La luce del sole della Cappadocia che batte nel punto giusto, le geometrie di un kilim sullo sfondo, i colori di una tazzina, le bolle di un caffè turco. A volte è la reiterazione degli elementi a conferire forza alla fotografia, in altri casi la geometria contribuisce con altre forme. E uno sguardo dall’alto aiuta a dare ordine.
Il caffè turco è in realtà diffuso ben oltre la Turchia e si ritrova nella maggior parte dei paesi arabi, in Medio Oriente e nei Balcani, dove gli Ottomani hanno portato nei secoli le loro armate e la loro cultura.
Ma come si prepara un buon caffè turco?
Prima di tutto bisogna procurarsi del caffè macinato molto fine e un bricco di ottone (o rame), dentro il quale far bollire l’acqua e lo zucchero desiderato. Quando l’acqua bolle, togliere dal fuoco e aggiungere un cucchiaino abbondante di caffè per persona, aggiungere eventuali spezie (consigliamo cannella o cardamomo) e rimettere sul fuoco. Portare a ebollizione ancora un paio di volte, togliendolo dal fuoco tra l’una e l’altra per togliere la schiuma.
Servire senza filtrare e aspettare qualche minuto perché il caffè possa depositarsi sul fondo: il caffè turco è un’usanza per gente paziente. Un trucco per i milanesi che vorranno accelerare questo processo è aggiungere un cucchiaino d’acqua fredda. Ma scordatevi poi di chiedere la lettura del fondo di caffè!