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Diritto di asilo in Italia: i buchi del sistema nostrano

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Il problema è certamente globale, ma è bene ricordare le pecche dell’attuazione di una politica del diritto di asilo in Italia, per evitare di dimenticarsi delle proprie responsabilità prima di invocare quelle altrui.

Diritto di asilo in Italia: costituzione e legge Martelli

Innanzitutto, l’articolo 10, comma 3, della Costituzione, recita: “lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l’esercizio effettivo delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana ha diritto d’asilo nel territorio della repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”.

Eppure l’Italia, proprio l’Italia che invoca oggi il coinvolgimento europeo, è forse l’unico paese dell’Unione Europea nel quale la materia non sia ancora stata disciplinata in modo organico al livello legislativo, lasciando pertanto il dettato costituzionale una dichiarazione non attuata.

L’Italia, inoltre, inizialmente applica la Convenzione di Ginevra del 51 solo ai rifugiati europei. Nel 1990 l’asilo è poi di fatto “rimosso” con l’introduzione della legge Martelli: l’Italia invece si dedica e specializza in prima assistenza e smistamento in altri paesi. Gli eventi dell’Urss e dei paesi del patto di Varsavia portano l’Italia ad interventi singoli di carattere emergenziale, ma le cose non sarebbero andate sempre così.

Italia terra di asilo?

L’Italia infatti capisce che i flussi ora arrivano da tutto il mondo. Contestualmente entra in funzione il processo di integrazione europea che culminerà nei trattati di Dublino. La svolta è rappresentata, nel 2011, dalla cosiddetta emergenza nord Africa.

L’arrivo di decine di migliaia di richiedenti protezione internazionale ha sancito definitivamente la trasformazione dell’Italia in terra d’asilo. Il numero delle domande in forte crescita fa dell’Italia uno dei paesi industrializzati maggiormente esposti ai flussi (dopo Stati Uniti, Germania e Francia). Le domande di asilo politico sono state in quell’anno 37.350; nei vent’anni precedenti erano state 270mila, contro le 560mila della Svezia, le 540mila dell’Olanda, le 475mila della Svizzera, le 420mila del Belgio, le 380mila dell’Austria, tradizionalmente paesi di asilo.

Nonostante la richiesta europea di adeguare il sistema di accoglienza alla domanda, però, l’Italia si è mostrata impreparata ed è quindi in difetto. L’Europa ha ragione quando lo ricorda. Tuttavia ha torto quando riduce il problema degli arrivi sulle coste italiane a una questione burocratica, risolvibile con le regole di Dublino. Il problema è invece di respiro europeo non risolvibile solo nell’ambito delle politiche dell’immigrazione, ma quale nodo fondamentale dell’intera politica estera dell’Unione.

Immagine| cbc.ca

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