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Sfizietto Verde di Montegalda

@Kasia!!

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A chi non è capitato in un giorno di pioggia di infilarsi in una calda e accogliente trattoria?

Soprattutto se la trattoria è semplice, verace e poco esosa … Quanto è bello lanciarsi alla caccia dei prodotti tipici! Un classico per iniziare è il tagliere di salumi e formaggi di produzione locale. E’ in una di queste occasioni che ho scoperto l’esistenza del formaggio Verde di Montegalda. Mai sentito prima.

Il Verde è un formaggio di quelli con le muffe. All’aspetto richiama la parte più scura e compatta del gorgonzola, ma non è molle, è piuttosto simile al roquefort francese, solo con un po’ meno muffa e di gusto meno salato. L’oste mi ha detto che è un formaggio biologico poco conosciuto, presidio Slow Food, perché prodotto in modesta quantità nella zona di Montegalda, provincia di Vicenza, a ridosso dei Monti Berici.

Guardo poi sul web per saperne di più e scopro che il mio palato non mente, un collegamento c’è: il verde è fatto usando proprio lo stesso agente (quello che produce la muffa) che si usa per il roquefort! Il sito dell’azienda agricola di Montegalda, LaCapreria, recita così: “formaggio di pecora capra (verde) con sviluppo di muffe da pennicillum roqueforti all’interno, dal sapore pronunciato, stagionato in ambiente di grotta per oltre 70 giorni”.

Insomma, un formaggio di pecora e capra con pasta erborinata con al suo interno le stesse muffe del roquefort, ma in quantità minore.

Per curiosità guardo anche il sito www.roquefort.it e scopro che nel roquefort c’è solo latte crudo di pecora dei Pirenei, quindi niente capre, ma anche l’amico francese è stagionato in grotta. Diciamolo, io poi ho obiettivi più concreti che star qui a discettare: papparmelo (senza dover andare ogni volta fino a Montegalda), perché, caro verde di Montegalda, je t’aime! Solo che sono già sposata con la cucina di mare-colli-campagna-laguna-pedemontana del Veneto orientale, dove risiedo … però mai dire mai.

Quindi mi son detta: se proprio ne ho voglia dove lo trovo?

Vedo che si trova in vendita su Internet, ma costa solo un euro in meno rispetto al suo cugino francese, a causa della scarsa produzione. Accidenti, già pensavo di ordinarne vagonate low cost, perché è davvero buono. Se fosse più conosciuto magari ne produrrebbero di più a un prezzo più abbordabile. Così bisogna centellinare e allora centellinerò.

Chissà quante gustose realtà inedite di questo tipo ci sono in Italia e noi italiani non lo sappiamo. Ma quanto ci stiamo perdendo?

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