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Decadenza Berlusconi: il Senato dice sì

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Per una volta non ce l’ha fatta. Eppure all’inizio la lotta sembrava davvero impari. Da un lato l’amministrazione della giustizia, una macchina lenta e farraginosa, forte coi deboli e debole coi forti; dall’altro l’uomo più ricco e potente del paese che, a seconda delle necessità, può comprare senatori, corrompere giudici e forze dell’ordine, pagare testimoni, scatenare campagne mediatiche contro avversari e nemici, cambiare leggi sgradite, redigerne di nuove più favorevoli, avvalersi di immunità per ostacolare le indagini o invocare impedimenti più o meno legittimi per rallentare i processi.

Forse, una vita all’insegna dell’impunità ha ingenerato la certezza di essere davvero imprendibile. Forse, quando a gennaio è entrata in vigore la cosiddetta legge Severino, Berlusconi e i suoi confidavano nel fatto che il processo sui diritti Mediaset iniziato dieci anni prima, pur essendo arrivato in Cassazione, si sarebbe risolto con la solita prescrizione. Poi, a luglio, un articolo di Ferrarella sulle pagine del Corriere ricalcola i tempi e suggerisce di far presto. La Cassazione fissa l’udienza davanti alla sezione feriale e condanna a 4 anni di reclusione più interdizione dai pubblici uffici che verrà rideterminata, ma intanto si producono gli effetti della legge Severino e parte l’iter per la decadenza. La norma è chiara e imporrebbe tempi celeri prevedendo l’invio immediato delle carte alla Camera di appartenenza.

Berlusconi passa quello che definisce il periodo più brutto della sua vita e la sua cricca prova a straparlare di grazia, di ricorsi alla Corte Costituzionale e a quella Europea, pretende un voto a scrutinio segreto del Senato nella convinzione che, protetto dall’anonimato, qualcuno dell’opposizione che lo ha sempre combattuto a parole reggendogli nei fatti il sacco lo avrebbe salvato. Il quadro politico, però, è in parte cambiato e l’ennesimo imbroglio non è riuscito. Si è arrivati al voto palese di ieri e alla decadenza.

Momento simbolico forse, dall’esito scontato poiché si è trattato di applicare una legge semplice e chiara. Tuttavia nulla è finito. Berlusconi, ancora potente e rilevante politicamente, non è la causa di un male estirpata la quale tutto migliora. È l’epifenomeno di un’Italia priva di anticorpi morali che ha permesso la sua ascesa. Condizionerà e inquinerà ancora il quadro politico di un paese che per più di vent’anni lo ha voluto, votato, meritato.

Immagine| Tempi

 

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