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La stagione del Napoli è già iniziata, vi spiego perché

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@panoramio.com

Anche. Parte tutto da qui. L’impressione del mio, del nostro eventuale errore parte da anche, particella aggiuntiva. La faccio breve perché poi uno scoccia: domenica 23 si ricomincia da Reggio Emilia, serale contro il Sassuolo. Ho trascorso l’intero mese di agosto a Napoli, finora, e non mi è dispiaciuto perché non è stato banale: pioggia improvvisa, fresco serale, caldo; pioggia improvvisa, caldo, pioggia improvvisa. Vario e godibile, un po’ Bellini un po’ Brit. Senza l’afa fissa che schianta la mente ho realizzato che questo campionato in qualche modo è già iniziato, sebbene non ora (lo scorso novembre) e non a Reggio Emilia (a Milano).

C’entra Stefano, un tifoso del Torino che si è presentato nei miei pensieri qualche pensiero fa. Ma cosa c’entra il Torino? E il Napoli, questa non è una rubrica sul Napoli? A Milano, ho detto, dopo mezzanotte, a due passi dalla vecchia redazione de La Gazzetta dello Sport in via Solferino. Io mi aspettavo una storia sui partenopei. C’è Stefano che ha lo sguardo per aria, ventisette anni e un mento pieno, che quando parla del Toro sorride e sospira, assume toni pazienti e calmi, a volte vagamente anziani, comunque mai superficiali. Magari sul tifo. Al pub siamo in due, quattro medie davanti, mi racconta di città italiane e tifo, un mucchio di differenze. Nessuno come noi e tu parli degli altri. Stefano sorseggia, Stefano schiocca la lingua, Stefano dice:

Sai cosa penso? Di quello che hai detto, dico, dell’impressione che Napoli e Milano seguano in maniera differente le rispettive squadre. Che molto dipenda dalle città. Nel senso: Napoli non potrebbe non avere il Napoli; Milano non potrebbe non avere anche una squadra di calcio, meglio se due. Tra le altre cose intendo. È solo una mia impressione.

Finisco la birra con un colpo secco, fisso il bicchiere al tavolo con la mano e il tavolo con gli occhi. Incarto i miei soldi in un saluto, poi esco e poi vado. Fuori è un novembre ambrosiano e ritirato. A Napoli abbiamo così poco che la squadra conta così tanto. È vero. Non è vero. Forse ha ragione, forse non lo so. Io non ce l’ho neanche davanti Napoli, adesso. C’è Milano che mi piomba addosso indifferente, e allora vado verso casa con passo rapido e notturno. Stefano e me, il Milan e l’Inter, Napoli e il Napoli. Si mescola tutto. Mi chiedo se sia vero. Arriva la metro.

Devo tornare, mi dico. Passo dopo passo. Sbrigarmi a tornare a casa, domani lavoro. Passo dopo passo. Sale un’urgenza immotivata e velocissima, uno stimolo impellente. Passo dopo passo. Come la pipì. Svolto nella via. O come il vomito. Passo dopo passo. Quando arrivo dove abito salgo le scale due a due: primo piano, secondo piano, terzo piano; fiato, fiato più grande, fiatone. Infilo la chiave nella serratura e giro, e apro, ed entro, e chiudo, poi siedo e guardo avanti, mi fermo e respiro, mi chiedo e mi dico:

E se Stefano avesse ragione?

C’è la città-squadra e la città-anche-squadra. Napoli che parte da poco e si fa fede chiedendo un passaggio all’esagerato. Una rumba eccessiva e squilibrata, sudata e taurina, tutto tranne che vivibile, tutto tranne che comprensibile. Napoli più rullante che tamburo. Napoli carne e tatuaggi, storie e strade, vicoli e vene, notti e bugie, con la pioggia che scroscia e scorre ‘ncopp e vasl brillante e scura come sangue di porco. Una Napoli inconscia, che si getta a uocchie chius in una squadra, una squadra di football, di calcio o dite pure come vi pare che io preferisco e’ pallon’.

Sì, siamo proprio così. Ma che dico, che dici. E non lo so allora, non lo so forse è il contrario: è proprio così che ci vogliono. Comincia da qui questa stagione, da Stefano e dal suo Toro. Da me che, troppo giovane per gli scudetti, campo attraverso campionati con chissà ad ogni agosto e vaffanculo a tutti i maggio. Comincia da qui, non ho dubbi. Ho perso Maradona e gli anni migliori, che sono anche pochini su quasi un secolo di storia, una fregatura se ci penso. Comincia da qui, da anche: dal voler scoprire se Stefano si sbaglia. Anche se non ho visto Maradona il cuore batte forte a me a troppi milioni di persone, mammà. E poi mica inizia male questa stagione, tutto sommato siamo sempre in Europa, no?

Quando l’aereo atterra non chiamarmi, basta un messaggio. Ah, e tieniti lontano dai casini

Le piaceva troppo Cavani, a mia mamma. Poi un po’ ha smesso. E io un po’ la invidio.

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