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Crowdmapping: quando la mappa è un’opera collettiva

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@Chris Jones

Eccoci alla terza puntata del nostro viaggio attraverso le mappe dei viaggiatori. In questa puntata parliamo di crowdmapping, ovvero quando sono le persone a creare mappe e cartografie segnalando luoghi ed eventi su una mappa geografica.

Il termine crowdmapping unisce infatti i due termini crowd (folla, moltitudine) e mapping (mappare). Si tratta di una nuova concezione del cartografare che fa appello alla collettività. Nel crowdmapping non c’è un singolo cartografo ma una collettività di residenti e utenti. Questo approccio nasce dall’unione di logiche partecipative bottom-up, nuove tecnologie digitali e dispositivi di geolocalizzazione come gps e tablet.

Il crowdmapping è figlio dei nostri tempi non solo per quel che riguarda l’utilizzo di nuove tecnologie e dispositivi ma anche per il ruolo della collettività nel definire temi e priorità e nel cooperare in maniera autonoma e spontanea. Basti pensare alle numerose piattaforme di crowdfunding dove singoli individui chiedono aiuto alla collettività per finanziare i loro progetti, agli open data (letteralmente “dati aperti”, ovvero banche dati non protette da brevetti e copyright a disposizione della collettività per essere utilizzati e rielaborati), oppure ai software open source frutto del lavoro di una comunità di programmatori indipendenti.

@Internazionale

Il crowdmapping rientra quindi in un’ottica di crowdsourcing, cioè un modello di business nel quale la progettazione, la realizzazione e lo sviluppo di un progetto o idea sono affidati a un insieme indefinito di persone, non organizzate precedentemente. A questo proposito una lettura interessante è il libro di James Surowiecki La saggezza della folla.

Il crowdmapping è un fenomeno in crescita e dalle grandi potenzialità. Rende infatti possibile la segnalazione di luoghi pericolosi o interessanti grazie alla fusione delle segnalazioni dei singoli individui. Le segnalazioni confluiscono in un’unica mappa sempre a disposizione e sempre più dettagliata, consultabile da tutti.

Crowdsourcing e Crowdmapping

Un progetto di crowdsourcing con interessanti applicazioni anche nell’ambito del crowdmapping è la piattaforma Ushahidi. Si tratta di un’azienda no-profit che sviluppa un software open source per la raccolta, visualizzazione e geolocalizzazione interattiva di informazioni.

Le origini di Ushahidi risalgono al 2007 in Kenya quando, durante i disordini e le violenze post elettorali, fu creato un portale web per raccogliere segnalazioni e testimonianze oculari degli avvenimenti. La parola ‘ushahidi’ in swahili significa, infatti, “testimonianza”. Abbiamo a che fare con una forma di activist mapping dove convergono attivismo sociale, citizen journalism e informazioni georeferenziate.

Il team di Ushahidi, all’interno della piattaforma, ha sviluppato anche il settore Crowdmap per la creazione istantanea di mappe dove segnalare avvenimenti ed eventi in tempo reale.

Ushahidi e Crowdmap giocano un ruolo fondamentale in territori e situazioni di crisi e instabilità politica. Numerose sono state le loro applicazioni in contesti quali Gaza, la Repubblica Democratica del Congo o altri paesi africani o mediorientali. Hanno giocato un ruolo chiave anche in concomitanza di eventi quali Occupy Wall Street e l’Occupy Movement. Appare quindi evidente come l’utilizzo di piattaforme di crowdmapping si sia sovrapposto e intrecciato a quello di crisis mapping per mappare e informare in merito a situazioni d’emergenza e instabilità.

Crowdmapping per viaggiare meglio

Tornando al nostro punto di partenza, ovvero le mappe dei viaggiatori, pensiamo a tutto il potenziale di questi processi in merito ai luoghi dei viaggiatori e delle comunità locali che vogliono mappare e promuovere i propri territori. Si tratta, infatti, di strumenti fondamentali per lo sviluppo di forme di turismo comunitario nei contesti più disparati. Un esempio affascinante è il sito Use-it Europe, Tourist Info for Young People, un portale che invita a creare mappe turistiche di città e destinazioni indicando luoghi ed eventi non altrimenti intercettabili attraverso i normali canali. Anche se non si tratta di un’opera collettiva, di certo è un primo passo verso una nuova concezione di mappatura dei luoghi del turismo secondo logiche non convenzionali e bottom-up.

@use-it.travel

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