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La rivincita delle periferie italiane

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@Gilberto Taccari

Non ci sono solo Milano, Roma, Napoli e Palermo nella geografia dei movimenti socio-culturali che agitano il nostro Paese.

Le periferie italiane sono vive e rappresentano forse i segnali migliori di una vitalità non doma e ancora capace di costruire esperienze dal basso. Più facile che gli abitanti, stabili o in transito, di una grande città intercettino sommovimenti culturali e riescano a trasformarli in azione.

Il centro tende infatti a concentrare quelle risorse politiche, economiche, sociali, culturali e simboliche (governi, parlamenti, assemblee, multinazionali, musei, teatri, università, centri di ricerca, boutique…) che nutrono sia i poteri forti e i fenomeni di massa sia le subculture e i movimenti di protesta.

Le periferie invece sono spesso carenti di quelle risorse ed è più difficile che riescano a produrre movimenti sociali e culturali significativi.

È per questo che vogliamo parlare oggi di due esperienze appena nate ad Ancona e Teramo. Non me ne vogliano gli abitanti di queste due città, l’etichetta “periferia” non nasconde alcuna volontà di sminuirne il valore, tanto più che chi scrive lo fa da un angolo ancora più periferico del loro.

Periferie italiane in fermento: La Casa de’ Nialtri di Ancona

@Radio onda d’urto

Il 22 dicembre scorso una cinquantina di senzatetto, guidati da un gruppo di attivisti sociali e politici, occupano una ex scuola materna in un quartiere multietnico della città.

L’episodio si inserisce a pieno titolo nel panorama dei movimenti per la casa, che stiamo seguendo con attenzione qui su Le Nius, e rappresenta un precedente inedito per la città di Ancona e per le Marche.

Molti ospiti della Casa de’ Nialtri (“Casa nostra” in anconetano) sono stranieri, in particolare africani, ma ci sono anche italiani ed europei dell’est, e con tutti loro è stato avviato un percorso di autogestione dello stabile.

L’obiettivo della Casa de’ Nialtri è partire dall’esperienza dell’occupazione per porre alla città la questione del diritto alla casa e degli edifici sfitti, a partire da quelli pubblici come la ex scuola scelta come luogo dell’occupazione.

Nonostante la tensione con le istituzioni locali sia molto alta l’esperienza sta ricevendo molti appoggi in città, da esponenti politici, parroci e dagli abitanti del quartiere, che non mancano di rifornire gli occupanti di coperte, materassi, vestiti, cibo.

Per questo la Casa de’ Nialtri rilancia con concerti live il 14 febbraio e con una grande manifestazione cittadina prevista per il 22 febbraio.

Periferie italiane in fermento: Il nuovo teatro a Teramo

@emmelle.it

I “lavoratori dello spettacolo” (categoria ormai comunemente chiamata in causa per tutte le occupazioni a sfondo artistico, da Macao al Teatro Valle) hanno occupato il 18 gennaio scorso l’ex Oviesse di Teramo.

Luogo che prima ancora dell’Oviesse ospitava lo storico teatro Mezucelli, barbaramente abbattuto nel 1959 per fare spazio a un obbrobrio architettonico che fino a due mesi ospitava appunto la sede della nota catena di abbigliamento.

L’occupazione, guidata dal direttore d’orchestra Enrico Melozzi, punta il dito contro la mancanza di attenzione alla cultura da parte del Comune e chiede che i locali che ospitavano l’Oviesse siano destinati ad uso artistico, al grido di “la bellezza non può attendere, nuovo teatro di Teramo”.

A proposito di dinamiche centro-periferia l’azione è avvenuta con l’appoggio del Teatro Valle di Roma. La mossa mira a legare la, altrimenti isolata, esperienza teramana a un movimento più ampio sui beni comuni che è molto forte in Italia.

Il Sindaco di Teramo Maurizio Brucchi ha bollato le richieste culturali come un paravento per celare le intenzioni politiche dei leader dell’iniziativa in vista della campagna elettorale prossima a venire.

Nel frattempo, come nella migliore tradizione delle “occupazioni artistiche”, si susseguono eventi culturali gratuiti aperti alla città. E per Teramo non è affatto poco.

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