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Cosa significa l’Albero della Vita di Expo 2015

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L’Albero della Vita è il simbolo principale di Expo 2015. Il concept è stato ideato da Marco Balich – il direttore creativo di Expo 2015 – e realizzato dal consorzio di imprese locali Orgoglio Brescia, per essere la nuova Tour Eiffel, cioè l’icona simbolo dell’intera esposizione. Capire cosa significa l’Albero della Vita vuol dire quindi capire qualcosa in più dello spirito di Expo 2015, o almeno di come Expo 2015 vorrebbe auto-rappresentarsi. Vediamo dunque in cosa consiste e cosa significa l’Albero della Vita.

Che cos’è l’Albero della Vita

L’Albero della Vita è una specie di torre alta 37 metri, una macchina scenica in legno e acciaio dalle fattezze di albero stilizzato che – a detta di Balich – si ispira a un disegno di Michelangelo pensato per la pavimentazione della Piazza del Campidoglio di Roma, progetto poi realizzato solo nel 1940. L’Albero della Vita è un dispositivo ibrido: tra l’architettura effimera, il design interattivo, la scenografia, la scultura monumentale e l’installazione artistica site specific.

La sua collocazione non è peraltro casuale. La struttura sorge proprio davanti al Padiglione Italia, nel centro del Lake Arena, un bacino d’acqua circondato da gradinate in grado di ospitare circa tremila spettatori seduti, e da una piazza di circa 28 mila metri quadrati, capace di accogliere 20 mila persone e circa 100 alberi disposti su tre file concentriche. Sul fondo del bacino un manto di ciottoli scuri crea un suggestivo effetto specchio.

Grazie all’ubicazione strategica e all’altezza, l’Albero della Vita svetta volutamente sull’intero parco tematico dell’Expo. Concettualmente, l’Albero vorrebbe essere il centro da cui si irradia una bio-rete sotterranea formata dalle radici dei vari padiglioni, che non a caso hanno spesso al loro centro un exhibit a forma di albero che richiama quello centrale. Questa connessione sotterranea creerebbe una sorta di energia vitale diffusa: una sinergia tra gli stati partecipanti.

L’Albero della Vita è stato concepito per illuminarsi con variopinte luci cangianti e offrire uno spettacolo che attira centinaia di visitatori, che include musiche e effetti luminosi creati da fontane e giochi d’acqua. Una sorta di occhio centrale si staglia nel buio sulla sua sommità. Simbolicamente, l’Albero prende vita ogni giorno attraverso un rituale di rigenerazione e si impone come la linfa di tutta la manifestazione. La sua forza vitale vorrebbe essere quello slancio ideale che dà dei frutti, nella misura in cui riesce a creare sinergie tra i vari stati intorno a uno scopo comune: “nutrire il pianeta”, come recita il tema di Expo 2015.

Cosa significa l’Albero della Vita

Al di là della lettura circoscritta che ne dà Expo stessa, proviamo a dare alcune interpretazioni di cosa significa l’Albero della Vita.

L’albero è un simbolo semplice, biblico (ma anche comune a molte culture), classicamente associato all’organizzazione della conoscenza (si pensi agli schemi strutturati ad albero), che non può non piacere: chi non ama gli alberi? Si tratta di un simbolo connotato positivamente, una fondamentale fonte di ossigeno e dunque di vita. È la casa degli uccelli ed è generatore di foglie, fiori e frutti. Associamo dunque agli alberi qualcosa di vitale, sicuro e protettivo.

Il riferimento alla vita è d’altra parte esplicito nel caso di Expo 2015, e la sua collocazione in acqua è un rafforzativo del concetto. Ancora, è un’opera che si anima continuamente, grazie allo spettacolo di luci, suoni e colori che si ripete ogni giorno. Un’idea quindi non semplicemente di vitalità, ma di continua rigenerazione.

L’albero è un simbolo semplice, dicevamo. Ecco, forse anche troppo semplice. Un simbolo per funzionare deve essere sì immediatamente riconoscibile da chiunque, ma dovrebbe anche riuscire a racchiudere, e svelare progressivamente, più livelli di significato per essere denso e pregnante, per sprigionare un potere evocativo in grado di stimolare in modo efficace l’immaginazione.

L’Albero della Vita punta tutto sulla riconoscibilità immediata, sulla spettacolarità, sulla sollecitazione epidermica dei sensi, a discapito della profondità, della densità, della creazione di significati in grado di stimolare il livello cognitivo. Il potere allusivo dell’albero è una sorta di generica ritualità tribale un po’ spicciola, che sa di fantascienza global e che ricorda l’albero del film Avatar.

Albero simbolo positivo, abbiamo detto. Sì, vero, ma non solo. Uscendo da una visione strettamente “naturalistica”, l’albero è anche portatore di ambiguità, essendo associato in alcune letture filosofiche recenti (ad esempio in Gilles Deleuze) ad un tipo di struttura gerarchica tradizionale da contrapporre all’orizzontalità delle piante rizomatiche.

A ben vedere poi anche il tradizionalissimo albero biblico della conoscenza è un simbolo ambivalente: in esso si annida il serpente. Ambiguità che, per ironia della sorte, ritorna suo malgrado anche nella storia di questo simbolo di Expo 2015, dato che il suo ideatore è stato accusato dall’architetto Wilkinson di aver preso, per così dire, un grosso spunto dai supertrees da lui realizzati nel 2006 a Singapore.

In conclusione, il simbolo – come del resto Expo 2015 – è pervaso da una malcelata ma significativa contraddizione di fondo. Secondo la lettura ufficiale di Expo l’Albero della Vita vorrebbe essere una forza vitale naturale, un’energia che ha il potere di nutrire il corpo e lo spirito con ipotetici frutti, corrispondenti ai diversi modi per risolvere il problema universale di nutrire il pianeta. Ma l’albero, per come si presenta, sembra richiamare più un cuore pulsante al ritmo di danza che un grande cervello in grado di elaborare soluzioni: mira a una comunicazione emotiva con lo spettatore al punto da illuderlo che tutto verrà risolto con spettacolari giochi di prestigio.

Immagini | Chiara Vitali

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