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Thohir revolution, finisce l’era del “secondo padre”

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Dopo James Pallotta, Erick Thohir. Il secondo proprietario straniero della Serie A ha cominciato ufficialmente la propria avventura. E’ il ventesimo presidente dell’Inter, una figura nuova per un calcio italiano ancora molto ancorato alle vecchie famiglie, soprattutto nei grandi club. Una di queste, i Moratti, ha deciso di passare parzialmente la mano, restando nel giardino di casa con un 29,5% attraverso cui l’uscente Massimo farà da “nonno” ai nuovi soci. Ci metterà l’esperienza maturata in diciotto anni di gestione, ma qualcosa cambierà.

Con l’avvento di Erick Thohir si chiude il tempo del “secondo padre” a cui rivolgersi sapendo di avere un appoggio sicuro. Può essere una svolta in un ambiente spesso abituato a chiudere gli spifferi per non far uscire quel che i muri ascoltano. Non sarà la sola e non vi è certezza su quanto si potrà migliorare o peggiorare. Il calcio è scienza troppo umorale, quello italiano lo è all’estremo limite. Thohir ha il vantaggio di un’impostazione da businessman che gli farà vedere meglio l’orizzonte quando dagli spalti pioveranno insulti, se e quando accadrà. A Moratti è successo nei primi anni perché gli investimenti non erano pari ai successi e nonostante col tempo siano arrivati anche i trionfi la frangia più estrema lo ha salutato con freddezza, sottolineandone le cadute assieme alle gioie (vedi ultimo striscione della Curva Nord).

Se un punto cardine nel progetto c’è è quello di dare un’immagine differente del club, più internazionale e meno familiare, in grado di coinvolgere nuovi mercati e di non farsi coprire di ridicolo quando si confrontano i fatturati dei maggiori club europei, discorso che in Italia vale per tutti. Sarà un obiettivo centrale di Thohir, anche se ai tifosi interesserà poco. Il campo parla, i conti no, perché non è sui rossi in bilancio che ci si sfotte davanti al caffé. La squadra dovrà crescere di pari passo con le ambizioni della squadra, se il nuovo presidente non vuole scoprire presto quanto sia difficile calendarizzare un successo a lungo termine. La fredda Milano di questi giorni, al confronto, potrebbe sembrare un eldorado.

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