Ogni tifoso romanista, piuttosto che un bel regalo di Natale, quest’anno sogna di ricevere un meraviglioso regalo per la Befana da parte della propria squadra: il 6 gennaio è in calendario la partitissima Juventus-Roma. Non aggiungo altro.
Tuttavia, in attesa di questa sfida, vi propongo alcuni consigli di lettura per un piacevole e originale dono natalizio.
Kansas City 1927
Scritto da Diego Bianchi e Simone Zoro, edito da Isbn edizioni, questo libro raccoglie cronaca e recensioni delle partite che la Roma ha giocato nella stagione 2011-2012. Al libro è allegato un cd con i due autori e alcuni attori romani che leggono i capitoli migliori.
Narrato con ironia e puramente in stile romanesco, raccoglie gli scritti di un anno passato a esorcizzare l’amarezza del fallito tentativo della gestione Luis Enrique.
Il titolo Kansas city 1927 attinge alla cinematografia sordiana (dal celebre “Un americano a Roma”) e all’anno di fondazione della società.
Il libro, con un registro linguistico alla portata di tutti per stessa intenzione degli autori (“parla e scrivi come magni”) e grazie a riferimenti di cinema, cultura e politica – trattati sempre in maniera ironica – ottiene un risultato esilarante.
L’ultima partita. Vittoria e sconfitta di Agostino Di Bartolomei
Autori Giovanni Bianconi e Andrea Salerno, edito da Fandango, questo libro narra le vicende di un grande uomo e giocatore: Agostino Di Bartolomei. “Dibba”, o semplicemente “Ago” come lo chiamavamo noi tifosi, era il capitano della grande Roma di Nils Liedholm che vinse lo scudetto nel 1983 ed era una persona educata, schiva e riservata.
“L’ultima partita” ripercorre le tappe della sua vita sportiva fino ad arrivare al giorno del suicidio, avvenuto nel decimo anniversario della più grande sconfitta del calcio capitolino: la finale di Coppa Dei Campioni persa in casa con il Liverpool ai calci di rigore.
Dopo quella partita e dopo alcune esperienze in altre squadre Di Bartolomei iniziò ad allontanarsi dall’ambiente sportivo, ad isolarsi e a racchiudere in sé quel dolore, ancor oggi difficile da capire, che lo portò al gesto estremo.
Nella prefazione del libro è racchiusa una toccante lettera che il figlio Luca, a distanza di sedici anni dalla morte di Agostino, scrive al suo papà: “Mi manchi AGO. Ecco volevo solo dirtelo ancora una volta”.
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