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Slum Tourism: quando l’esclusione sociale fa turismo

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Lo Slum Tourism è un fenomeno turistico molto controverso. Lo slum è un quartiere povero, malfamato, un bassofondo; in inglese identifica un very deprived urban neighbourhood. Come il nome stesso indica, lo Slum Tourism convoglia turisti nelle aree urbane dove l’esclusione sociale e il degrado sono più forti. Lo Slum Tourism di fatto porta turisti in visita alle baraccopoli dei più grossi agglomerati urbani del pianeta: dall’Africa all’America Latina, fino ai paesi asiatici. Si tratta di un fenomeno turistico molto controverso e, per certi aspetti, inarrestabile vista la “popolarità” di slum come Kibera a Nairobi (Kenya) o Dharavi a Mumbai (India) – resa celebre anche dal film “The Millionaire” di Danny Boyle – per non parlare delle favelas brasiliane.

@Christian Frei Switzerland

Slum Tourism: è moralmente accettabile fare turismo in mezzo alla povertà?

Il fenomeno dello Slum Tourism desta sicuramente critiche e perplessità, oltre ad una notevole curiosità. Di fronte a questo complesso fenomeno turistico, la charity inglese Tourism Concern si pone una semplice domanda: è giusto che i tour operators offrano escursioni negli slum? Da un lato possiamo pensare che i proventi di queste escursioni vadano a beneficio dei residenti e possano in qualche maniera alleviarne la povertà e promuovere una forma di compartecipazione, dall’altra però non si tratta forse di una spettacolarizzazione della povertà? Non si tratta di un’alternativa ad una giornata di safari o mare per turisti occidentali annoiati e in cerca di emozioni?

Sono domande a cui è difficile rispondere. In ogni caso i numeri parlano da soli: 40.000 visitatori all’anno nelle favelas di Rio de Janeiro e 300.000 visitatori per gli slums di Città del Capo in Sud Africa. E anche in Asia lo Slum Tourism sta prendendo piede, come mostra l’interessante approfondimento di AFP news Agency sullo Slum Tourism a Jakarta. Ma la domanda di fondo rimane: i turisti possono essere uno strumento per combattere la povertà stessa?

Lo Slum Tourism si è sviluppato in seguito al radicarsi di immagini di degrado ed emarginazione di realtà che erano già consolidate mete turistiche. Infatti Kibera è uno dei simboli dell’esclusione sociale e come tale è diventata un simbolo di Nairobi e dell’intera Africa. Quindi se lo slum diventa un simbolo – seppur negativo – il turismo non può rimanere indifferente. Anzi: i turisti occidentali alla ricerca dell’autentico, del diverso, dell’emozione e dell’avventura inseguono la possibilità di vivere in prima persona una intensa esperienza di povertà e deprivazione. Per farci un’idea dell’offerta turistica legata al fenomeno dello Slum Tourism, possiamo dare un’occhiata a Reality Tours and Travel, un tour operator che propone Slum Tours a Dharavi e non manca di evidenziare l’aspetto etico e di lotta alla povertà dei suoi tours.

@realitytoursandtravel.com

Ma un aspetto fondamentale da non tralasciare è il punto di vista dei residenti. Channel 4 News Africa propone uno spaccato della presenza dei turisti a Kibera. Il servizio mette l’accento sul punto di vista dei residenti il più delle volte a disagio di fronte allo sguardo curioso e distaccato dei turisti di passaggio:

Insomma l’interrogativo etico resta aperto: lo Slum Tourism può assumere valenze negative o positive a seconda di come viene fatto. Ma qualora decidiate di sperimentarlo in prima persona, potreste fare tesoro delle indicazioni fornite dal blog Aid Leap:

scegliere con attenzione l’organizzazione o il tour operator che lo propone;
– non scattare foto alle persone;
interagire con i residenti cercando una conversazione oppure comprando qualche prodotto dai negozietti di strada;
– valorizzare gli aspetti positivi dello Slum per renderla un’esperienza costruttiva.

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