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Movimento dei forconi: cosa ci dicono?

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Ieri sera mi facevo strada nella nebbia e passavo davanti a uno sparuto presidio dei forconi. A dire la verità la parola “forconi” non stava scritta da nessuna parte. C’era la parola “italiani” e c’era uno striscione che invocava (o denunciava?) la “guerra finanziaria”.

A parte la scritta nera nera su sfondo bianco e la retorica imperante degli “italiani”, non mi sembrava che i cinque militanti presenti avessero l’espressione di temibili squadristi. Piuttosto mi sembravano persone arrabbiate, probabilmente un poco spaesate, forse pure un po’ alticce.

Così dopo essermi chiesto chi sono e cosa vogliono, ho provato a farmi un’altra domanda sul Movimento dei forconi: cosa ci dicono?

Sparo subito la risposta: ci dicono che c’è un complesso e variegato malessere, individuale e sociale, in cui in tanti si riconoscono. Certo, questo malessere è cavalcato strumentalmente dai Grillo, Berlusconi e neofascisti di turno. Ma non è creato dal nulla. Ed è un malessere acefalo, misto e aprogettuale.

è acefalo perché non ha leadership definita. Per alcuni giorni la scena è stata di Mariano Ferro, già leader dei forconi siciliani, poi la palla è passata a tale Danilo Calvani, ormai noto per i suoi spostamenti in Jaguar. Ora sbuca (ahi noi) Andrea Zunino, che non esita a dare la colpa agli ebrei (un tipo originale) e ad indicare come esempio la liberticida Ungheria di Orbàn.

Poi ci sono le associazioni degli autotrasportatori seppure, è bene dirlo, con solo una sigla su undici. Come già detto ci sono Forza Nuova, Casa Pound e altri gruppi di estrema destra. Ci sono gli ultras delle curve. Ma anche qualche Centro Sociale e moltissimi che non si riconoscono in nessuna piattaforma politica. Insomma, una gran bagarre che rende difficile anche capire con chi si debba parlare (oltre che di cosa parlare, ma lo vedremo sotto).

è un malessere misto perché attraversa classi, ceti, categorie. In piazza ci vanno coloro che i partiti e i movimenti di sinistra si sono ormai dimenticati di rappresentare: operai, disoccupati, studenti, poveri. Ci sono coloro che sono sempre stati esclusi, in modo spesso sgradevole e settario, dalle lotte sindacali: precari e liberi professionisti. Ci sono quelli più tradizionalmente legati al movimentismo di destra: artigiani, commercianti, autotrasportatori.

è un malessere aprogettuale perché in tutto questo calderone non si vede uno straccio di progetto politico sulla società. A parte fermarla, cosa propone il Movimento dei forconi per l’Italia? Al momento non è dato sapere, e gli slogan sono “tutti a casa”, “abbattiamo il Governo”, “non ce la facciamo più”, “no Equitalia”, “fuori dall’Euro”.

Certo forse è difficile pensare che le persone possano avere progetti per la società se nessuno sembra più avere progetti per loro. Ecco che sensazione mi davano quei cinque militanti sperduti nella nebbia: di abbandono.

Abbandonati dalla politica, dai sindacati, dagli intellettuali si aggrappano alla loro rabbia e a qualche parola d’ordine scandita dall’imbonitore di turno. Ecco, riconoscere e farsi raccontare quell’abbandono mi sembra in questo momento la prima cosa da fare. Prima di giudicare, prima di liquidare.

Foto | Mirko Isaia

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