioni si muovano a riguardo. Le politiche abitative locali infatti sembrano rivelarsi sempre meno adatte a rispondere ai bisogni espressi da una popolazione che sta conoscendo un progressivo tracollo del proprio reddito. La limitata disponibilità di alloggi pubblici, gli scarsi fondi a disposizione degli enti preposti ed un orientamento delle politiche volto prevalentemente alla prevenzione del disagio abitativo hanno influito negativamente sulla povertà assoluta e sull’esclusione sociale.

Per questo ad Ancona, così come in molte altre parti della penisola, singoli e gruppi organizzati si muovono per garantire quei diritti fondamentali della persona che sempre più spesso rischiano di essere negati.

Casa de’ Nialtri nuova occupazione: chi, dove e perché

Giovedì 10 luglio, nel recarmi alla prima assemblea pubblica fissata dopo l’occupazione, vengo subito colpito dalla valenza geografica e simbolica di questa nuova esperienza. L’edificio, vuoto da circa 20 anni, si trova nel pieno centro storico della città ed è stato la sede storica del Partito Comunista cittadino, poi venduto a metà degli anni novanta alla Regione Marche, che lo ha recentemente inserito nell’elenco dei beni alienabili.

Lo stabile ha rappresentato il luogo di ritrovo delle istanze politiche e sociali della sinistra locale per molti decenni e da oggi sembra essere stato restituito a quella parte della città che si colloca in un’idea di sinistra movimentista moderna. Il dato politico-simbolico di questa occupazione riguarda anche il livello di partecipazione: i soggetti che stanno attraversando questa esperienza appaiono infatti divergenti a livello politico ma uniti nel fine comune di restituire dignità a chi si trova senza casa.

Casa de’ Nialtri nuova occupazione ospita già 30 immigrati, tra cui molti richiedenti asilo, ed i lavori di sistemazione della struttura proseguono a ritmi serrati. L’idea degli attivisti è di trasformare la parte superiore in una serie di piccoli alloggi, e realizzare nella parte inferiore uno sportello di tutela abitativa, corsi di formazione professionale, corsi di italiano per stranieri, sportello di consulenza legale, un punto di incontro con le aziende per valutare percorsi di inserimento lavorativo degli abitanti e molte altre iniziative volte all’integrazione e alla solidarietà.

Casa de’ Nialtri nuova occupazione: scenari istituzionali

Dal punto di vista istituzionale sembrano prefigurarsi nuovi scenari. La prima occupazione di Casa de’ Nialtri ha incontrato forti resistenze da parte dell’amministrazione comunale, che è giunta alla soluzione di forza firmando lo sgombero della precedente struttura. Oggi l’interlocutore non risulta più essere il Comune bensì la Regione, proprietaria dell’immobile. Sembrano aprirsi canali di dialogo e sia gli assessori regionali competenti che gli occupanti appaiono disposti a trovare soluzioni concrete per tamponare un’emergenza ed un disagio sempre più diffusi. In particolare l’apertura al dialogo da parte dell’assessore regionale Marcolini (PD), ricorda all’attuale sindaco di Ancona Mancinelli (PD) che determinate questioni vanno affrontate con la comprensione e non con il pugno di ferro che aveva caratterizzato l’operato del Comune nei confronti della scorsa occupazione.

Si apre dunque un nuovo percorso nelle Marche, regione caratterizzata da una grave sofferenza del modello economico-produttivo, che intende portare le istanze della fascia più bassa della popolazione ad un livello di discussione politico e istituzionale di ampio respiro. Gli sviluppi che la vicenda potrà avere sono ancora incerti, tuttavia una prima piccola vittoria per gli occupanti sembra essere giunta: il riconoscimento da parte della Regione di una “situazione abitativa particolarmente grave”. Questo potrebbe essere il primo passo per la creazione di politiche sociali orientate verso la salvaguardia dei diritti fondamentali dell’individuo, che combattano il fenomeno dell’esclusione sociale attraverso la casa ed il lavoro.

Casa de’ Nialtri nuova occupazione: soluzioni politiche

Questa e le altre azioni dei movimenti per la casa in Italia denunciano anche l’inadeguatezza del piano casa del governo Renzi, che non sembra in grado di fornire adeguate garanzie agli strati più bassi della popolazione. Il provvedimento, tra le altre cose, sferra un attacco alle occupazioni, negando i più elementari diritti a chi, costretto dalla propria situazione economica, si trova a dover occupare un’abitazione. Viene inoltre negata la possibilità di chiedere la residenza nello stabile occupato, senza la quale sono negati anche l’accesso alla scuola, alle politiche previdenziali e al diritto di voto. Un simile provvedimento appare orientato verso l’accrescimento dell’esclusione sociale per quei consistenti gruppi che vedono negati i propri diritti di cittadinanza.

Nonostante ciò le occupazioni non sembrano essere diminuite, anzi appaiono moltiplicarsi nel nostro paese: sintomo che non si possono ignorare le condizioni e le richieste di politiche sociali provenienti da fette crescenti della popolazione. L’esclusione sociale non può quindi essere combattuta attraverso norme che tendono letteralmente a far “scomparire dai registri” quelle persone che per motivazioni personali, sociali, economiche e anche culturali non riescono a disporre di un reddito adeguato all’acquisto di beni essenziali. Piuttosto andrebbero sviluppati percorsi di (re)inserimento sociale, capaci di offrire pari condizioni di accesso al mercato del lavoro e al sostenimento del costo della vita.

Immagine | Casa de’ Nialtri Facebook

CONDIVIDI
Exit mobile version