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I primi 50 giorni di Roma e Torino a 5 Stelle

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@limbeccata.it

Tracciare un bilancio oggettivo dell’operato di un sindaco è già difficile alla fine del suo mandato, figuriamoci a poche decine di giorni dalla sua elezione. Non fanno eccezione Virginia Raggi e Chiara Appendino, sulle quali grava il peso dei riflettori puntati da tutta Italia, perché tenute a confermare le speranze o i timori di sostenitori e avversari del Movimento cinque stelle.

Due sfide molto diverse, quelle delle neo sindache. Virginia Raggi dovrà senza dubbio confrontarsi con la prova più difficile, governare Roma, la capitale, la città più popolosa ed estesa, travolta da scandali, polemiche ed inefficienze. A Chiara Appendino tocca invece Torino, una città di certo importante e complicata ma governata tutto sommato bene dal suo predecessore ed ex sfidante Piero Fassino.

Le cose in questo primo periodo sembrano aver seguito proprio questo schema, con la sindaca romana a lungo bloccata in un braccio di ferro con il direttorio nominato per aiutarla (o controllarla, a seconda delle versioni). Polemiche sui nomi dei collaboratori e degli assessori, annunci, marce indietro, gaffe, ritardi (la giunta è stata presentata solo il 7 luglio), addii (quello di Roberta Lombardi al direttorio) hanno infatti caratterizzato il primo mese del suo operato.

Proprio quando si era finalmente conclusa la partita sulla nomina del capo di gabinetto con l’incarico a Carla Romana Raineri, dopo il siluramento di Frongia e Morgante, ecco scoppiare il caso Ama con i sindacati e gli operatori sul piede di guerra e un assessore, Paola Muraro, considerato da qualcuno poco adatto a risolvere il problema rifiuti visti i 12 anni di consulenza retribuita già svolti per il Comune.

Il maggior successo della giunta capitolina è costituito finora dall’approvazione del bilancio, risultato non scontato visti i guai finanziari della città eterna, portato a casa dall’assessore Marcello Minenna, finito anche lui alcuni giorni prima al centro di una polemica su un presunto conflitto d’interessi dettato dalla sua carica di dirigente dell’Ufficio analisi quantitative della Consob, incarico dal quale Minenna si è prontamente messo in aspettativa troncando la questione sul nascere.

Viste da Roma le polemiche contro Appendino, da quelle sull’auto blu e sull’istituzione della domenica vegana a quella (più seria) sulla possibilità di denunciare (delazionare, secondo i più critici) i crimini da strada tramite app e social, sembrano acqua fresca, pur essendo comunque una spia interessante di quanto complicato potrà essere il cammino delle sindache a cinque stelle. Il Movimento imbattibile ai ballottaggi dovrà ora dimostrare di esserlo anche nel governo delle città.

E proprio sul versante ballottaggi un’importante novità sembra arrivare dal solito “laboratorio” Sicilia. La regione siciliana si appresta infatti a votare la riforma elettorale per gli enti locali dell’isola. In commissione è passata una versione che elimina i ballottaggi anche nei comuni maggiori e ripristina l’effetto trascinamento delle liste. Un grosso bastone fra le ruote per il forte Movimento isolano in vista del rinnovo delle amministrazioni delle città più importanti (Palermo e Catania comprese) tra il 2017 e il 2018. E chissà che Renzi non ci faccia un pensierino.

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