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Parigi 2015 e cambiamenti climatici: gli Stati Uniti giocano sporco?

Parigi 2015 cop21
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@www.ambafrance-rsa.org

Sedetevi e provate ad immaginare come negli ultimi anni la nebbia sia sempre più rara, fatelo ascoltando Padania degli Afterhours. Da qui comincerà la nostra lunga marcia verso Parigi 2015 che si spera porti ad un nuovo accordo sui cambiamenti climatici. #roadtoparis2015.

Ginevra, il freddo attanaglia i delegati nazionali che partecipano ai negoziati sul cambiamento climatico in corso. Un freddo che sembra travolgere le delegazioni presenti, annoiate e poco propositive sulle trattative in corso, la noia sembra dominare le stanze dei bottoni sul clima. Tutti sanno che le vere trattative cominceranno a Giugno a Bonn e la mancanza di un attore leader in questo momento lascia l’arena diplomatica scarna di avvenimenti fino a fine settimana.

Quando è giovedì sera i delegati concordano un testo che servirà come base per negoziare un nuovo accordo sul cambiamento climatico, che si spera venga adottato alla Conferenza sul cambiamento climatico di Parigi nel dicembre 2015. Il clima, come la terra, si surriscalda. Il documento, che avrebbe dovuto essere una semplice razionalizzazione della ‘Lima Call for Climate Action‘, ha invece aggiunto contenuti salienti, con grande soddisfazione di tutte le parti coinvolte.

Sono estremamente incoraggiata dallo spirito costruttivo e dalla velocità con i quali i negoziatori hanno lavorato durante la settimana scorsa. Abbiamo ottenuto un testo negoziale ufficiale, che contiene le osservazioni e le preoccupazioni di tutti i Paesi. Il brogliaccio di Lima si è trasformato in un testo negoziale e gode della piena condivisione di tutti Paesi.

ha dichiarato la segretaria esecutiva dello United Nations Framework Convention on Climate Change (Unfcccc), Christiana Figueres.

Nelle 86 pagine del documento un posto di rilievo viene occupato dal piano per l’eliminazione totale degli incentivi ai combustibili fossili, approvato da un gran numero di paesi. L’obiettivo andrà di pari passo a una promozione di azioni volte ad incrementare l’utilizzo di energia rinnovabile e, in generale, di pratiche di efficienza energetica.

Altro ‘tassello’ importante quello dell’introduzione di una serie di opzioni per aumentare la resilienza dei paesi in via di sviluppo in modo da contrastare eventi climatici estremi, oltre a pratiche per l’adattamento e l’attenuazione dei cambiamenti climatici, per la salvaguardia dei diritti umani e per gli incentivi all’innovazione tecnologica. Anche se emergono dei segnali positivi, proviamo a vedere lo stato dell’arte.

Parigi 2015 e cambiamenti climatici: gli Stati Uniti adottano la proposta della Banca Mondiale

Le divergenze sono rimaste fondamentale a molti livelli. Gli Stati Uniti hanno proposto di sostituire la differenziazione esistente tra paesi sviluppati e in via di sviluppo. Il Third World Network, un gruppo di osservatori ai colloqui di Ginevra, ha riferito:

Gli Stati Uniti suggeriscono un approccio biforcazione sulla base di nuovi allegati che non distinguono tra paesi sviluppati e in via di sviluppo, ma sulla base di nuove categorie di paesi basati sui criteri della Banca Mondiale.

Il motivo era semplice. La differenziazione esistente tiene conto delle emissioni storiche accumulate e impone ai paesi di condividere l’onere della lotta ai cambiamenti climatici a partire da questa baseline.

I criteri della Banca Mondiale guardano invece solo alle attuali capacità economiche dei paesi per combattere il cambiamento climatico, e non assegnano responsabilità sulla base di quale paese ha inquinato di più. Questo perché i paesi protagonisti della Rivoluzione Industriale (Stati Uniti d’America, UE, Canada e Giappone) si ritroverebbero a dover pagare la maggior parte dei costi di adattamento e resilienza ai cambiamenti climatici.

Durante le discussioni degli ultimi giorni il negoziatore indiano Ravi Prasad ha fatto notare come si stia cercando di far passare un nuovo accordo dalla porta di servizio, andato a modificare le regole del gioco definite fino ad oggi. Immaginate di entrare allo stadio per vedere un goal di Totti e vi ritrovate con un canestro al posto della porta.

La stessa posizione è stata sostenuta dalla Cina e da altri paesi in via di sviluppo. Molti di loro ha sostenuto che questo tentativo americano abbia l’obiettivo di far collassare le trattative in corso. L’Unione Europea ha sostenuto una separazione tra gli impegni del mondo sviluppato in materia di finanza e il trasferimento tecnologico dalle azioni che i paesi in via di sviluppo dovranno adottare in futuro per ridurre le emissioni.

Secondo i paesi europei l’accordo di Parigi dovrebbe concentrarsi sulla mitigazione – o ridurre le emissioni – e altri problemi devono essere dettagliati in formati giuridici meno onerosi chiamato ‘decisioni della Conferenza delle Parti (COP)’. Stesse posizioni per gli Stati Uniti.

A partire da ora questi e molti altri argomenti rimangono incorporati in forma di testo tra parentesi quadre nel documento adottato a Ginevra.

Per dirla in modo diretto si possono utilizzare le parole di un anziano negoziatore dei paesi in via di sviluppo, alla fine dei colloqui di Ginevra:

Abbiamo un menu completo di opzioni a questo punto, il difficile comincia ora. Dobbiamo trovare una dieta che si adatta a tutti gli appetiti e fare abbastanza per portare l’azione per il clima a livello giusto”, . “La questione in realtà è: stiamo riducendo le ambizioni sul futuro accordo per soddisfare le più alte aspettative dei paesi meno ambiziosi ma potenti? O possiamo migliorare la reale azione per il clima reale nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici attraverso l’accordo di Parigi?

Il lavoro formale ed i negoziati sul testo proseguiranno in occasione della Conferenza sui cambiamenti climatici a Bonn, in giugno, con due ulteriori sessioni formali previste per più tardi nel corso dell’anno, anche in ottobre. Inoltre, le riunioni a livello ministeriale nel corso dell’anno includeranno i cambiamenti climatici nei loro ordini del giorno e contribuiranno ad una convergenza sulle scelte politiche fondamentali.

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