Site icon Le Nius

Voluntourism, impegno civile e Turismo

Reading Time: 3 minutes
@European Commission DG ECHO

Il Voluntourism – da volunteer e tourism – è una delle nuove frontiere del consumo critico. È una modalità di viaggio che unisce impegno civile e turismo. Si tratta di una delle massime espressioni del turismo responsabile perché non è soltanto la scelta di un viaggio etico ma anche un aiuto reale, concreto e in prima persona. Di fatto è una vacanza in cui si lavora per una causa.

Il turismo volontario è un fenomeno nato negli anni ’90 nel contesto americano e anglosassone. Nel corso di un paio di decenni è cresciuto sia per numero di turisti volontari, sia per estensione geografica. Esistono oggi numerosi enti, associazioni e operatori turistici che si occupano di organizzare esperienze di voluntourism turismo volontario.

Ad esempio il Gap Year è un fenomeno molto noto: si tratta di giovani – di solito tra i 18 e i 30 anni – che si appoggiano ad una organizzazione per poter trascorrere all’estero un periodo di volontariato. Senza dubbio, un’esperienza formativa anche da un punto di vista professionale.

Nell’ultimo decennio l’offerta in questo settore è cresciuta tantissimo e le possibilità di turismo volontario sono ormai molteplici e nei più svariati settori. Per chi vuole partire le possibilità, in linea di massima, sono di due tipi: rivolgersi ad un’associazione specializzata (come quella citata poco fa) che si occupi di tutta la parte organizzativa del periodo di volontariato, oppure rivolgersi ad una ONG per poter lavorare come volontario in un progetto specifico.

In entrambi i casi le possibilità sono innumerevoli. Esiste, infatti, una costellazione di tour operator, associazioni e ONG che propongono il Voluntourism. Nel caso specifico delle ONG molto spesso è un modo per cofinanziare i progetti in corso, per dare visibilità al proprio lavoro e per sensibilizzare verso un determinato problema. Le possibilità di viaggio spaziano dai temi ambientali a quelli socio-assistenziali, fino a quelli più tecnici legati all’ambito sanitario o edilizio.

@Lucia Tomassini

Il Voluntourism unisce il business (cioè il prodotto turistico) a temi no-profit. Questa duplicità chiaramente lo espone anche a numerose critiche e perplessità. I suoi detrattori sostengono che gli operatori del settore si arricchiscano sulle spalle dei più deboli e che spesso nella loro azione benefica utilizzino una logica gerarchica, decidendo a priori i bisogni dei destinatari, escludendoli dalle fase decisionali ed impedendo così una presa di responsabilità rispetto al proprio percorso. Come naturale conseguenza, parallelamente al fenomeno del Voluntourism si è sviluppato anche un interessante filone di ricerca – accademico e non solo – che analizza impatti, efficacia e serietà delle organizzazioni che lo propongono.

Per esempio, Tourism Concern è una charity inglese in prima fila nel promuovere una visione critica di queste forme di turismo responsabile.

Con il Voluntourism si viaggia facendo del volontariato. Si acquista un prodotto (il viaggio) e al tempo stesso si fa del bene alla comunità ospitante o al territorio che si visita. Questa è una logica ‘win-win’ perché entrambe le parti ne ricavano qualcosa: il turista un’esperienza unica e proattiva rispetto ad una causa che sente vicina, i beneficiari un aiuto concreto.

Tuttavia, visti i contesti in cui opera e le tematiche trattate, si tratta di un turismo che richiede una buona dose di consapevolezza e molta attenzione agli interlocutori, per evitare che il nostro impatto sulla vita dei beneficiari crei più danni che benefici.

CONDIVIDI
Exit mobile version