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Il capitale umano

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@Matteo Tarenghi

Forse il film più ambizioso di Virzì, non il più bello.

Viziato da qualche schematismo in eccesso a livello bio-geografico (la vicenda si svolge in una Brianza su cui aleggia il pesante spettro del politico più nominato degli ultimi vent’anni), l’affresco balzachiano coglie nel segno per il come dice quello che vuole dire.

Il cosa ce lo aspettiamo già: Virzì, livornese della sinistra critica, in acida trasferta lombarda, nel Capitale umano ritrae un mondo che sta implodendo nella voragine che esso stesso si è scavato sotto. Una voragine di soldi senza fine. E di soldi che stanno finendo.

Piace del film il trascolorare dalla commedia di provincia al dramma al noir, anche per celare con una trama d’azione il messaggio fin troppo chiaro, programmatico, costitutivo.

La finezza con cui rappresenta i Veri Ricchi ”che hanno scommesso sulla rovina dell’Italia” i quali, dopo tanto dilaniarsi vorticoso, dopo tanto volgare senso di noblesse, fanno in modo che tutto torni come prima, in quel sorridente, sprezzante immobilismo che celebra coloro che hanno sempre di più in un’Italia che ha sempre di meno.

E piacciono gli umori cupi e grotteschi con cui dipinge l’Aspirante Ricco, personaggio vitale quanto mediocre e laido, cresciuto all’ombra dei Veri Ricchi venerati come dei, capace di tradire fin la famiglia per la sua scalata sociale.

Anche centrata la figura della Ricca (ma) Buona, col suo palpito sincero e naif per il teatro, e la sua incapacità di andare fino in fondo, dove ciò peraltro significa fuggire per rinascere.

Fanno tenerezza poi alcuni tra i Giovani, specie la Ragazza Coraggiosa, in grado di anteporre le ragioni del cuore e della verità al gomitolo di interessi e arrivismi altrui, peccato solo che la figura dello Spacciatore Buono, cui si lega, non faccia che confermare quella sensazione di piegare la realtà alla tesi di partenza, che si respira fin dall’inizio.

Onore a Virzì, al suo coraggio e alla sua lucidità. Forse nel Capitale umano ci ha mostrato troppi nodi, forse ci ha apparecchiato un pasto troppo sostanzioso, ma è l’Italia di oggi: una ricchezza stordente che sta terminando per i troppi ostacoli che si è creata.

Un nido di vipere legato attorno al baule che custodisce un prezioso tesoro.

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