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Vicenza-Avellino e il rischio playout: basta chiacchiere, ora vincere

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@vicenzacalcio

Prima di parlare dell’Avellino e del campo, e di quello che ci attende se non ci diamo una mossa alla svelta, bisogna partire da Pescara, da noi vicentini e dai pescaresi, perché quando noi ci incontriamo il campionato e i risultati passano in secondo piano. Lo abbiamo già detto ma lo ripetiamo: la trasferta in Abruzzo ci ha detto ancora una volta che esiste un gemellaggio più vivo che mai, fraterno nel senso più autentico del termine, che l’anno prossimo compirà 40 anni e che durerà ancora a lungo, di generazione in generazione. Questo conta, tutto il resto viene dopo, ed è bellissimo che sia così. Come titolava la “Voce dei pescaresi”… tra Vicenza e Pescara si va “oltre il risultato”.

Una volta a casa si torna però al campionato, e qui cominciano i dolori. Al di là dell’arbitro, l’ennesimo caso umano che ci rifilano in questa stagione – e sarebbe anche ora che la società non scrivesse letterine “simpatiche” ma pretendesse sul serio del rispetto – la situazione che si è creata è grave, siamo un solo punto sopra la zona play-out, e anche se siamo consapevoli che “ce la possiamo giocare con tutti” (il Pescara è uno squadrone), qui bisogna rendersi conto che tira una brutta aria, e che per tirarsene fuori serve prima di tutto serietà.

Il problema è che onestamente non riusciamo a comprendere se in campo e sugli spalti ci si sia resi conto che, continuando in questa maniera, questa stagione non finirà per niente bene, e bisogna svoltare veramente per cambiare le cose. Lo diciamo perché non può bastare un pareggio a Pescara per parlare di Vicenza “ritrovato”, di “vero Vicenza”, attraverso proclami e progetti di cui francamente facciamo anche a meno se, come al solito, saranno seguiti da prestazioni non all’altezza. E non basta un pareggio a Pescara per distrarre l’attenzione da una situazione che va avanti d’inerzia in attesa di una ormai mitologica rateizzazione dell’Iva e di un cambio di direttore sportivo.

Qui bisogna fare 20 punti, c’è poco da girarci attorno, e costruire per il futuro, se possiamo permettercelo. Tutto passa per i risultati, non ci sono storie, e l’unica soluzione è portarli a casa attraverso il lavoro. Zitti tutti e lavorare, solo così si evita che tutto crolli e si possa andare avanti. Lavorando di squadra, da Lane. Cominciamo domani con l’Avellino.

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