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Studenti stranieri in Italia: quanti sono, da dove vengono, dove studiano

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Gli studenti stranieri in Italia sono una fetta sempre più importante della popolazione scolastica nazionale. È ormai un fatto consolidato. Ma quanti sono esattamente gli alunni stranieri in Italia? Da dove vengono? In quali territori sono più presenti? Quali scuole scelgono?

Rispondiamo a queste e altre domande utilizzando i dati del rapporto Gli alunni con cittadinanza non italiana del MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) con riferimento all’anno scolastico 2020/2021.

Quanti sono gli studenti stranieri in Italia

A partire dagli anni ottanta, quando studenti e studentesse con cittadinanza non italiana erano poche migliaia (0,06% del totale nell’anno 1983-1984) abbiamo avuto una costante crescita, sia in termini di valore assoluto che percentuale. Ancora vent’anni fa, nell’anno scolastico 1996/1997 erano 59 mila, lo 0,7% della popolazione scolastica; oggi gli studenti stranieri in Italia sono 865 mila, il 10,3% del totale.

Dal 1995 a oggi il numero di studenti stranieri in Italia è aumentato in maniera esponenziale. Tuttavia, per la prima volta da quando sono iniziate le rilevazioni, nel 2020/2021 si è registrato un calo rispetto all’anno precedente: da 877 mila a 865 mila.

Nonostante il calo di 11 mila unità la presenza degli alunni con cittadinanza non italiana rimane uguale in termini percentuali perché è diminuito anche il totale degli studenti di quasi 121 mila unità (-1,4%). Questo rallentamento potrebbe essere transitorio e legato alla pandemia da Covid-19, in particolare per quanto riguarda la scuola (non obbligatoria) dell’infanzia.

Diminuiscono gli studenti italiani

Il calo dell’ultimo anno segue anni in cui la crescita numerica degli alunni stranieri in Italia aveva già subito un forte rallentamento, nonostante l’attenzione mediatica sul tema dell’immigrazione suggerisca il contrario. Tra l’anno scolastico 2008/2009 e il 2012/2013 la crescita annua è calata costantemente dal 9,6% al 4,1%, mentre a partire dall’anno scolastico 2013/2014 oscilla intorno all’1-2%, per arrivare al -1,3% dell’ultimo anno.

Guardando a periodi più lunghi, nel decennio 2010/2011 – 2019/2020 gli studenti stranieri sono complessivamente aumentati del 23,4% (166 mila persone), una crescita molto minore rispetto a quella del decennio 2000/2001 – 2009/2010, quando l’incremento era stato del 357,1% (526 mila persone).

La percentuale degli alunni stranieri, tuttavia, risulta in aumento anche perché diminuisce la popolazione scolastica italiana con cui raffrontarla. Gli studenti con cittadinanza italiana sono infatti diminuiti negli ultimi cinque anni di quasi 418 mila unità (-5,3%).

La maggior parte degli studenti stranieri è nata in Italia

La seconda considerazione è che la maggioranza degli alunni stranieri – il 66,7% – è nata in Italia. Si tratta dei cosiddetti immigrati di seconda generazione, bambini/e e ragazzi/e che in molti casi parlano l’italiano come prima lingua, tifano per il Milan e passano i loro pomeriggi all’oratorio. Figli di genitori nati all’estero, molti di loro sono italiani in tutto e per tutto, tranne che per i documenti.

Questo gruppo è cresciuto di 74 mila unità negli ultimi 5 anni (+14,7%) e di oltre tremila unità rispetto all’anno precedente (+0,6%). Dai dati emerge che gli studenti di seconda generazione rappresentano l’unica componente in crescita della popolazione scolastica. Nel 2020/2021, infatti, gli studenti stranieri nati all’estero sono diminuiti di oltre 14 mila unità, e quelli con cittadinanza italiana sono calati di quasi 110 mila unità rispetto all’anno precedente.

D’altra parte, i dati sulla popolazione straniera dipendono anche dai criteri secondo cui una persona viene considerata o meno cittadina italiana. Se la tanto dibattuta riforma della cittadinanza che avrebbe introdotto i principi dello ius culturae e dello ius soli temperato fosse stata approvata, oggi staremmo parlando di ben altri numeri e l’incidenza degli alunni stranieri sarebbe di molto inferiore al 10%.

Da dove vengono gli studenti stranieri in Italia

In Italia sono presenti quasi 200 nazionalità di provenienza diverse. La maggioranza proviene da un gruppo ristretto di paesi, alcuni dei quali sono aree di emigrazione storica verso l’Italia, come la Romania, l’Albania e il Marocco. Sono dati che si riflettono anche nella composizione della popolazione degli alunni stranieri in Italia.

 

Il paese di provenienza più rappresentato nella scuola italiana è la Romania con oltre 154 mila studenti, il 17,8% degli alunni con cittadinanza non italiana. Seguono Albania (13,5%), Marocco (12,6%), Cina (5,9%) e poi Egitto, India, Moldavia, Filippine, Pakistan, Bangladesh.

Nell’ultimo anno si registra un calo di quasi tutti i paesi tranne Marocco ed Egitto, con quest’ultimo che sta incrementando notevolemente il numero di alunni negli ultimi anni. Sul lungo periodo spicca l’evoluzione della presenza cinese nelle scuole italiane, aumentata di 18 mila unità in 10 anni, nonostante il calo di cinquemila unità dell’ultimo anno. Un’altra caratteristica interessante della popolazione scolastica di origine cinese riguarda l’alta percentuale di studenti nati in Italia (86%). Dati notevoli sulle seconde generazioni riguardano anche gli studenti di origine marocchina (76% dei quali nati in Italia), albanese (75%) e filippina (73%).

La distribuzione territoriale degli alunni stranieri in Italia

Il dato nazionale del 10,3% sintetizza una realtà molto diversificata a livello territoriale. Gli studenti stranieri tendono infatti a concentrarsi nelle regioni del centro-nord, mentre nelle regioni meridionali l’incidenza è inferiore alla media nazionale.

La Lombardia è la regione con il più alto numero di studenti di origine straniera, ospitando da sola oltre un quarto del totale presente in Italia (circa 221 mila), mentre l’Emilia Romagna è quella con la più alta percentuale di alunni stranieri sulla popolazione scolastica regionale (17,1%), seguita da Lombardia (16%), Toscana (14,5%), Veneto (14,1%), Liguria, Piemonte e Umbria. Le regioni del sud presentano percentuali che variano tra il 7,6% dell’Abruzzo e il 2,7% della Sardegna.

Restringendo il campo alle province, in quella di Milano si trova il maggior numero di studenti con cittadinanza non italiana (quasi 80 mila), seguita da Roma (oltre 64 mila) e Torino (oltre 39 mila). Le altre province sono, nell’ordine: Brescia, Bergamo, Bologna, Firenze, Verona, Modena e Padova.

Se si guarda però la percentuale sulla popolazione scolastica locale la classifica è un’altra e vede al primo posto Prato, con il 28% di studenti stranieri, seguita da Piacenza (23,8%) e Parma (19,7%). Più avanti, ma sempre al di sopra della media italiana, troviamo Cremona, Mantova, Asti, Brescia, Lodi, Milano e Modena.

 

A livello comunale i dati evidenziano come alcune comunità siano particolarmente radicate in determinate aree. In alcuni comuni del Lazio, come Tivoli e Guidonia, il 60-65% circa degli studenti stranieri è di cittadinanza rumena. Nei comuni di Sassuolo, Cento, Vercelli e Imola, la presenza di studenti marocchini varia tra il 24% e il 40% del totale. I cinesi sono presenti in modo massiccio nei comuni toscani di Prato (60,3%), Campi Bisenzio (59,3%) ed Empoli (34,4%).

A livello comunale i dati evidenziano come alcune comunità siano particolarmente radicate in determinate aree. In alcuni comuni del Lazio come Tivoli, Guidonia Montecelio, Monterotondo e Aprilia gli studenti stranieri di cittadinanza rumena raggiungono percentuali tra il 43% e il 64% del totale degli studenti con cittadinanza non italiana. Anche il comune di Moncalieri, in Piemonte, accoglie una quota di studenti rumeni che supera il 40%.

Gli studenti di origine albanese incidono in misura maggiore in alcuni comuni (Pistoia, Savona, Asti, Foligno e Faenza) con una percentuale che va dal 53% al 34%. Nei comuni di Sassuolo, Cento, Vercelli e Imola, è forte la presenza di studenti provenienti dal Marocco che varia tra il 40% e il 24% del totale. Gli alunni provenienti dalla Cina confermano la loro massiccia presenza in Toscana nei comuni di Prato (60%), Campi Bisenzio (56%) ed Empoli (34%) e a Montebelluna (Veneto) 28%.

Questi casi particolari mettono in luce il rischio di una distribuzione non equilibrata degli alunni con background migratorio nelle scuole e nelle classi. Nel tentativo di favorire l’inclusione scolastica il MIUR ha fissato alcuni criteri organizzativi, indicando di norma al 30% la quota di alunni con cittadinanza non italiana e con ridotte conoscenze della lingua italiana iscritti in ciascuna classe. In nessun caso, però, le scuole possono rifiutare l’iscrizione di un minore in ragione del superamento di tale quota.

I dati 2020/2021 ci dicono che le scuole che superano la soglia del 30% sono il 7% e si trovano soprattutto al nord. D’altra parte il 18,5% delle scuole non ha nessuno studente con cittadinanza non italiana e il 17% ne ha tra il 15 e il 30%. Nella maggior parte dei casi (58%) le scuole italiane hanno meno del 15% di studenti con cittadinanza non italiana.

Quali scuole scelgono gli alunni stranieri in Italia

Nell’anno scolastico 2020/2021 poco meno del 92% dei diplomati alla secondaria di I grado (le medie) ha deciso di proseguire gli studi. Di questi l’82,1% si è iscritto a una scuola secondaria di II grado, mentre il 9,5% ha optato per la formazione professionale regionale.

Dai dati emerge che a influenzare la scelta del percorso di studi è soprattutto la valutazione conseguita all’esame di licenza media. Come gli studenti italiani, gli studenti con cittadinanza non italiana scelgono gli istituti professionali quando la votazione conseguita alla licenza media è bassa e i licei quando la votazione è alta.

La differenza tra gli studenti con cittadinanza non italiana e gli italiani sta piuttosto nella votazione stessa: il 61,4% degli stranieri ha conseguito il diploma di secondaria di I grado con una votazione di 6 o 7, mentre la maggioranza degli italiani (64,8%) ha ottenuto il diploma con una votazione uguale o superiore a 8.

Un altro fattore che influenza la scelta del percorso scolastico è il luogo di nascita. Gli studenti stranieri nati in Italia sono più orientati verso gli istituti tecnici e i licei, mentre quelli nati all’estero verso gli istituti professionali e gli istituti tecnici.

Considerando le differenze di genere, i licei sono una scelta più femminile che maschile, mentre vi è una leggera maggioranza maschile nella scelta dei percorsi professionali. Tuttavia, mentre i ragazzi si orientano verso il settore Industria e Artigianato, le ragazze preferiscono il settore dei servizi.

I principali problemi degli studenti stranieri in Italia

L’inserimento dei nuovi arrivati

Gli studenti che entrano per la prima volta nel sistema scolastico presentano i bisogni più marcati e urgenti. Oltre alle problematiche di inserimento devono confrontarsi con la conoscenza della lingua, che può rappresentare un ostacolo enorme. Sono queste le percentuali da tenere sotto controllo se si vogliono programmare i necessari interventi di accoglienza e le opportune azioni didattiche.

Mentre l’aumento delle seconde generazioni è un dato costante, gli studenti che entrano per la prima volta nella scuola italiana hanno un andamento instabile, con differenze a seconda degli anni scolastici e dei gradi di scuola. Nell’ultimo anno scolastico gli studenti che frequentano per la prima volta una scuola italiana sono diminuiti di quasi 6.700 unità (-29,5%).

La bassa frequenza e l’alta dispersione scolastica

La regolarità dei percorsi scolastici è un indicatore fondamentale dell’integrazione. La causa dei ritardi scolastici degli studenti stranieri, nettamente maggiore rispetto a quella degli italiani, è spesso riconducibile al precedente inserimento in classi inferiori rispetto all’età, a cui si aggiungono i ritardi relativi alle bocciature e alle non ammissioni.

Il primo biennio della scuola superiore risulta essere cruciale. È nel passaggio tra i 14 e i 16 anni di età che l’incidenza dei ritardi cresce drasticamente (dal 31,9% al 58,6% nel 2020/2021).

Una conseguenza allarmante del ritardo scolastico è senz’altro costituita dall’abbandono della frequenza scolastica. L’esame di questo fenomeno attraverso l’indicatore europeo degli Early Leaving from Education and Training evidenzia che gli alunni con cittadinanza non italiana sono quelli a più alto rischio di abbandono, con il 35,4% nel 2020, a fronte di una media nazionale del 13,1%.

Un ambito educativo in cui la scolarità degli studenti con cittadinanza non italiana è nettamente inferiore a quella degli italiani è la scuola dell’infanzia. Solo il 74,7% dei bambini stranieri residenti in Italia frequenta la scuola dell’infanzia, contro il 93,7% dei bambini italiani, con una differenza di genere a discapito delle bambine.

Se la scuola dell’infanzia è il primo potente mezzo di inclusione e integrazione (non solo per gli stranieri), la scarsa frequenza dei bambini con cittadinanza non italiana è un’occasione mancata, a cominciare dall’apprendimento della lingua e delle competenze relazionali che facilitano l’ingresso alla scuola primaria.

Quanti sono gli studenti stranieri in Italia 2019/2020

Utilizziamo i dati del rapporto Gli alunni con cittadinanza non italiana del MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) con riferimento all’anno scolastico 2019/2020 (qui il rapporto in pdf). A partire dagli anni ottanta, quando gli studenti con cittadinanza non italiana erano poche migliaia (0,06% del totale nell’anno 1983-1984) abbiamo avuto una costante crescita, sia in termini di valore assoluto che percentuale. Ancora vent’anni fa, nell’anno scolastico 1996/1997 erano 59 mila, lo 0,7% della popolazione scolastica; oggi gli studenti stranieri in Italia sono 877 mila, il 10,3% del totale.

Prima di lasciarci impressionare dal potere evocativo dei numeri abbiamo un paio di considerazioni importanti da fare.

Diminuiscono gli studenti italiani

La prima riguarda il fatto che la crescita numerica degli alunni stranieri in Italia ha subito un forte rallentamento negli ultimi anni, nonostante l’attenzione mediatica sul tema dell’immigrazione suggerisca il contrario. Tra l’anno scolastico 2008/2009 e il 2012/2013 la crescita annua è calata costantemente dal 9,6% al 4,1%, mentre a partire dall’anno scolastico 2013/2014 oscilla intorno all’1-2%. Nell’ultimo anno la crescita è stata del 2,2%.

Guardando a periodi più lunghi, nel decennio 2010/2011 – 2019/2020 gli studenti stranieri sono complessivamente aumentati del 23,4% (166 mila persone), una crescita molto minore rispetto a quella del decennio 2000/2001 – 2009/2010, quando l’incremento era stato del 357,1% (526 mila persone).

La percentuale degli alunni stranieri, tuttavia, risulta in aumento anche perché diminuisce la popolazione scolastica italiana con cui raffrontarla. Gli studenti con cittadinanza italiana sono infatti diminuiti negli ultimi cinque anni di quasi 405 mila unità (-5,1%).

La maggior parte degli studenti stranieri è nata in Italia

La seconda considerazione è che la maggioranza degli alunni stranieri – il 65,4% – è nata in Italia. Si tratta dei cosiddetti immigrati di seconda generazione, bambini/e e ragazzi/e che in molti casi parlano l’italiano come prima lingua, tifano per il Milan e passano i loro pomeriggi all’oratorio. Figli di genitori nati all’estero, molti di loro sono italiani in tutto e per tutto, tranne che per i documenti.

Questo gruppo è cresciuto di 95 mila unità negli ultimi 5 anni (+20%) e di oltre ventimila unità rispetto all’anno precedente (+3,7%). Dai dati emerge che gli studenti di seconda generazione rappresentano l’unica componente in crescita della popolazione scolastica. Nel 2019/2020, infatti, gli studenti stranieri nati all’estero sono diminuiti di oltre 3 mila unità, e quelli con cittadinanza italiana sono calati di quasi 115 mila unità rispetto all’anno precedente.

Da dove vengono gli studenti stranieri in Italia 2019/2020

In Italia sono presenti quasi 200 nazionalità di provenienza diverse. La maggioranza proviene da un gruppo ristretto di paesi, alcuni dei quali sono aree di emigrazione storica verso l’Italia, come la Romania, l’Albania e il Marocco. Sono dati che si riflettono anche nella composizione della popolazione degli alunni stranieri in Italia.

Il paese di provenienza più rappresentato nella scuola italiana è la Romania con quasi 157 mila studenti, il 17,9% degli alunni con cittadinanza non italiana. Seguono Albania (13,5%), Marocco (12,3%), Cina (6,4%) e di seguito India, Egitto, Moldavia, Filippine, Pakistan, Bangladesh.

Sul lungo periodo spicca l’evoluzione della presenza cinese nelle scuole italiane, passata nell’ultimo decennio da 29 mila a 56 mila unità (+93%). Un’altra caratteristica interessante della popolazione scolastica di origine cinese riguarda l’alta percentuale di studenti nati in Italia (84,7%).

Dati notevoli sulle seconde generazioni riguardano anche gli studenti di origine marocchina (76,2% dei quali sono nati in Italia), albanese (75%) e filippina (70,2%).

La distribuzione territoriale degli alunni stranieri in Italia 2019/2020

Il dato nazionale del 10,3% sintetizza una realtà molto diversificata a livello territoriale. Gli studenti stranieri tendono infatti a concentrarsi nelle regioni del centro-nord, mentre nelle regioni meridionali l’incidenza è inferiore alla media nazionale.

La Lombardia è la regione con il più alto numero di studenti di origine straniera, ospitando da sola un quarto del totale presente in Italia (circa 224 mila), mentre l’Emilia Romagna è quella con la più alta percentuale di alunni stranieri sulla popolazione scolastica regionale (17,1%), seguita da Lombardia (16%), Toscana (14,5%), Veneto (14,1%), Umbria, Liguria e Piemonte. Le regioni del sud presentano percentuali che variano tra il 7,6% dell’Abruzzo e il 2,7% della Sardegna.

Restringendo il campo alle province, in quella di Milano si trova il maggior numero di studenti con cittadinanza non italiana (quasi 80 mila), seguita da Roma (oltre 64 mila) e Torino (oltre 39 mila). Le altre province sono, nell’ordine: Brescia, Bergamo, Bologna, Firenze, Verona, Modena e Padova.

Se si guarda però la percentuale sulla popolazione scolastica locale la classifica è un’altra e vede al primo posto Prato, con il 28% di studenti stranieri, seguita da Piacenza (23,5%) e Mantova (19,4%). Più avanti, ma sempre al di sopra della media italiana, troviamo Parma, Cremona, Asti, Brescia, Lodi, Modena e Milano.

A livello comunale i dati evidenziano come alcune comunità siano particolarmente radicate in determinate aree. In alcuni comuni del Lazio, come Tivoli e Guidonia, il 60-65% circa degli studenti stranieri è di cittadinanza rumena. Nei comuni di Sassuolo, Cento, Vercelli e Imola, la presenza di studenti marocchini varia tra il 24% e il 40% del totale. I cinesi sono presenti in modo massiccio nei comuni toscani di Prato (60,3%), Campi Bisenzio (59,3%) ed Empoli (34,4%).

Questi casi particolari mettono in luce il rischio di una distribuzione non equilibrata degli alunni con background migratorio nelle scuole e nelle classi. Nel tentativo di favorire l’inclusione scolastica il MIUR ha fissato alcuni criteri organizzativi, indicando di norma al 30% la quota di alunni con cittadinanza non italiana e con ridotte conoscenze della lingua italiana iscritti in ciascuna classe. In nessun caso, però, le scuole possono rifiutare l’iscrizione di un minore in ragione del superamento di tale quota.

I dati 2019/2020 confermano una tendenza all’aumento delle scuole che superano la soglia del 30%, che sono il 6,8% e si trovano soprattutto al nord. D’altra parte il 17,9% delle scuole non ha nessuno studente con cittadinanza non italiana e il 17% ne ha tra il 15 e il 30%. Nella maggior parte dei casi (58,3%) le scuole italiane hanno meno del 15% di studenti con cittadinanza non italiana.

Quali scuole scelgono gli alunni stranieri in Italia 2019/2020

Nell’anno scolastico 2019/2020 il 92% dei diplomati alla secondaria di I grado (le medie) ha deciso di proseguire gli studi. Di questi l’82,4% si è iscritto a una scuola secondaria di II grado, mentre il 9,6% ha optato per la formazione professionale regionale.

Dai dati emerge che a influenzare la scelta del percorso di studi è soprattutto la valutazione conseguita all’esame di licenza media. Come gli studenti italiani, gli studenti con cittadinanza non italiana scelgono gli istituti professionali quando la votazione conseguita alla licenza media è bassa e i licei quando la votazione è alta.

La differenza tra gli studenti con cittadinanza non italiana e gli italiani sta piuttosto nella votazione stessa: il 66,2% degli stranieri ha conseguito il diploma di secondaria di I grado con una votazione di 6 o 7, mentre la maggioranza degli italiani (61,4%) ha ottenuto il diploma con una votazione uguale o superiore a 8.

I principali problemi degli studenti stranieri in Italia 2019/2020

L’inserimento dei nuovi arrivati

Gli studenti che entrano per la prima volta nel sistema scolastico presentano i bisogni più marcati e urgenti. Oltre alle problematiche di inserimento devono confrontarsi con la conoscenza della lingua, che può rappresentare un ostacolo enorme. Sono queste le percentuali da tenere sotto controllo se si vogliono programmare i necessari interventi di accoglienza e le opportune azioni didattiche.

Mentre l’aumento delle seconde generazioni è un dato costante, gli studenti che entrano per la prima volta nella scuola italiana hanno un andamento instabile, con differenze a seconda degli anni scolastici e dei gradi di scuola. Complessivamente, negli ultimi cinque anni i nuovi ingressi sono diminuiti di oltre 11 mila unità.

La bassa frequenza e l’alta dispersione scolastica

La regolarità dei percorsi scolastici è un indicatore fondamentale dell’integrazione. Nel 2019/2020 quasi il 30% degli studenti stranieri è in ritardo, contro l’8,9% degli italiani. La causa è spesso riconducibile al precedente inserimento in classi inferiori rispetto all’età, a cui si aggiungono i ritardi relativi alle bocciature e alle non ammissioni.

Il primo anno della scuola superiore risulta essere cruciale. È nel passaggio tra i 14 e i 15 anni di età che l’incidenza dei ritardi cresce drasticamente (dal 37% al 50,4% nel 2019/2020).

Una conseguenza allarmante del ritardo scolastico è senz’altro costituita dall’abbandono della frequenza scolastica. L’esame di questo fenomeno attraverso l’indicatore europeo degli Early Leaving from Education and Training evidenzia che gli alunni con cittadinanza non italiana sono quelli a più alto rischio di abbandono, con il 35,4% nel 2020, a fronte di una media nazionale del 13,1%.

Un ambito educativo in cui la scolarità degli studenti con cittadinanza non italiana è nettamente inferiore a quella degli italiani è la scuola dell’infanzia. Solo l’83,7% dei bambini stranieri residenti in Italia frequenta la scuola dell’infanzia, contro il 96,3% dei bambini italiani, con una differenza di genere a discapito delle bambine.

Quanti sono gli studenti stranieri in Italia 2018/2019

Come riportato dal rapporto Gli alunni con cittadinanza non italiana, pubblicato dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) nell’anno scolastico 2017/2018 gli studenti stranieri in Italia sono 857 mila, il 10% del totale.

Prima di lasciarci impressionare dal potere evocativo dei numeri abbiamo un paio di considerazioni importanti da fare.

Diminuiscono gli studenti italiani

La prima riguarda il fatto che la crescita numerica degli alunni stranieri in Italia ha subito un forte rallentamento negli ultimi anni, nonostante l’attenzione mediatica sul tema dell’immigrazione suggerisca il contrario. Tra l’anno scolastico 2008/2009 e il 2012/2013 la crescita annua è calata costantemente dal 9,6% al 4,1%, mentre a partire dall’anno scolastico 2013/2014 oscilla intorno all’1-2%.

Guardando a periodi più lunghi, nel decennio 2009/2010 – 2018/2019 gli studenti stranieri sono complessivamente aumentati del 27,3% (184 mila persone), mentre nel decennio 1999/2000 – 2008/2009 l’incremento era stato del 425,9% (510 mila persone).

La percentuale degli alunni stranieri, tuttavia, risulta in aumento anche perché diminuisce la popolazione scolastica italiana con cui raffrontarla. Gli studenti con cittadinanza italiana sono infatti diminuiti negli ultimi cinque anni di quasi 350 mila unità (-4,3%).

La maggior parte degli studenti stranieri è nata in Italia

La seconda considerazione è che la maggioranza degli alunni stranieri – il 64,5% – è nata in Italia. Si tratta dei cosiddetti immigrati di seconda generazione, bambini e ragazzi che in molti casi parlano l’italiano come prima lingua, tifano per il Milan e passano i loro pomeriggi all’oratorio. Figli di genitori nati all’estero, molti di loro sono italiani in tutto e per tutto, tranne che per i documenti.

Questo gruppo è cresciuto di 103 mila unità negli ultimi 5 anni (+23%) e di quasi 22 mila unità rispetto all’anno precedente (+4,1%). Tra l’anno scolastico 2017-2018 e 2018-2019 gli studenti di seconda generazione rappresentano l’unica componente in crescita della popolazione scolastica, considerata la diminuzione di oltre 100 mila unità degli studenti italiani e di circa seimila degli stranieri nati all’estero. Nel complesso, la popolazione scolastica diminuisce di 84.500 unità (1%).

Da dove vengono gli studenti stranieri in Italia 2018/2019

Il paese di provenienza più rappresentato nella scuola italiana è la Romania con 157 mila studenti, il 18,4% degli alunni con cittadinanza non italiana. Seguono Albania (13,5%), Marocco (12,2%), Cina (6,4%) e di seguito India, Filippine, Egitto, Moldavia, Pakistan, Ucraina.

Sul lungo periodo spicca l’evoluzione della presenza cinese nelle scuole italiane, passata nell’ultimo decennio da quasi 31 mila a 55 mila unità (+78,9%). Un’altra caratteristica interessante della popolazione scolastica di origine cinese riguarda l’alta percentuale di studenti nati in Italia (83,1%).

Dati notevoli sulle seconde generazioni riguardano anche gli studenti di origine marocchina (76,4% dei quali sono nati in Italia), albanese (75,7%) e filippina (68,2%).

La distribuzione territoriale degli alunni stranieri in Italia

Gli studenti stranieri tendono infatti a concentrarsi nelle regioni del centro-nord, mentre nelle regioni meridionali l’incidenza è inferiore alla media nazionale.

In particolare, il 65% degli studenti stranieri frequenta la scuola nelle regioni settentrionali, il 22% in quelle centrali e poco più del 13% nel Mezzogiorno. Tale distribuzione riflette il maggiore insediamento degli immigrati nei contesti caratterizzati da un mercato del lavoro più favorevole.

La Lombardia è la regione con il più alto numero di studenti di origine straniera, ospitando da sola un quarto del totale presente in Italia (circa 218 mila), mentre l’Emilia Romagna è quella con la più alta percentuale di alunni stranieri sulla popolazione scolastica regionale (16,4%), seguita da Lombardia (15,5%), Toscana (14,1%), Umbria (13,8%), Veneto (13,6%) e Piemonte (13,5%). Le regioni del sud presentano percentuali che variano tra il 7,5% dell’Abruzzo e il 2,6% della Sardegna.

Tuttavia, negli ultimi tre anni scolastici la crescita degli studenti con cittadinanza non italiana è stata consistente anche in Campania e in Puglia, dove gli studenti stranieri sono aumentati rispettivamente di 3.600 e 1.200 unità, collocando le regioni ai primi posti per crescita in termini percentuali (+15,2% e +7,1%).

Restringendo il campo alle province, in quella di Milano si trova il maggior numero di studenti con cittadinanza non italiana (oltre 92 mila), seguita da Roma (oltre 63 mila) e Torino (oltre 39 mila). Le altre province sono, nell’ordine: Brescia, Bergamo, Firenze, Bologna, Verona, Modena e Padova.

Se si guarda però la percentuale sulla popolazione scolastica locale la classifica è un’altra e vede al primo posto Prato, con il 26,8% di studenti stranieri, seguita da Piacenza (22,7%) e Mantova (18,5%). Più avanti, ma sempre al di sopra della media italiana, troviamo Asti, Parma, Cremona e Brescia.

A livello comunale i dati evidenziano come alcune comunità siano particolarmente radicate in determinate aree. In alcuni comuni del Lazio, come Tivoli e Guidonia, il 65% circa degli studenti stranieri è di cittadinanza rumena. Nei comuni di Sassuolo, Cento, Vercelli e Imola, la presenza di studenti marocchini varia tra il 25% e il 41% del totale. I cinesi sono presenti in modo massiccio nei comuni toscani di Campi Bisenzio (60,2%), Prato (59,2%) e Fucecchio (39%). Infine, i comuni lombardi di Milano, Como, Cinisello Balsamo, Vigevano, Crema e Treviglio si caratterizzano per una maggiore presenza di studenti di origine egiziana.

Vi sono scuole che superano il 30% di alunni con cittadinanza non italiana: sono il 6,5% del totale e si trovano prevalentemente in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Ci sono anche 1.650 scuole in cui gli alunni di origine straniera superano il 40%. A fronte di questi dati va detto che il 18,3% delle scuole non ha nessuno studente straniero e che il 77% delle scuole ha una percentuale di studenti con cittadinanza non italiana inferiore al 15%.

Quali scuole scelgono gli alunni stranieri in Italia 2018/2019

Nell’anno scolastico 2018/2019 l’89,5% dei diplomati alla secondaria di I grado (le medie) ha deciso di proseguire gli studi. Di questi l’8,2% ha optato per la formazione professionale regionale, mentre l’81,3% si è iscritto a una scuola secondaria di II grado.

Dai dati emerge che a influenzare la scelta del percorso di studi è soprattutto la valutazione conseguita all’esame di licenza media. Come gli studenti italiani, gli studenti con cittadinanza non italiana scelgono gli istituti professionali quando la votazione conseguita alla licenza media è bassa e i licei quando la votazione è alta.

La differenza tra gli studenti con cittadinanza non italiana e gli italiani sta piuttosto nella votazione stessa: il 68,8% degli stranieri ha conseguito il diploma di secondaria di I grado con una votazione di 6 o 7, mentre la maggioranza degli italiani (54%) ha ottenuto il diploma con una votazione uguale o superiore a 8.

Al termine della scuola secondaria superiore, il 34% dei diplomati con cittadinanza non italiana prosegue gli studi all’università. I dati confermano che la propensione a proseguire con gli studi universitari è più elevata tra gli studenti dei licei rispetto ai diplomati degli altri percorsi.

La scelta della macro-area didattica vede una prevalenza per il sociale (39,7%), anche se emergono scelte diverse in base alla comunità di appartenenza: gli studenti con nazionalità ucraina, polacca e filippina preferiscono i corsi di studio dell’area scientifica.

Le donne rappresentano la maggioranza degli immatricolati sia in totale (61%) che nelle diverse macro-aree didattiche (ben 84% nell’area umanistica) a esclusione dell’area scientifica. La presenza degli immatricolati con cittadinanza non italiana si concentra maggiormente in alcune aree geografiche del paese risultando massima nel nord ovest (35%) e minima nelle isole (2%).

I principali problemi degli studenti stranieri in Italia 2018/2019

L’inserimento dei nuovi arrivati

Mentre l’aumento delle seconde generazioni è un dato costante, gli studenti che entrano per la prima volta nella scuola italiana hanno un andamento piuttosto instabile, con differenze a seconda degli anni scolastici e dei gradi di scuola. Complessivamente, nel quinquennio 2014/2015 – 2018/2019 i nuovi ingressi sono diminuiti di oltre 10 mila unità, nonostante l’aumento di 1.430 unità tra il 2017/2018 e il 2018/2019.

La bassa frequenza e l’alta dispersione scolastica

La regolarità dei percorsi scolastici è un indicatore fondamentale dell’integrazione. Il 39,4% dei quattordicenni stranieri è in ritardo scolastico, spesso dovuto al precedente inserimento in classi inferiori rispetto all’età, a cui si aggiungono i ritardi relativi alle bocciature e alle non ammissioni. La situazione però è in miglioramento: nell’anno scolastico 2010/2011 i quattordicenni stranieri in ritardo erano il 61,5%.

Il primo anno della scuola superiore risulta essere cruciale. È nel passaggio tra i 14 e i 15 anni di età che l’incidenza dei ritardi cresce drasticamente (dal 39,4% al 51,9% nel 2018/2019). Il divario con gli studenti italiani è notevole: nell’anno scolastico 2018/2019 gli studenti italiani in ritardo sono il 9,1% contro il 30,1% degli studenti con cittadinanza non italiana.

Una conseguenza allarmante del ritardo scolastico è senz’altro costituita dall’abbandono della frequenza scolastica. L’esame di questo fenomeno attraverso l’indicatore europeo degli Early Leaving from Education and Training evidenzia che gli alunni con cittadinanza non italiana sono quelli a più alto rischio di abbandono, con il 37,6% nel 2018, a fronte di una media nazionale del 14,5% e un obiettivo europeo del 10% da raggiungere entro il 2020.

Un ambito educativo in cui la scolarità degli studenti con cittadinanza non italiana è nettamente inferiore a quella degli italiani è la scuola dell’infanzia. Solo il 79,2% dei bambini stranieri residenti in Italia frequenta la scuola dell’infanzia, contro il 96% dei bambini italiani.

Quanti sono gli studenti stranieri in Italia 2017/2018

A partire dagli anni ottanta, quando gli studenti con cittadinanza non italiana erano poche migliaia (0,06% del totale nell’anno 1983-1984) abbiamo avuto una costante crescita, sia in termini di valore assoluto che percentuale. Ancora vent’anni fa, nell’anno scolastico 1996/1997 erano 59 mila, lo 0,7% della popolazione scolastica; oggi gli studenti stranieri in Italia sono 842 mila, il 9,7% del totale.

Prima di lasciarci impressionare dal potere evocativo dei numeri abbiamo un paio di considerazioni importanti da fare.

Diminuiscono gli studenti italiani

La prima riguarda il fatto che la crescita numerica degli alunni stranieri in Italia ha subito un forte rallentamento negli ultimi anni, nonostante l’attenzione mediatica sul tema dell’immigrazione suggerisca il contrario. I tassi di crescita più significativi si sono riscontrati tra il 2007 e il 2013, mentre dall’anno scolastico 2013/2014 il tasso di crescita è dell’1-2% annuo.

In realtà è quindi più la costante decrescita degli studenti con cittadinanza italiana, diminuiti negli ultimi cinque anni di quasi 300 mila unità, a far sì che rimanga il segno positivo nell’incidenza degli studenti di origine migratoria. In sostanza, la percentuale di alunni stranieri in Italia aumenta anche perché diminuisce la popolazione scolastica italiana con cui raffrontarla.

La maggior parte degli studenti stranieri è nata in Italia

La seconda considerazione è che la maggioranza degli alunni stranieri – il 63% – è nata in Italia. Si tratta dei cosiddetti immigrati di seconda generazione, bambini e ragazzi che in molti casi parlano l’italiano come prima lingua, tifano per il Milan e passano i loro pomeriggi all’oratorio. Figli di genitori nati all’estero, molti di loro sono italiani in tutto e per tutto, tranne che per i documenti.

Questo gruppo è cresciuto di 28 mila unità nell’ultimo anno, a fronte di una diminuzione di 16 mila unità degli studenti stranieri nati all’estero.

Da dove vengono gli studenti stranieri in Italia

In Italia sono presenti oltre 200 nazionalità di provenienza diverse. La maggioranza proviene da un gruppo ristretto di paesi, alcuni dei quali sono aree di emigrazione storica verso l’Italia, come la Romania, l’Albania e il Marocco. Sono dati che si riflettono anche nella composizione della popolazione degli alunni stranieri in Italia.

Il paese di provenienza più rappresentato nella scuola italiana è la Romania con 158 mila studenti, il 18,8% degli alunni con cittadinanza non italiana. Seguono l’Albania (13,6%), il Marocco (12,3%), la Cina (4,8%), le Filippine, l’India, la Moldavia, l’Egitto, il Pakistan, l’Ucraina.

Tra i paesi più rappresentati, rispetto allo scorso anno il paese con l’incremento più significativo di studenti nella scuola italiana è la Cina (+8%), negli altri casi i numeri sono stabili o in lieve calo, per esempio per gli studenti di cittadinanza rumena.

La distribuzione territoriale degli alunni stranieri in Italia

Il dato nazionale del 9,7% sintetizza una realtà molto diversificata a livello territoriale. Gli studenti stranieri tendono infatti a concentrarsi nelle regioni del centro-nord, mentre nelle regioni meridionali l’incidenza è inferiore alla media nazionale. Tale distribuzione riflette il maggiore insediamento dei migranti nei contesti caratterizzati da un mercato del lavoro più favorevole.

La Lombardia è la regione con il più alto numero di studenti di origine straniera, ospitando da sola un quarto del totale presente in Italia (circa 213 mila), mentre l’Emilia Romagna è quella con la più alta percentuale di alunni stranieri sulla popolazione scolastica regionale (16,1%), seguita da Lombardia (15,1%), Toscana (13,8%), Umbria (13,7%), Veneto (13,3%) e Piemonte (13,2%). Le regioni del sud presentano percentuali di presenza di alunni stranieri comprese tra il 2 e il 5%.

Stringendo ancora di più il campo, nella provincia di Milano si trova il maggior numero di studenti con cittadinanza non italiana, con quasi 89 mila unità, seguita da Roma (62 mila) e Torino (39 mila). Le altre province sono nell’ordine: Brescia, Bergamo, Firenze, Bologna, Verona, Modena e Treviso.

Se si guarda però l’incidenza sulla popolazione scolastica locale la classifica è un’altra e vede al primo posto Prato, con il 26,1% di studenti stranieri, seguita da Piacenza (22,2%) e Mantova (18,4%). Più avanti, ma sempre al di sopra della media italiana, troviamo Brescia, Asti, Cremona, Parma, Modena, Lodi e Alessandria.

Quali scuole scelgono gli alunni stranieri in Italia

Nell’anno scolastico 2017/2018 il 91% dei diplomati alla secondaria di I grado (le medie) ha deciso di proseguire gli studi. Di questi il 9% ha optato per la formazione professionale regionale, mentre l’82% si è iscritto a una scuola secondaria di II grado.

Dai dati emerge che a influenzare la scelta del percorso di studi è soprattutto la valutazione conseguita all’esame di licenza media. Come gli studenti italiani, gli studenti con cittadinanza non italiana scelgono gli istituti professionali quando la votazione conseguita alla licenza media è bassa e i licei quando la votazione è alta.

La differenza tra gli studenti con cittadinanza non italiana e gli studenti italiani sta piuttosto nella votazione stessa: Il 70,4% dei primi ha conseguito il diploma di secondaria di I grado con una votazione di 6 o 7, mentre la maggioranza degli studenti italiani (52,3%) ha ottenuto il diploma con una votazione uguale o superiore a 8.

Un altro fattore che influenza la scelta del percorso scolastico è il luogo di nascita. Gli studenti stranieri nati in Italia sono più orientati verso gli istituti tecnici e i licei, mentre quelli nati all’estero verso gli istituti professionali e gli istituti tecnici.

Considerando le differenze di genere, i licei sono una scelta più femminile che maschile, mentre vi è parità numerica nella scelta dei percorsi professionali. Tuttavia, mentre i maschi si orientano verso il settore Industria e Artigianato, le femmine preferiscono il settore dei servizi.

I principali problemi degli studenti stranieri in Italia

L’inserimento dei nuovi arrivati

Gli studenti che entrano per la prima volta nel sistema scolastico presentano i bisogni più marcati e urgenti. Oltre alle problematiche di inserimento devono confrontarsi con la conoscenza della lingua, che può rappresentare un ostacolo enorme. Sono queste le percentuali da tenere sotto controllo se si vogliono programmare i necessari interventi di accoglienza e le opportune azioni didattiche.

A fronte dell’aumento delle seconde generazioni, gli studenti che entrano per la prima volta nel sistema scolastico italiano tendono a diminuire. Negli ultimi cinque anni il dato dei nuovi entrati è calato di novemila unità, di cui oltre 2 mila tra l’anno scolastico 2016/2017 e il 2017/2018.

La bassa frequenza e l’alta dispersione scolastica

La regolarità dei percorsi scolastici è un indicatore fondamentale dell’integrazione. Il 40% dei quattordicenni stranieri è in ritardo scolastico, spesso dovuto all’inserimento in classi inferiori rispetto all’età. Si aggiungono i ritardi relativi alle bocciature e alle non ammissioni. È un fenomeno che riguarda più i maschi che le femmine.

Il primo anno della scuola secondaria superiore risulta essere cruciale. È nel passaggio tra i 14 e i 15 anni di età che l’incidenza dei ritardi cresce drasticamente (dal 40 al 54% nel 2017/2018). Il confronto con gli studenti italiani evidenzia distanze notevoli: nell’anno scolastico 2017/2018 gli studenti italiani in ritardo sono il 9,6% contro il 30,7% degli studenti con cittadinanza non italiana.

Il trend è però positivo: nell’anno scolastico 2009/2010 i quattordicenni stranieri in ritardo erano il 62% contro il 40% attuale.

Una conseguenza allarmante del ritardo scolastico è senz’altro costituita dall’abbandono della frequenza scolastica. L’esame di questo fenomeno attraverso l’indicatore europeo degli Early Leaving from Education and Training evidenzia che gli alunni con cittadinanza non italiana sono quelli a più alto rischio di abbandono, con il 33,1% a fronte di una media nazionale del 14% (l’obiettivo europeo 2020 è del 10%).

Quanti sono gli studenti stranieri in Italia: dati 2016/2017

Come riportato dal rapporto Gli alunni con cittadinanza non italiana, pubblicato dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), gli studenti con cittadinanza non italiana nel 2017/2017 sono 826 mila, il 9,4% del totale.

La crescita numerica degli alunni stranieri in Italia ha subito un forte rallentamento negli ultimi anni. È la costante decrescita degli studenti con cittadinanza italiana, diminuiti negli ultimi cinque anni di quasi 241 mila unità, a far sì che rimanga il segno positivo nell’incidenza degli studenti di origine migratoria. In sostanza, la percentuale di alunni stranieri in Italia aumenta anche perché diminuisce la popolazione scolastica italiana con cui raffrontarla.

La maggioranza degli alunni stranieri – il 61% – è nata in Italia. Questo gruppo è cresciuto dalle 371 mila unità dell’anno scolastico 2012/2013 alle 503 mila del 2016/2017 (+35,4%), e rappresenta il 5,8% della popolazione scolastica italiana.

Tra l’anno scolastico 2015/2016 e il 2016/2017 sia gli studenti italiani che quelli nati all’estero sono diminuiti. Gli unici ad aumentare sono stati quelli nati in Italia da genitori stranieri. “Questi ultimi” si legge nel rapporto del MIUR “rappresentano per la scuola italiana l’unica componente attiva che permette di contenere il calo della popolazione scolastica complessiva”.

Da dove vengono gli studenti stranieri in Italia

Il paese di provenienza più rappresentato nella scuola italiana è la Romania con 158 mila studenti, il 19,2% degli alunni con cittadinanza non italiana. Seguono l’Albania (13,6%), il Marocco (12,4%), la Cina (6%), le Filippine, l’India, la Moldavia, l’Ucraina, il Pakistan, l’Egitto.

Nell’ultimo decennio si è rafforzata la presenza degli studenti rumeni, mentre è diminuita quella di albanesi e marocchini. Nello stesso periodo sono aumentati gli studenti di origine ucraina, moldava ed egiziana. La presenza degli studenti cinesi è più che raddoppiata, passando da 24 mila a 49 mila unità, facendone la comunità asiatica più rappresentata in Italia, seguita da quella filippina, indiana e pakistana.

La distribuzione territoriale degli alunni stranieri in Italia

La Lombardia è la regione con il più alto numero di studenti di origine straniera, ospitando da sola un quarto del totale presente in Italia (circa 208 mila), mentre l’Emilia Romagna è quella con la più alta percentuale di alunni stranieri sulla popolazione scolastica regionale (15,8%), seguita da Lombardia (14,7%), Umbria (13,8%), Toscana (13,1%), Veneto e Piemonte (13,0%) e Liguria (12,3%).

Stringendo ancora di più il campo, nella provincia di Milano si trova il maggior numero di studenti con cittadinanza non italiana, con oltre 85 mila unità, seguita da Roma (62 mila) e Torino (quasi 39 mila). Le altre province sono nell’ordine: Brescia, Bergamo, Firenze, Bologna, Modena, Verona e Treviso.

Se si guarda però l’incidenza sulla popolazione scolastica locale la classifica è un’altra e vede al primo posto Prato, con il 24,5% di studenti stranieri, seguita da Piacenza (21,6%) e Mantova (18,4%). Più avanti, ma sempre al di sopra della media italiana, troviamo Brescia, Asti, Cremona, Parma, Modena, Alessandria e Lodi.

Quali scuole scelgono gli alunni stranieri in Italia

Nell’anno scolastico 2015/2016 il 92% dei diplomati alla secondaria di I grado (le medie) ha deciso di proseguire gli studi. Di questi l’8,9% ha optato per la formazione professionale regionale, mentre l’83,2% si è iscritto a una scuola secondaria di II grado.

Dai dati emerge che a influenzare la scelta del percorso di studi è soprattutto la valutazione conseguita all’esame di licenza media. Come gli studenti italiani, gli studenti con cittadinanza non italiana scelgono gli istituti professionali quando la votazione conseguita alla licenza media è bassa e i licei quando la votazione è alta.

La differenza tra gli studenti con cittadinanza non italiana e gli studenti italiani sta piuttosto nella votazione stessa: Il 67,3% dei primi ha conseguito il diploma di secondaria di I grado con una votazione di 6 o 7, mentre la maggioranza degli studenti italiani (55,3%) ha ottenuto il diploma con una votazione uguale o superiore a 8.

Un altro fattore che influenza la scelta del percorso scolastico è il luogo di nascita. Gli studenti stranieri nati in Italia sono più orientati verso gli istituti tecnici e i licei, mentre quelli nati all’estero verso gli istituti professionali e gli istituti tecnici.

Considerando le differenze di genere, i licei sono una scelta più femminile che maschile, mentre vi è parità numerica nella scelta dei percorsi professionali. Tuttavia, mentre i maschi si orientano verso il settore Industria e Artigianato, le femmine preferiscono il settore dei servizi.

Al termine della scuola secondaria superiore, il 34% dei diplomati con cittadinanza non italiana prosegue gli studi all’università. I dati confermano che la propensione a proseguire con gli studi universitari è più elevata tra gli studenti dei licei rispetto ai diplomati degli altri percorsi.

La scelta della macro-area didattica vede una prevalenza per il sociale (39,7%), anche se emergono scelte diverse in base alla comunità di appartenenza: gli studenti con nazionalità ucraina, polacca e filippina preferiscono i corsi di studio dell’area scientifica.

Le donne rappresentano la maggioranza degli immatricolati sia in totale (61%) che nelle diverse macro-aree didattiche (ben 84% nell’area umanistica) a esclusione dell’area scientifica. La presenza degli immatricolati con cittadinanza non italiana si concentra maggiormente in alcune aree geografiche del paese risultando massima nel nord ovest (35%) e minima nelle isole (2%).

I principali problemi degli studenti stranieri in Italia

L’inserimento dei nuovi arrivati

A fronte dell’aumento delle seconde generazioni, gli studenti che entrano per la prima volta nel sistema scolastico italiano tendono a diminuire. Tra il 2015/2016 e il 2016/2017 si è registrato un netto calo della presenza di nuovi arrivati di circa diecimila unità (-30,5%).

In termini numerici gli studenti neo arrivati sono maggiormente presenti in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Tuttavia, se si prende in considerazione la loro incidenza sul totale degli stranieri, i valori più elevati si registrano in Sicilia (5,9%), Molise (5,7%), Sardegna e Basilicata (5,3%) e Campania (4,3%). Questi dati sono dovuti alla forte presenza di studenti di recente immigrazione e di minori non accompagnati arrivati via mare, che si sono fermati nelle zone più vicine all’approdo.

La bassa frequenza e l’alta dispersione scolastica

La regolarità dei percorsi scolastici è un indicatore fondamentale dell’integrazione. Oltre il 40% dei quattordicenni stranieri è in ritardo scolastico, spesso dovuto all’inserimento in classi inferiori rispetto all’età. Si aggiungono i ritardi relativi alle bocciature e alle non ammissioni. È un fenomeno che riguarda più i maschi che le femmine.

Il primo anno della scuola secondaria superiore risulta essere cruciale. È nel passaggio tra i 14 e i 15 anni di età che l’incidenza dei ritardi cresce drasticamente (dal 43,4% al 57% nel 2016/2017). La stessa incidenza si osserva nel passaggio tra i 15 e i 16 anni.

Il confronto con gli studenti italiani evidenzia distanze notevoli: il 31,3% contro il 10% a livello nazionale. Il massimo divario si registra appunto nella scuola secondaria superiore, dove i ritardi rappresentano il 20,9% degli studenti italiani contro il 59,1% degli studenti stranieri.

Una conseguenza allarmante del ritardo scolastico è senz’altro costituita dall’abbandono della frequenza scolastica. L’esame di questo fenomeno attraverso l’indicatore europeo degli Early Leaving from Education and Training evidenzia che gli alunni con cittadinanza non italiana sono quelli a più alto rischio di abbandono, con il 32,8% a fronte di una media nazionale del 13,8%.

In particolare, i dati del MIUR dimostrano che, se nella fascia d’età 3-16 anni il tasso di scolarità è lo stesso per alunni italiani e stranieri – 100% nella scuola primaria e secondaria di I grado, 90% nel primo triennio della secondaria di II grado – nella fascia 3-5 anni e 17-18 anni le cose cambiano.

Per quanto riguarda i più grandi il tasso di scolarità degli alunni stranieri scende al 64,8%, contro l’80,9% degli italiani. Questo significa che c’è una brusca interruzione del percorso scolastico tra i 17 e i 18 anni, che impedisce a circa il 35% degli studenti con cittadinanza non italiana di realizzare una formazione più completa utile all’inserimento nel mondo del lavoro. Parlando di differenze di genere, a questa età l’abbandono scolastico riguarda soprattutto i maschi.

La scolarità dei bambini con cittadinanza non italiana è inferiore anche nella fascia che va dai 3 ai 5 anni, con una percentuale del 77% contro il 96% dei bambini italiani. In questo caso sono più le femmine a rimanere a casa, dato che, secondo il rapporto del MIUR, “mette in luce, con ogni probabilità, anche motivazioni culturali e familiari che svantaggiano le bambine rispetto ai bambini”.

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