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Cos’è la discriminazione multipla

discriminazione multipla
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Abbiamo visto come nasce la discriminazione, presentando le marked e unmarked categories, ovvero quelle categorie ideali che dividono il mondo in ciò che è considerato standard e ciò che, di conseguenza, risulta altro rispetto alla norma, e quindi oggetto di discriminazione. Ci siamo lasciati con una domanda: cosa accade quando due o più marked categories si sovrappongono? In questo caso ci troviamo di fronte ad una discriminazione multipla, e una risposta ci arriva dall’intersectionality theory.

Si tratta di una corrente di studi sociologici che indaga proprio i casi di discriminazione multipla, quando cioè determinati individui si trovano a far parte contemporaneamente di due o più marked categories, incarnando così l’intersezione tra diverse categorie mentali soggette a discriminazione. Il risultato di questa condizione è un’interazione di sistemi multipli di emarginazione.

La teoria dell’intersectionality è nata a cavallo tra gli anni sessanta e settanta, in seno al cosiddetto black feminism. Il termine fu utilizzato per la prima volta dalla giurista statunitense Kimberlé Crenshaw, la quale si rese conto, nello studio di alcuni casi giuridici, della discriminazione multipla subita dalle donne nere, su base razziale, sessista e classista.

In quel momento il pensiero femminista comune si limitava generalmente a prendere in esame la condizione delle donne bianche di classe media, mentre alcune sociologhe e filosofe, tra cui Hill Collins, Judith Butler e Leslie McCall, cominciarono a soffermarsi sulla complessità della situazione delle donne nere di ceto sociale basso o medio-basso e su come vari aspetti delle loro vite differissero da quelli delle donne bianche di ceto medio. In questo modo queste esponenti dei gender studies hanno intuito quali potessero essere i meccanismi con cui genere, razza o etnia e classe sociale si combinano per determinare la condizione delle donne nere discriminate.

Il concetto di intersectionality, spiega la studiosa Susanne Knudsen, permette di svelare e analizzare “come le categorie sociali e culturali si intreccino tra loro. Le relazioni tra genere, etnia razziale, disabilità, sessualità, classe e nazionalità sono esaminate su livelli multipli per spiegare le varie disuguaglianze che esistono nella società. Queste ultime non sono indipendenti le une dalle altre, ma sono, al contrario, forme di oppressione correlate che si manifestano in forme multiple di discriminazione”.

Secondo Leslie McCall, una delle fondatrici della intersectionality theory, “si potrebbe addirittura asserire che l’intersectionality sia il più importante contributo teoretico che i women’s studies abbiano apportato fino ad ora” alla sociologia. Prima del suo sviluppo, in effetti, le ricerche indirizzate in maniera specifica a individui o gruppi sociali soggetti a discriminazione multipla erano quasi del tutto inesistenti.

Sebbene l’intersectionality theory sia nata dallo studio della discriminazione multipla subita in particolare dalle donne nere, il concetto è estensibile anche ad altri campi come ad esempio nel caso di discriminazioni subite da un uomo disabile nero, o da un uomo di ceto sociale basso, disoccupato e omosessuale, e così via.

Approfondimenti su intersectionality e discriminazione multipla

Collins Hill, “What’s in a name? Womanism, Black Feminism and Beyond” The Black Scholar, Vol. 26, n. 1, pp. 9-17, 2001
Crenshaw Kimberlé, “Intersectionality: The Double Bind of Race and Gender”, Perspectives, 2004.
Knudsen Susanne, “Intersectionality: A theoretical inspiration in the analysis of minority cultures and identities in textbooks”, Caught in the web or lost in the textbook, Num. 5, pp. 61-76, 2008.
McCall Leslie, “The Complexity of Intersectionality”, Signs: Journal of Women in Culture and Society, Vol. 30, Num. 3, 2005.

Immagine | Carrie Kellenberger

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