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è tornato il Grande Fratello: sinossi di un esordio sepolto

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Il ritorno, dopo due anni. Il Grande Fratello 13 parte nel ricordo della casa bruciata e ricostruita in tempi record. Alla faccia di chi una casa, per colpa di un terremoto, non ce l’ha ancora. A parte il populismo, sforerei di categoria, l’interesse per il ritorno del padre di tutti i reality si esaurisce in tempo zero: quello della sigla ballata da un’Alessia Marcuzzi che gli anni (di conduzione) li sente, ma cerca di nasconderli.

La creatività si ferma lì, un format è pur sempre un format. La credibilità dura poco di più: basta e avanza l’ingresso di Andrea, scelto dal pubblico, che non poteva immaginare di essere uno dei nuovi concorrenti. Non poteva immaginarselo a tal punto… da aver già girato l’rvm di presentazione. Tanto per dire.

Poi arriva il momento di due milanisti, stando almeno a quanto rivelato da Alessia: Mirco e Jonathan. Il giorno e la notte. Chi ha “le mucche” e chi è “nostalgico di tempi mai vissuti”. Quest’ultimo deve anche aver detto “moscerino” laddove io ho capito Nocerino. Già venduto al West Ham. Non ce la faccio.

Come se non bastasse, ecco i fratelli Papillon, costretti a raggiungere Cinecittà a bordo di un probabile trabiccolo, sotto la pioggia. Immagini evidentemente in diretta: una ripresa perfetta, quasi cinematografica. Molto credibile, come tutto il resto.

Come Manuela Arcuri, opinionista già cult, che di fronte alla concorrente portatrice di handicap non ha trattenuto tutta la sua romanità: “Questa disgrazia che je ‘vvenuta…”. La grande bellezza.

Ma il Grande Fratello ha un’onda comunicativa sempre particolare. E unica nel suo genere: all’inizio sei curioso, dopo un quarto d’ora hai girato canale, poi ci torni, ti stufi ma non giri più. E alla fine ti assuefai. E gli autori il loro obiettivo lo hanno così raggiunto.

I concorrenti 15, divisi tra una casa e una cantina. Impareremo i loro nomi ad aprile, forse. Sempre che il dio Auditel, ad aprile, possa ancora dire la sua.

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