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Il flop di No Man’s Sky: un infinito universo di noia

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L’estate è tipicamente una “bassa stagione” per il mondo dei videogiochi, che trova invece le sue massime vette nel periodo autunnale, ma agosto 2016 prometteva di essere ricordato per il lancio mondiale di No Man’s Sky.

Il videogioco, sviluppato e pubblicato dallo studio inglese Hello Games per PlayStation 4 prima e PC poi, era atteso sin dal 2013, anno del suo primo annuncio, ed aveva conquistato l’E3 2014 vincendo il premio come miglior gioco originale e miglior gioco indipendente ed un elogio per l’innovazione. Innovazione che non manca certo in questo titolo, che condivide tratti di azione, avventura, esplorazione, sopravvivenza e fantascienza.

Più che di un gioco vero e proprio si tratta di un’esperienza, di un viaggio.

L’ambientazione è l’universo stesso: non una mappa limitata e parziale, ma una mostruosa vastità comprendente quasi 20 miliardi di miliardi di pianeti generati proceduralmente, ognuno con proprie caratteristiche e con propri abitanti (almeno sulla carta). La trama non esiste, nessuna missione, nessuna storyline, nessun chiaro obiettivo se non quello di viaggiare, esplorare, raccogliere materiali, potenziare la propria astronave e la propria tuta spaziale e poter così viaggiare ancor più liberamente, alla scoperta di pianeti, animali e alieni remoti a cui dare un nome.

Vista così, l’idea sembra pionieristica ed invitante per gli amanti dei film di fantascienza e dei giochi “non commerciali”. Che si tratti di un videogame atipico, fuori dal coro e di nicchia appare infatti indubbio; peccato che il lancio sia stato in grande stile, oserei dire da titolo “tripla A”, il che può aver tratto in inganno molti casual gamers, molti amanti della longevità e del free roaming, che hanno acquistato il gioco spinti dall’idea della sua vastità e senza informarsi troppo sul resto, o senza attendere recensioni e gameplay estesi. Da qui è derivata probabilmente la sorte infelice del titolo.

Se infatti No Man’s Sky è stato il secondo lancio di maggior successo su PS4 nel Regno Unito e nelle prime ore ha conquistato anche gli utenti PC, in pochi giorni sono emersi difetti, lamentele, delusioni che hanno fatto crollare l’utenza, scatenato recensioni al vetriolo e addirittura attivato una serie di richieste di rimborso. È andata peggio a chi lo ha acquistato per computer, perché la prima versione del gioco su Steam (dove No Man’s Sky non raggiunge la sufficienza dei voti) era infarcita di problemi tecnici, tra cui glitch e rallentamenti importanti, che la rendevano ingiocabile.

Ma anche al netto dei difetti tecnici, per i quali sono arrivate ed arriveranno apposite patch, moltissimi acquirenti si sono trovati di fronte ad una verità che poteva essere messa in conto, ma che evidentemente l’hype ed il rilievo pubblicitario dato al gioco hanno tenuto nascosta.

Di fatto, dopo pochissime ore l’esperienza di viaggio, esplorazione e raccolta diventa ripetitiva, quasi fine a se stessa; la varietà dei pianeti è relativa, essendoci a volte appena qualche sfumatura di colore a distinguerne uno dall’altro; le occasioni di scontro con alieni ostili sono poche e mal gestite, così pure come le battaglie spaziali o le minacce rappresentate dai “pirati” pronti a derubarci; l’apprendimento di parole aliene dall’analisi dei manufatti sui pianeti non è vincolante per concludere trattative con gli abitanti; lo stesso obiettivo finale del gioco, che sembra essere il raggiungimento del centro dell’universo, non è definito, chiaro, univoco.

C’è chi ha definito No Man’s Skyun gioco di una solitudine che rasenta la depressione” ed è chiaro come l’utente medio non possa trarre godimento da questa caratteristica.

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No Man’s Sky: una morale

Se si può ricavare un insegnamento da questa vicenda, è che l’innovazione ha precise regole. Hello Games ha proposto con coraggio un gioco diverso, che voleva offrire qualcosa di nuovo ed unico, e, seppur con qualche scivolamento, ci è riuscita; l’errore grave è stato quello di creare un’attesa non commisurata a ciò che il titolo poteva dare e presentarlo come un gioco per tutti. D’altra parte, gli utenti che si lamentano per la ripetitività e la mancanza di obiettivi avrebbero fatto meglio a ponderare l’acquisto e a cercare di comprendere il vero target del gioco.

Ma l’evoluzione, anche in campo videoludico, passa da tentativi, errori, imperfezioni, correzioni: l’augurio è che No Man’s Sky sia comunque un passo in questo percorso.

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