Site icon Le Nius

Movimento 5 Stelle: vittime di una violenza mediatica senza precedenti

Reading Time: 4 minutes
Dritto al punto: sono allibito dalla violenza mediatica riservata al Movimento 5 Stelle, che considero senza precedenti.

Probabilmente la voglia di leggere quest’articolo si è già dimezzata e i pensieri che frullano in testa del lettore si collocano in uno spettro che va da “ma se i violenti/fascisti sono loro!” a “ecco un altro deficiente grillino saccente e complottista che chioserà il pezzo con quell’odiosissimo Meditate, gente, meditate“. 

Non sono un grillino, non sono iscritto al blog, non ho la tessera del Movimento (ammesso che emettano tessere, non ne ho idea); sono un comune cittadino, mi limito a cercare di osservare quello che succede, e scrivo solo se mi girano fortissimamente, come in questo caso.

I fatti: il 29 gennaio scorso il governo vara un decreto che accorpa taglio dell’odiata Imu e ricapitalizzazione delle quote di Bankitalia, attingendo dalle riserve della stessa. I proprietari, che sono banche private, vedono aumentare le proprie quote da un totale di 156.000€ a 7.500.000.000€, ripeto da 156mila a 7miliardi e mezzo, senza colpo ferire.

In base a complicati meccanismi fiscali, lo Stato incassa 0,9 miliardi dall’operazione, che dovrebbero coprire il taglio dell’Imu. Momento, momento, momento: e i restanti 6 miliardi e mezzo? Regalati. A te va bene? Sei felice? Lo trovi ragionevole Domande retoriche spero, ma non è su questo che è interessante soffermarsi.

La cosa particolarmente spregevole è stato il modo in cui la faccenda è stata trattata dai media. C’era da aspettarsi che si gridasse allo scandalo, giornalisti incazzati, trasmissioni di approfondimento, anche un po’ di dibattito pubblico.

Invece no: chi esponeva il fatto nella sua interezza (pochi) lo faceva con estrema calma, con aplombe, se non con entusiasmo tipo: ci tolgono l’Imu, evviva! Tutta l’attenzione veniva posta, invece, sull’ostruzionismo dei 5 Stelle, che rischiava di far saltare il decreto, questi buffoni nemici della patria, populisti e demagoghi, schiavi di Grillo e Casaleggio.

Ma cosa facevano, intanto, i grillini? Manganellavano? Distribuivano olio di ricino nella mensa parlamentare? Piazzavano bombe? Rapivano? Incendiavano? Bestemmiavano, picchiavano, sputavano? No. Ma diamine, se tutti li additano come fascisti e antidemocratici, devono averne fatta qualcuna! Forse tiravano palline di carta a quelli seduti al primo banco? Nemmeno.

I grillini parlavano a raffica in Parlamento, denunciando ripetutamente lo scandalo appena compiuto, nel tentativo di far trascorrere i 60 giorni entro i quali un decreto deve essere sottoposto a votazione, pena la sua decadenza. Punto. La Presidente Boldrini, per la prima volta nella storia della Repubblica, usa la ghigliottina.

Cos’è? Un meccanismo previsto dal Regolamento del Senato, applicato alla Camera per analogia, che permette al Presidente di interrompere le discussioni e passare direttamente al voto. Ecco che il decreto passa: le banche si aggiudicano il set per 6 e mezzo a 1.

I 5 Stelle si incazzano di brutto, scoppia la bagarre in aula, indossano bavagli, cercano di occupare i banchi. In un clima di tensione crescente, un grillino perde la testa e dice a una collega Pd: “Siete qui solo perché fate p***ini” (si mormora che l’abbia confusa con una di FI), una deputata 5 Stelle si becca uno sganascione da un questore montiano. In aggiunta, i 5 Stelle leggono l’art. 90 della Costituzione ed accusano Napolitano di attentato alla Costituzione. L’apoteosi.

La stampa, come in preda ad un orgasmo emotivo, punta il mitra contro i 5 Stelle sparando a raffica. Sono pericolosi, sono fascisti, è la pagina più buia della Seconda Repubblica, è un reato, assassini, farabutti, schifosi, cornuti, brutti! (No ma i sei miliardi e mezzo? Boh.) Cercando di restare ancorato ai fatti sono riuscito a non farmi trasportare dall’ondata antigrillina che ha travolto tutte le tv e i giornali. E che, sti 5 Stelle non vanno criticati? Certo che vanno criticati, per carità!

Per esempio, i sei capi d’accusa contro Napolitano di certo non sono sufficienti a sostenere l’imputazione di attentato alla Costituzione. La proposta non arriverà neanche all’esame delle Camere. Si tratta quindi di una mossa esclusivamente mediatica, magari azzardata visto l’andamento nei sondaggi.

Sono altre, però, le critiche infondate, pretestuose e a tratti ridicole. Come la presunta offesa al decoro dell’aula, quando in quell’aula ne abbiamo viste di ogni, dalla mortadella, agli striscioni, agli insulti, per non parlare della qualità di certi individui che vi si sono seduti, roba da offendere persino il decoro di un porcile. O come l’accusa di essere ignoranti allo sbaraglio: lo sapete che è il gruppo col più alto livello di istruzione? O per finire l’essere fascisti.

Innanzitutto non hanno mai torto mezzo capello a nessuno e poi sono il partito più democratico che esista, non solo perché fanno scrivere il programma agli elettori, ma li convocano per decidere su un qualsiasi punto estraneo ad esso. Si attengono scrupolosamente ad un regolamento interno, che può piacere o meno ma non ammette deroghe alla Bindi o alla Marin.

Se poi consideriamo che la critica proviene dal Partito Democratico, il cui leader da solo si siede a tavolino con Silvio, scrive una legge elettorale e la impone ai deputati, intimando loro di non azzardarsi a proporre alcun emendamento, non può che spuntare un gran sorriso sulle labbra. O no?

CONDIVIDI
Exit mobile version