Slum Tourism: quando l’esclusione sociale fa turismo3 min read

29 Maggio 2014 Viaggi -

Slum Tourism: quando l’esclusione sociale fa turismo3 min read

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Lo Slum Tourism è un fenomeno turistico molto controverso. Lo slum è un quartiere povero, malfamato, un bassofondo; in inglese identifica un very deprived urban neighbourhood. Come il nome stesso indica, lo Slum Tourism convoglia turisti nelle aree urbane dove l’esclusione sociale e il degrado sono più forti. Lo Slum Tourism di fatto porta turisti in visita alle baraccopoli dei più grossi agglomerati urbani del pianeta: dall’Africa all’America Latina, fino ai paesi asiatici. Si tratta di un fenomeno turistico molto controverso e, per certi aspetti, inarrestabile vista la “popolarità” di slum come Kibera a Nairobi (Kenya) o Dharavi a Mumbai (India) – resa celebre anche dal film “The Millionaire” di Danny Boyle – per non parlare delle favelas brasiliane.

Slum tourism River kids
@Christian Frei Switzerland

Slum Tourism: è moralmente accettabile fare turismo in mezzo alla povertà?

Il fenomeno dello Slum Tourism desta sicuramente critiche e perplessità, oltre ad una notevole curiosità. Di fronte a questo complesso fenomeno turistico, la charity inglese Tourism Concern si pone una semplice domanda: è giusto che i tour operators offrano escursioni negli slum? Da un lato possiamo pensare che i proventi di queste escursioni vadano a beneficio dei residenti e possano in qualche maniera alleviarne la povertà e promuovere una forma di compartecipazione, dall’altra però non si tratta forse di una spettacolarizzazione della povertà? Non si tratta di un’alternativa ad una giornata di safari o mare per turisti occidentali annoiati e in cerca di emozioni?

Sono domande a cui è difficile rispondere. In ogni caso i numeri parlano da soli: 40.000 visitatori all’anno nelle favelas di Rio de Janeiro e 300.000 visitatori per gli slums di Città del Capo in Sud Africa. E anche in Asia lo Slum Tourism sta prendendo piede, come mostra l’interessante approfondimento di AFP news Agency sullo Slum Tourism a Jakarta. Ma la domanda di fondo rimane: i turisti possono essere uno strumento per combattere la povertà stessa?

Lo Slum Tourism si è sviluppato in seguito al radicarsi di immagini di degrado ed emarginazione di realtà che erano già consolidate mete turistiche. Infatti Kibera è uno dei simboli dell’esclusione sociale e come tale è diventata un simbolo di Nairobi e dell’intera Africa. Quindi se lo slum diventa un simbolo – seppur negativo – il turismo non può rimanere indifferente. Anzi: i turisti occidentali alla ricerca dell’autentico, del diverso, dell’emozione e dell’avventura inseguono la possibilità di vivere in prima persona una intensa esperienza di povertà e deprivazione. Per farci un’idea dell’offerta turistica legata al fenomeno dello Slum Tourism, possiamo dare un’occhiata a Reality Tours and Travel, un tour operator che propone Slum Tours a Dharavi e non manca di evidenziare l’aspetto etico e di lotta alla povertà dei suoi tours.

Slum tourism - Reality tours HP
@realitytoursandtravel.com

Ma un aspetto fondamentale da non tralasciare è il punto di vista dei residenti. Channel 4 News Africa propone uno spaccato della presenza dei turisti a Kibera. Il servizio mette l’accento sul punto di vista dei residenti il più delle volte a disagio di fronte allo sguardo curioso e distaccato dei turisti di passaggio:

Insomma l’interrogativo etico resta aperto: lo Slum Tourism può assumere valenze negative o positive a seconda di come viene fatto. Ma qualora decidiate di sperimentarlo in prima persona, potreste fare tesoro delle indicazioni fornite dal blog Aid Leap:

scegliere con attenzione l’organizzazione o il tour operator che lo propone;
– non scattare foto alle persone;
interagire con i residenti cercando una conversazione oppure comprando qualche prodotto dai negozietti di strada;
– valorizzare gli aspetti positivi dello Slum per renderla un’esperienza costruttiva.

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Il disegno e la progettazione mi hanno sempre appassionato. Dopo la laurea in architettura mi sono specializzata in pianificazione urbana nei paesi in via di sviluppo. Attualmente sono una ricercatrice in turismo responsabile. Che dire? Viaggi, scarabocchi e coinquilini – pelosi e pennuti – caratterizzano le mie avventure e ‘disavventure’…
4 Commenti
  1. Fabio Colombo

    il tema è molto interessante. credo che uno "Slum tour" proposto da un'agenzia turistica, per quanto solidale possa essere, sia inevitabilmente un sopruso e inequivocabilmente un'attività economica e auto referenziale. Altro discorso è entrare nelle aree incriminate per il tramite informale di organizzazioni o singoli che vi operano o vivono.

  2. Chiara

    credo che come in tutte le cose il come si fanno e i dettagli facciano la differenza. è fondamentale il modo con cui si entra in queste realtà, se il ricavato della visita va a chi ne ha bisogno, se si proibiscono le foto … però oltre che di amorale sa proprio di trash, non dico proprio al livello dei tour sui luoghi di omicidio però … è una declinazione della vetrinizzazione di ciò che è lontano, selvaggio, esotico in senso drammatico. siamo così lontani dagli zoo umani del 1800? però si dice anche "lontano dagli occhi lontano dal cuore" … chissà se la vista di certe realtà lascia una traccia nel cuore di qualcuno, al di là della foto, che significa ormai semplicemente "ci sono stato" quindi faccio cose, vedo gente = esisto. forse questo è meglio che nascondere, rimuovere. un primo approccio imperfetto alla cosa ...

  3. dav1de

    Farsi un giro negli slum per il gusto di curiosare e scattare foto è umanamente comprensibile ma significa fare i soldi con le condizioni di disperazione altrui. Per non parlare poi del fatto che per fare un tour in una favela brasiliana devi avere l'ok dei narcos, e le cose che succedono davvero non le vedi di certo passando con il bus turistico. Contrario nel modo più assoluto.

  4. lucia tomassini

    vedo che il tema muove dibattito! bene bene. personalmente trovo che certe forme di turismo siano per loro stessa natura ambigue al di là dei buoni propositi. Una sorta di "voyerismo" turistico. Riguardo al visitare gli slum certo poi dipende da chi lo propone e come lo propone ma essendo una realtà così informale le perplessità sono notevoli...

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