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Io invece sì, io sono razzista

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@George A. Spiva

Io non sono razzista, però…

Te lo dicono con risolutezza, quasi sfidandoti a contraddirli, sicuri che non sarai tanto maleducato da insultarli. Perché “razzista”, questo almeno lo sanno, è un insulto.

In qualche modo, però, i razzisti, quelli veri, sono sempre gli altri, quelli che dicono cose abominevoli tipo “negri di merda” (che poi io questa frase l’ho sentita una volta sola detta da un marocchino).

Loro invece, non sono razzisti. Esprimono solo dei fatti, delle verità oggettive. Tipo che una volta una di “questi” ha rapito una ragazzina nascondendola sotto la gonna. O che “questi” non hanno il nostro stesso senso dell’igiene. O che gli fa schifo che “questi” si lavano alla fontanella e fanno il lago. Che io direi anche decidetevi. Sti poveri cristi si devono lavare o no?

Io non sono razzista

La signora te lo ripete subito dopo averti chiesto di far alzare tutti gli ambulanti che si sono fermati a pranzare al bar, e oziano seduti al riparo dal sole delle tre.

Non possono stare lì, perché sua figlia vuole stare sull’altalena e lei non può mandarcela. “Loro” stanno seduti proprio lì vicino e, si sa, alcuni di “loro” rapiscono le bambine per portarle al proprio paese e farne delle mogli.

Ma lei non è mica razzista, e guai a trattarla come tale. Che poi già riferirsi a queste persone come “loro”, collettivamente, è oggettivamente razzista. Anche volendo tralasciare il fatto che ciascuno è un individuo a sé, ci sono almeno tre etnie in questo “loro”.

Io non sono razzista. Ho un sacco di amici di colore

Praticamente è un gioco a somma zero. Se hai un arabo vicino di casa, puoi parlar male. Se da piccolo giocavi con un cinese, puoi insultare. Metti che al liceo sei andato con una ragazza di origini nigeriane perché aveva le tette grosse, puoi fare qualsiasi cosa che non ti faccia finire sulla copertina di American History X – parte seconda.

Noi non siamo razzisti

Non sono del tutto sicuro del significato che danno a questa parola, o meglio, di quale sia nella loro testa il limite oltre cui una persona può essere definita tale. Dalle loro parole suppongo che si possa almeno parlarne male e considerarli diversi senza avvertire sensi di colpa.

Io invece sì. Io sono razzista

Sono razzista perché non riesco a sopprimere quell’istinto che mi porta a considerare diverso chi semplicemente appare diverso. Ho bisogno di fare uno sforzo cosciente per ricordarmi che questa differenza è solo superficiale.

Sono razzista perché quando ho davanti una persona diversa non so mai come pormi. Ho paura di risultare troppo brusco o troppo accondiscendente, quindi agisco in modo innaturale. In qualche modo il mio comportamento non è rilassato come se avessi davanti un altro caucasico.

Sono razzista perché sono troppo cauto nel difendere le mie convinzioni davanti a coloro che “non sono razzisti”, per paura di essere visto come un ingenuo o uno stupido. E per questo motivo, spinto da una qualche specie di senso di colpa e di compensazione, il mio primo istinto è di schierarmi con chi è diverso, anche quando oggettivamente non dovrei.

Sono razzista perché non voglio esserlo

Io sono razzista, e questa cosa la odio. Ma preferisco essere razzista così, che non esserlo come loro.

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