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Spaccatura Sinistra Ecologia e Libertà: quali prospettive?

Spaccatura Sinistra Ecologia e Libertà: quali prospettive?
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Ci sono orazioni funebri premature su di noi. Siamo stati influenti quando non eravamo niente. Avremmo Letizia Moratti a Milano se non avessimo buttato Pisapia nell’agone, i grillini a Genova e Cagliari e la Puglia laboratorio della destra. Viva Sel, viva la fatica la passione e il culo che ci siamo fatti

Se il leader di Sinistra Ecologia e Libertà, quel Nichi Vendola che ci ha abituato in questi anni ad un eloquio suggestivo, iperbolico e a volte retorico si lascia andare, in un’intervista a il Manifesto, ad un linguaggio così crudo, ad una rivendicazione orgogliosa e rabbiosa dei meriti suoi e del partito, è ovvio che qualcosa non va all’interno dell’unica formazione schiettamente di sinistra rappresentata in Parlamento.

Proprio in Parlamento, e più precisamente a Montecitorio, si è infatti consumato lo strappo fra i cosiddetti “miglioristi” (corsi e ricorsi), ovvero coloro che hanno condiviso la scelta capogruppo Gennaro Migliore di lasciare SeL, e il resto del partito. Motivo del contendere il voto favorevole di quasi tutto il gruppo al decreto Irpef (quello degli 80 Euro) nonostante Vendola premesse per l’astensione.

In gioco c’è ovviamente l’appoggio al governo Renzi, da esterni o tramite la confluenza nel PD di Migliore, Fava e gli altri dimissionari. Ma la spaccatura, denuncia Vendola, risalirebbe già al secondo governo Letta, e alla fiducia che alcuni avrebbero voluto accordargli. Le due anime del partito erano già venute fuori anche durante il congresso di gennaio, quando la linea riformista di adesione al PSE e di supporto a Martin Schulz era stata sopraffatta dall’ala del partito più altromondialista e anti austerity che fa capo al coordinatore Nicola Fratojanni e che spingeva verso il GUE di Alexis Tsipras.

E di certo trovarsi senza deputati europei dopo la scelta di Barbara Spinelli di rimangiarsi la parola data sottraendo il seggio a Marco Furfaro non ha aiutato a rasserenare gli animi. Essere stati la principale macchina organizzativa della raccolta firme, la colonna portante della campagna elettorale sopportando la subalternità ai cosiddetti intellettuali per poi ritrovarsi con un eletto di Rifondazione e due del Partito di Repubblica è già difficile da sopportare per chi ci aveva creduto, figuriamoci per chi aveva detto fin dall’inizio che quella era la strada sbagliata da percorrere.

D’altro canto è difficile pensare ad un radioso futuro per Migliore e i suoi. Confluire nel PD per costituire una corrente sarebbe quantomeno ingenuo, considerando che il PD renziano funziona proprio perché il suo leader ha di fatto azzerato le correnti e ridotto al lumicino ogni dissenso interno. Fare da stampella al governo come gruppo (o come partito) autonomo saprebbe un po’ da Pdci anni Novanta, e gli attuali deputati rischierebbero di fare la fine dei Cossutta e dei Diliberto.

Come ogni scissione a sinistra anche questa appare insomma, per quanto motivata, priva di sbocchi utili per i suoi protagonisti, figuriamoci per il Paese. Dall’altro lato della barricata Sel perde politici capaci come Migliore e Di Salvo e intellettuali del calibro di Claudio Fava, che però, in quanto nominati, godono un peso elettorale difficilmente quantificabile, probabilmente vicino allo zero virgola, in verità comunque troppo per un partito che non ha mai raggiunto da solo allo sbarramento in una elezione che non fosse locale.

Per questo, dopo che oggi l’intera dirigenza, da Vendola e Fratoianni in giù, si presenterà dimissionaria alla direzione nazionale, dovrebbe partire un nuovo processo costitutivo della sinistra (l’ennesimo, a dire il vero, degli ultimi vent’anni) forse proprio a partire dall’incontro che si terrà stasera stessa al Selfie (la festa di Sel a San Giovanni, forse sarebbe il caso di ripartire dai nomi) fra Nichi Vendola, Curzio Maltese e Pippo Civati.

La strada verso un partito di sinistra riformista alternativo al PD è, insomma, ancora lunga. Resta da capire se, nell’eterno valzer di scissioni e rifondazioni, si riuscirà a tener testa allo schiacciasassi fiorentino.

Immagine| Europa| Italpress

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